Napolitano, non c’è trippa per saggi

di Lucio Fero
Pubblicato il 2 Aprile 2013 - 16:26| Aggiornato il 5 Dicembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Rammaricarsi, spiegare, sopire, convincere, rincorrere e perfino ansimare: di comunicato in comunicato dal Quirinale è da due giorni che  Napolitano non fa altro. Il Capo dello Stato si rammarica del fatto che partiti e giornali continuino il gioco del chi ha il bastone più grosso e chi ce l’ha più lungo e altro non pensino debba e possa essere la politica. Spiega che i “gruppi di lavoro” da lui insediati, sì insomma i dieci, non fanno e neanche suggeriscono governi, durano al massimo dieci giorni e poi scadono come il latte in frigo. Sopisce o cerca di farlo i bollenti spiriti elettorali di Berlusconi e i non sopiti ardori governativi di Bersani.

A sopire il quotidiano bombardamento di provocazione-presunzione politica da parte di Grillo, no, quello no, Napolitano non ci prova più. Prova a convincere che altro e meglio non poteva e non può fare se Berlusconi blocca e non vota i governi dove dentro non c’è il Pdl, anche e soprattutto quelli tecnici, quelli “del presidente” e quelli “istituzionali”, insomma tutti. A meno che non gli si dia la Presidenza della Repubblica lui, Berlusconi, governi non ne fa fare. Se Bersani e il Pd con Berlusconi non vogliono prendere neanche un caffè seduti allo stesso tavolo, ma neanche nella stessa anticamera di governo. Se Grillo e Casaleggio sono perché in Italia ci sia il meno di governo possibile, se M5S avendo come scopo la demolizione di un castello fa festa solo se il torrione è incustodito, lui, Napolitano che ci può fare? Può sciogliere le Camere restie a formare un governo? No, non lo può fare. Può dimettersi perché lo faccia o lo minacci un altro presidente lo scioglimento alle Camere? Se lo fa, forte è il rischio che venga giù tutto il “teatro”, politico ed economico.

Quindi Napolitano ha preso tempo, ha trovato un modo per prendere e perdere tempo. Un modo che è al tempo stesso elegante e ipocrita: la storia dei dieci e dei gruppi di lavoro. Ma è una storia che è già finita, praticamente prima di cominciare. Quindi prenda atto Napolitano e prendiamone atto tutti e se ne facciano una ragione i cittadini e il Presidente: in questo paese, ammesso che ci siano saggi, di sicuro non c’è trippa per saggi. Scrivevamo sabato: se la prima volta è stata inutile e alla fine anche dannosa, la seconda volta potrebbe…non nascere. E infatti la seconda volta l’idea, lo schema secondo il quale se le forze politiche non ce la fanno o non vogliono farcela allora occorre qualcuno che faccia per loro e al posto loro, è nata, rinata sì in versione mignon. Ma è nata morta.

I “gruppi di lavoro” di Napolitano, l’uno per l’immediato da fare in economia, l’altro per l’indifferibile da fare sulle e alle istituzioni, non erano governi in miniatura. Però erano figli minori della stessa idea che portò al governo Monti: non solo la casa brucia e ci vuole un pompiere, ci vuole anche un pompiere professionista che vada al posto degli inquilini che loro si brucerebbero le mani. E ci vuole un pompiere che vada avendo in mano una mappa di come è fatto il condominio? Tutti d’accordo che l’incendio si spegne cominciando dal tetto? O dalla cantina? I “gruppi di lavoro” dovevano impedire, sgombrare il campo da domande come queste. E soprattutto dovevano anche, almeno un po’ “fare ammuina”, come negli ordini della real marina borbonica. Ci sta giù si sposta su, chi sta a destra va a sinistra, chi non ha nulla da fare si sposta di qua e di là…così la real marina borbonica simulava attività e concentrazione. Ecco, si trattava di fare un po’ di “ammuina” fino a che Berlusconi, Bersani, Grillo e Monti per quel che conta si mettessero se non d’accordo, almeno la smettessero di infilarsi le dita negli occhi mentre si elegge il nuovo capo dello Stato.

