“Mussolini, per tanti altri versi invece…” Berlusconi democratico riluttante

di Lucio Fero
Pubblicato il 28 Gennaio 2013 - 13:09| Aggiornato il 7 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Attenzione alle parole, e ai pensieri che le generano. Esattamente, letteralmente Silvio Berlusconi ha detto che le leggi razziali no, ma che “Per tanti altri versi invece fece bene”. Tanti altri versi, tanti. Non ha detto: Mussolini fece anche qualcosa di buono. Non ha detto: fece una o due cose buone. No, ha detto proprio “per tanti altri versi invece fece bene”. Tanti, più d’uno, di due, di tre. Tanti è un sacco di roba. Quali “versi” visto che sono “tanti”?

Questo Berlusconi non lo ha detto ma si può provare a ragionare con lui di Mussolini che “per tanti versi fece bene”. La guerra di Etiopia, l’Impero con le missioni coloniali in Africa? No, questo non è nelle corde di Berlusconi che è un pacifista puro, non voleva neanche dare fastidio a Gheddafi…La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola contro i rossi? Neanche, Berlusconi i rossi non li può vedere ma non è nella sua natura rischiare la pelle di figli di mamma e i soldi di una spedizione.

L’autarchia economica e l’ostilità verso la “Perfida Albione” e il mondo anglosassone? Fuochino, un pochino ci siamo: queste son cose che Berlusconi accarezza con la mente come si fa con il cuscino quando si va a dormire e lo si sprimaccia dolcemente con le mani. La risoluzione drastica del problema di un Parlamento rompiscatole e ostacolo alla governabilità? Ecco, anche qui, anche questo potrebbe essere nella testa di Berlusconi un “verso buono” di Mussolini.

E anche quell’altra storia lì di aver promesso ai “cafoni” d’Italia terra e prosperità, onore e agiatezza e di averli lasciati se possibile più poveri di prima, anche questo è un verso affine tra i due. Ma il vero punto d’unione tra Berlusconi e Mussolini è il teatro. Quando oggi rivediamo i filmati dove Mussolini gonfia e protende il muso, oscilla sul robusto bacino, in testa copricapi con pendagli da operetta, quando lo vediamo cavalcare, arrancare con il suo abbondante girovita sul cavallo bianco e innalzare la spada non si sa se delle legioni o dell’Islam, quando recita dal balcone…A tanti decenni di distanza ci si chiede come sia mai stato possibile che i contemporanei di Mussolini non abbiano colto quanto di ridicolo e di cartapesta ci fosse in quel teatro in fondo di provincia e da tre soldi.

Quando tra qualche tempo qualcuno rivedrà il volto perennemente truccato, il parrucchino biologico, i tacchi rinforzati, quando qualcuno riascolterà le “barzellette” sugli odori della mela o sulla segretaria che ricorda al gran capo che “l’hanno appena fatto”, quando qualcuno rileggerà i passi autobiografici in cui Silvio fa rialzare un bimbo dalla sedia a rotelle…Allora si domanderanno come abbiano fatto i contemporanei di Berlusconi.

Berlusconi fascista? Fascista consapevole o opportunista a caccia anche dei voti neofascisti? La stessa domanda e le ipotesi di risposta trascendono la semplicità del vero Berlusconi. Lui non è fascista, se non come lo furono all’epoca di Mussolini tutti quelli che considerarono il fascismo una botta di fortuna per spezzare le gambe e le reni non alla Grecia ma ai rossi di casa. Non è fascista Berlusconi, in fondo è una cosa troppo complessa per lui sia il fascismo che l’antifascismo. E troppo complesse per lui sono ogni altra definizione ed elaborazione politiche del secolo passato e di quello in corso. Di Mussolini a Berlusconi piacerebbero il cavallo bianco, la spada, le braccia che trebbiano, gli stivali e, perché no, anche la divisa e il fez.

Insomma gli piacciono gli attrezzi di scena, il “teatro Mussolini”. Del resto Berlusconi non sa e non è in grado di sapere. Non è Berlusconi un fascista, è, diciamo così, da sempre un democratico riluttante.