Monti nel vicolo cieco: primo non arriva. E, se non parte, nessuno lo ripesca

di Lucio Fero
Pubblicato il 18 Dicembre 2012 - 15:11 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti

ROMA- Mario Monti si è cacciato in un vicolo cieco: se prende il via alla corsa per elezioni primo al traguardo non arriva di sicuro e quindi a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio non va. E, se invece non partecipa, per lui non ci sarà “ripescaggio” possibile, né al Quirinale e neanche come ministro dell’economia.

Primo nella corsa elettorale Monti non arriva di sicuro. Se fa quella stranissima cosa di “benedire” con l’aspersione del suo nome le liste di casini, quelle di Montezemolo o qualcuna altra lista di “centro”, porta questo 10/11 per cento che già c’è al 12/13 per cento. Non proprio un grande affare e marchio, “brand” Monti prezzato bassissimo sul mercato del consenso. Se invece fa o capeggia una sua lista e fa convergere su questa, intreccia con questa quella di casini, di Montezemolo e di chi  altro sia, allora la somma può fare 18 per cento, forse anche venti, forse anche 15, certo più di 13 per cento quel che vale la sola “benedizione”. Ma con il 18 e anche il 20 per cento alle elezioni si arriva ben che va secondi. E Napolitano ha detto che più chiaro non si può che l’incarico di formare il nuovo governo sarà dato a chi arriva primo. Dunque non a Monti, neanche a un Monti capolista che avesse successo, il quasi insperabile successo del 20 per cento.

Monti che con una sua lista arriva secondo nella gara elettorale o liste che tifano per Monti che arrivano quarte, in entrambi i casi Monti potrebbe fare il ministro dell’Economia nel governo di chi è arrivato primo, presumibilmente Bersani. Ma questa sarebbe una punizione tremenda, un compito rispetto al quale il masso che Sisifo sempre riportava sulla montagna e sempre ricadeva giù avrebbe il peso di una piuma. Il ministro dell’Economia in un  governo dalla maggioranza incerta al Senato e soprattutto il ministro dell’Economia in un governo con Vendola? Per Monti l’inferno in terra. Allora il Quirinale, l’incarico di presidente della Repubblica? E perché mai un Parlamento a maggioranza Bersani/Vendola e con circa cento “grillini” in pancia e qualche decina di leghisti e qualche forse pattuglia di “arancioni” alla Ingroia dovrebbe eleggere capo dello Stato un Monti che alle elezioni si è presentato e che è arrivato secondo oppure che alle elezioni si è segnalato arrivando quarto?

E’ vicolo cieco perché se si presenta non trova la porta d’uscita, non quella che voleva. E se non si presenta, se resta fermo all’angolo, da lì non lo tira fuori più nessuno. Fino a qualche settimana fa si poteva parlare di un Monti tecnico bis. Parlare, solo parlare perché è ipotesi nei fatti mai esistita: i partiti politici per riconsegnare il governo ai tecnici dovrebbero trovarsi in una situazione in cui l’Italia sia già e non semplicemente rischi la bancarotta. Insomma i partiti politici non lo faranno mai, chiunque tra loro vinca o perda. E Monti tecnico a capo di una grande coalizione che va da Vendola a Berlusconi passando per Casini e Bersani è incubo improbabile da cena molto, troppo pesante. Comunque sull’ipotesi, già sepolta di terra da Bersani, ci ha messo la pietra sopra Napolitano.

Quindi Monti, anche se sta fermo, non verrà richiamato come tecnico, molto difficilmente verrà votato come capo dello Stato, qualora gli si offrisse di fare il Ciampi là dove Bersani fa Prodi e Vendola fa Bertinotti sarebbe per lui calvario, fiele e corona di spine.

E’ vicolo cieco in cui un po’ si è cacciato e un po’ ci è scivolato dentro e un po’ ci è stato spinto. Perché la politica è cosa difficile e da professionisti. E Monti questa professionalità, o almeno altissimi livelli di questa professionalità ha mostrato di non averli. Se voleva, ha perso il momento e non ha trovato il modo. Se voleva tutt’altro da quel che ha fatto doveva fare. Se voleva, quando Pd e Pdl gli hanno smontato e riscritto la legge di stabilità, quando gli hanno cancellato il taglio delle aliquote Irpef per non tagliare la spesa pubblica, Monti poteva  dire due parole al paese. Dire: non mi fanno tagliare la spesa pubblica, quindi non mi fanno abbassare le tasse. Dire: non mi fanno tagliare i costi della politica. Dire questo anzichè “aggiustare” decreti e disegni di legge. Dire: questi vi riportano là dove ci siamo incontrati, alla quasi bancarotta. Dire: questi sprecano i vostri sacrifici e vi fanno pagare l’Imu inutilmente. Poteva, se voleva, smettere di fare il professore e fare il politico. E’ rimasto a metà ed è finito in un vicolo cieco.