Non è durato neanche 24 ore, non c’è trippa per saggi. Berlusconi ha troppa paura che lo taglino fuori dagli accordi per il Quirinale e che quindi dopo lo facciano fuori per via giudiziaria con l’assenso del Quirinale. Al Pdl e chez Berlusconi hanno tanta paura da credere anche al fantasma di Ilda Boccassini, il pubblico ministero dl processo Ruby, promossa prima donna presidente al Quirinale. Ma il terrore berlusconiano viaggia anche sul nome Prodi. Per non parlare degli effetti che fa a Berlusconi l’ipotesi di un presidente della Repubblica nenche Pd ma un po’ Pd, un po’ M5S, un po’ Giustizia e Libertà, insomma uno come Stefano Rodotà o Gustavo Zagrebelsky. Berlusconi ha paura e quindi carica, vuole combattere, conquistare, sfasciare, votare, qualunque cosa meno aspettare e riflettere. Qui al Pdl, non c’è trippa per saggi.

E non ce n’è al Pd che pure all’idea di un “governo del presidente” si era quasi piegato dopo il fallimento della missione Bersani. Ma al Pd si sono talmente convinti di aver vinto che ancora adesso credono di aver vinto le elezioni. E quindi o “il governo di cambiamento o…”. O tanto bene non si sa, ma si sa che Bersani, dopo essersi fatto insolentire in pubblico streaming da Roberta Lombardi, dopo aver intrattenuto umilmente epistolario con il sommo Celentano, non trova e non troverà limiti nel tentare di compiacere Grillo, nell’invitare a nozze, a cena e ovunque quel M5S che è il carnefice, il boia o il giustiziere scegliete voi del Pd e della sinistra italiana che lo accarezza mentre lui affila la ghigliottina. E’ freschissimo l’ultimo “appello” di Bersani perché M5S “guardi meglio” le sue proposte.  Quindi il Pd dieci giorni se li prende pure di pausa, mentre si giocava tanto bene non gli andava, ma quando si riprende a giocare è già sicuro di tornare a giocare come prima: mai nulla con Berlusconi, figurarsi un presidente della Repubblica, tutto con Grillo ma Grillo con il Pd non fa nulla e quindi…Quindi niente. Anche qui, al Pd, non c’è trippa per saggi.

Trippa per saggi a casa Grillo? Lui, Grillo, i cosiddetti saggi li battezza “badanti della democrazia”. La miglior replica e insieme fotografia della situazione è venuta da Valerio Onida: “Più che di badanti questo Parlamento avrebbe bisogno di baby-sitter”. Il Parlamento, mica solo il Parlamento. Non c’è trippa per saggia  casa Grillo e in M5S. Troppo presto, troppo fuori natura e missione. Nel migliore dei casi appunto un ceto politico nuovissimo, neonato che necessiterebbe di baby sitter e che invece scimmiotta gli adulti dal passeggino appena trovato.

Non c’è trippa per saggi in Parlamento e neanche in giro per il paese. C’è da augurarsi che abbia al fondo ragione quel quotidiano americano che ha riportato l’opinione, l’analisi per cui in “Italia è un macello, ma in fondo il solito macello”. Speriamo sia il “solito macello” e nulla più, al massimo con l’aggiunta di un altro volenteroso aspirante macellaio teorico del nuovissimo metodo del taglia e affetta. Speriamo…Sperando sperando, ci teniamo per qualche altra settimana, niente meno che come garanzia ai mercati, un governo Monti che pochi giorni fa dichiarava in Parlamento: “Non vediamo l’ora di essere liberati da questo tormento di essere in carica”. Ci avviamo alla rissa tra partiti per eleggere il Presidente della Repubblica e sfogliamo il calendario per vedere se si può ancora rivotare tra fine giugno e inizio luglio oppure a fine settembre inizio ottobre. No, non c’è trippa per saggi e l’Italia non è un paese per saggi.