Palazzo Grazioli: bus spostato, protesta sbagliata

Pubblicato il 29 Dicembre 2009 - 16:22| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

L'ingresso di Palazzo Grazioli

C’era a Roma una fermata degli autobus, dieci metri davanti a Palazzo Grazioli, il palazzo dove il presidente del Consiglio lavora e spesso risiede. Ora la fermata degli autobus non c’è più, spostata su indicazione della Prefettura. Spostata per ovvie ragioni di sicurezza. Spostata, non cancellata. Spostata cento metri più avanti a Piazza Argentina o cinquanta metri più indietro, a via del Corso o a Piazza Venezia. Non una deportazione, un mini trasloco di nessun danno o fastidio.

Eppure due o tre negozianti si trovano che lamentano possibile danno di affari: “Chi aspettava l’autobus davanti alle mie vetrine talvolta entrava a comprare…”. Improbabile che qualcuno inganni l’attesa del mezzo pubblico con lo shopping. Ma, anche se fosse? E poi c’è il lamento popolar-tradizionalista: “La fermata è sempre stata lì…”. E allora? Anni prima era da un’altra parte. Le fermate degli autobus sono inamovibili e tutelate come i monumenti storici? E c’è il lamento “democratico”: “Si sposta per la sicurezza di una persona e alla nostra sicurezza chi ci pensa…?”. Quella “una persona” è il capo del governo e come è minacciata la sicurezza del “cittadino comune”? Da quei due passi in più o in meno per prendere l’autobus? Un piccolo episodio di diffusa maleducazione civile che fa dire che stavolta ha ragione Berlusconi o almeno ha avuto ragione chi si preoccupa della sicurezza di Berlusconi.