Pensioni, assalto ai forni Fornero. Nostalgia canaglia di quella di anzianità

di Lucio Fero
Pubblicato il 5 Agosto 2014 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, assalto ai forni Fornero. Nostalgia canaglia di quella di anzianità

Elsa Fornero contestata durante un convegno

ROMA – Carta canta: in Italia in pensione si va a 66 anni. La carta è quella della legge Fornero e, in modalità divulgativa, quella del Corriere della Sera alle pagine 2 e 3 di martedì 5 agosto. Nella “Mappa della previdenza” si legge che dipendenti pubblici e privati, se maschi, vanno per legge in pensione a 66 anni e tre mesi. Così come i lavoratori autonomi e i medici di famiglia. Insomma quasi tutti a 66 anni e passa. Con le eccezioni motivate da privilegio o opportunità dei giornalisti (65 anni), Generali (63 anni e tre mesi), Carabinieri (60 anni e tre mesi), attori (64 anni), ballerini (46 anni), sportivi (53 anni). Se donne, in Italia si va in pensione prima degli uomini (63 anni e nove mesi per le dipendenti private, 64 per le lavoratrici autonome, 61 per le giornaliste, 60 per le attrici, 49 per le sportive…). Sono queste le pensioni di vecchiaia in Italia, quelle cui si accede per requisito anagrafico, insomma quelle che incassi quando hai una certa età e non prima.

Prima della Fornero di pensioni c’erano anche quelle di anzianità, anzianità lavorativa. Mettevi insieme un numero di anni di contributi previdenziali e potevi andare in pensione anche se non avevi l’età anagrafica richiesta. Finiva che con 35 anni di contributi, versati o figurativi che fossero, con 35 anni di contributi che non sempre corrispondevano a 35 anni effettivi di lavoro, si andava in pensione mediamente a 58 anni. Prima della Fornero, prima dell’obbligo a 66 anni.  Cosa è rimasto dopo la Fornero delle pensioni di anzianità? Poca cosa, se non fosse per la vistosa eccezione dei magistrati, primari e docenti universitari e generali che si sono tenuti i 35 anni di contributi come chiave alla pensione intorno ai 60 e non 66 anni, se in pensione vogliono andarci.

Tutte le altre categorie più o meno devono avere 42 anni e mezzo di contributi se maschi e 41 anni e mezzo di contributi se donne per accedere alla pensione. Di fatto e di legge la pensione di anzianità in Italia sarebbe dalla Fornero in poi abolita o quasi. Ma in giro c’è enorme nostalgia canaglia della pensione di anzianità. Quel ciglio umido di quasi tutta la stampa e di tutta la politica per i poveri e delusi prof che volevano andare in pensione a “quota 96”, la somma tra anni di contributi e di età. Poveri prof sedotti a abbandonati dal governo crudele. Quota 96 meno 42 però fa…54! Quindi se i quattromila prof fossero stati esauditi, per loro eccezione, e che eccezione, sui 42 anni di contributi. A meno di non mandarli in pensione a 54 anni… E dopo i primi 4.000 erano già pronti altri 5.000 e poi altri nel comparto del pubblico impiego e poi perché no nel privato?

L’instancabile demolitore di riforme previdenziali, il Pd Cesare Damiano è da anni che lavora a infilare eccezioni nel muro dei 66 anni. Sa che di eccezione in eccezione il muro si sgretola o meglio: resta lì ma ci passano tutti in mezzo e attorno. E’ questo l’obiettivo e il sogno della coppia Damiano-Camusso: un grande ponte Cassa Integrazione su cui la Penisola tutta scivola verso la grande pianura della pensione. La parolina magica è flessibilità della previdenza. Sarebbe: se vai in pensione prima dei 66 anni di pensionr prendi meno. Sarebbe… tanto per cominciare avevano cancellato le penalizzazioni alle pensioni anticipate nel Pubblico Impiego. Poi il governo crudele…

La verità vera e pure crudele davvero è che il paese, la gente, perfino la pubblica opinione non sopportano la fine della pensione di anzianità, di questa sono orfani inconsolabili. E provano a resuscitarla, riafferrarla: gli statali, i prof, i giornalisti, i dipendenti delle partecipate pubbliche…E’ un assalto ai forni, assalto al forno Fornero. Assalto ai forni erano quelle rivolte rabbiose e incoscienti, tanto popolari quanto suicide con le quali si andava a saccheggiare e talvolta a distruggere il forno quando si aveva bisogno estremo di pane. Si afferrava una pagnotta, due, qualcuno addirittura una cesta intera di pane. Si mangiava un giorno, una settimana…Ma poi il forno saccheggiato e distrutto non riapriva e si tornava a comprare il pane a un costo maggiore di quanto costasse prima dell’assalto al forno.

Eccola la politica sulle pensioni: il Pd dei Damiano e Boccia, la Forza Italia di Brunetta, Ncd, M5S, la Lega di Salvini…tutti a gridare “Al forno, al forno!” Eccoli i sindacati presidiare l’assalto. Ecco il racconto dei poveri cristi scippati della pensione di anzianità che una volta, ah una volta! Nostalgia canaglia delle pensioni di anzianità. Canaglia, perché nel 2011 il resto del mondo per continuare a farci credito economico e politico ci chiese: liberalizzazioni dei servizi, meno mano pubblica e morta nelle società di servizi, privatizzazioni, più contratti aziendali che nazionali, riforma dei licenziamenti e della riqualificazione professionale, meno spesa per i governi locali, più spesa per innovazione e impresa…e poi anche di andare in pensione a 66 anni. Tutto il resto, tutto il resto che ci è stato chiesto non l’abbiamo fatto. Coerenti con noi stessi ci chiediamo: visto che non abbiamo fatto nulla e siamo ancora vivi, perché tenerci questa rottura di scatole delle pensioni ad una certa e matura età?