Nessuno paga, qualcuno muore, qualcosa fabbrica i “bonzi delle tasse”

di Lucio Fero
Pubblicato il 29 Marzo 2012 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nessuno paga, qualcuno muore e qualcosa fabbrica i “bonzi” delle tasse e della crisi.

Nessuno paga : “Da quando è iniziata questa crisi mondiale il papà non è stato più lo stesso. Il modo di lavorare è cambiato, ci siamo trovati di fronte, sempre più spesso, a persone che, dopo aver commissionato i lavori, non hanno più provveduto a pagare i conti, chi per un motivo, chi per un altro. La moda degli ultimi tempi è quella di contestare qualsiasi cosa per avere la scusa di non pagare più gli stati di avanzamenti dei lavori…ti trovi davanti a certa gente che si fa gli auto sconti anche di sessantamila euro al colpo e se accetti bene, altrimenti non vedi nulla…”. Sono brani di una lettera di Laura Tamiozzo indirizzata a Flavia Schiavon. Il padre di Laura Tamiozzo nella notte di San Silvestro si è impiccato nel capannone della sua azienda edile a Montecchio Maggiore vicino Vicenza. Il padre di Flavia Schiavon , titolare dell’impresa Eurostrade 90, è morto suicida il 12 dicembre perché non riusciva a riscuotere i crediti.  Nel solo Veneto, il conto lo ha fatto La Stampa, sono 31 gli imprenditori suicidi. Sono morti suicidi perché nessuno pagava.

Non solo non paga lo Stato, le Pubbliche Amministrazioni hanno da 60 a cento miliardi, una cifra imprecisata ma comunque enorme, di debiti non onorati verso le aziende. Non pagano anche i privati, non paga la “gente” e non solo lo Stato. E non è detto che la “gente” abbia alibi migliori e responsabilità minori dello Stato nel non pagare, non pagare mai come si legge nella lettera di Laura Tamiozzo. Nel 2011 i pagamenti tra privati e privati hanno visto un incremento medio del ritardo nei pagamenti di 48 giorni, 48 più dei sessanta “normali”.

Qualcuno muore, suicida. Tanti, troppi. In fin di vita Giuseppe C. che si è dato fuoco a Bologna. Si è dato fuoco a Verona anche un operaio edile che da mesi non riceveva più lo stipendio. Qualcuno muore, imprenditore e lavoratori, per disperazione. Cronache oscene di un mondo osceno. Ma tutt’altro che limpido è il coro che si leva a commento. Torbido, ipocrita e bugiardo e il “qualcosa” che accende la fabbrica dei “bonzi” delle tasse e della crisi. A fronte di vite stroncate da chi non paga il dovuto agli imprenditori e ai lavoratori c’è il dato mostruoso di 13,5 miliardi di tasse evase, solo l’evasione accertata, da piccole imprese e lavoratori autonomi. Non i grandi evasori ma i piccoli. I “grandi” nello stesso periodo si sono portati all’estero 7,8 miliardi di “illeciti fiscali”, solo quelli accertati. E nello stesso 2011 l’economia sommersa, cioè illegale e che evade le tasse, è passata da un “fatturato” di 429 miliardi a 440. Nonostante il recupero di circa 13 miliardi di evasione fiscale, l’economia “nera” non ha rallentato la sua espansione. Sono dati ufficiali forniti da Attilio Befera responsabile dell’Agenzia delle Entrate e stime dell’Eurispes. Non sono solo le tasse che “strozzano”, ad uccidere è la mano forte di chi non paga, spesso e volentieri non paga neanche le tasse.

E torbide sono le lacrime, non delle vittime, dei suicidi e dei loro parenti. Ma di chi dietro queste vite stroncate e perdute si intruppa e si maschera. Giuseppe C non era, prima di darsi fuoco, solo e soltanto un “tartassato”. Aveva emesso fatture false. Merita pietà e solidarietà, ma non che gli si faccia un monumento. E irresponsabili, criminalmente irresponsabili, sono gli ormai troppi che giocano a letteralmente bruciare le vite e i corpi altrui. Vista in un telegiornale la sequenza di una protesta con incatenamento e accendino che accende gli abiti impregnati di benzina o simile: pronti l’estintore e le telecamere. Un paese, un pezzo di paese che vive non in povertà ma in agiatezza da 440 miliardi di “sommerso”, dove i “piccoli” evadono per 13,5 miliardi in un anno, solo quelli scoperti, ed esporta illegalmente all’estero 7,8 miliardi, solo quelli accertati, di tasse non pagate prova a nascondersi dietro la cortina fumogena, il fumo e le fiamme di questi pubblici roghi. Che i “bonzi delle tasse e della crisi” siano usati e gridati, sbandierati e invocati, pianti e talvolta perfino inventati dal popolo degli evasori è una cosa che fa pena, rabbia e anche schifo.