Pensioni, Imu, cuneo fiscale: ipocriti e ignoranti al governo e all’opposizione

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Ottobre 2013 - 16:00 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni, Imu, cuneo fiscale: ipocriti e ignoranti al governo e all’opposizione

Pensioni, Imu, cuneo fiscale: ipocriti e ignoranti al governo e all’opposizione

ROMA – Il Catasto italiano è da rifare, parola e manifesta intenzione di governo. Da rifare il Catasto perché i valori che assegna alle case sono sballati e pure ingiusti, è notorio che puoi essere proprietario di una casa nei centri storici delle città grandi che vale poco o nulla per il Catasto e una barca di soldi per il mercato. Il Catasto è bugiardo e da riscrivere quanto ai valori immobiliari. E quindi si prova a stabilire che l’Imu si paga o non si paga in base ai valori catastali. Ci hanno provato, ci riproveranno: sopra i 750 euro di rendita catastale paghi, sotto non paghi. Chi fa questa proposta spacciandola per proposta di giustizia sociale è più ignorante che ipocrita o viceversa?

Stiamo parlando del Pd e di quanto in quel partito concorre a tentare di legiferare fissando la quota della ricchezza a 2.500 euro netti al mese. E pure dichiarati al fisco. Da tanto, troppo tempo la mappa socio economica con cui si orienta la Cgil e si orientano purtroppo i gruppi parlamentari del Pd è sballata, sbilenca e bugiarda. A 2.500 netti al mese di reddito disponibile, disponibile dopo aver dichiarato il lordo al fisco, non stanno i “ricchi”. Lì sta il ceto medio o meglio quella parte di ceto medio che subisce la ritenuta fiscale alla fonte. Su queste spalle, sulle spalle di chi sta a 2.500/3.000 netti al mese Cgil e Pd vogliono caricare la soma fiscale di una incontrollata e incontrollabile spesa degli Enti locali, la spesa pubblica per il sacrosanto welfare, la spesa per le Cassa Integrazioni a vita, la spesa…tutta la spesa. Credere, assolutamente credere che la ricchezza da tosare sia a quota 2.500 netti al mese è più ignorante o più ipocrita?

Il costo del lavoro italiano è tra i più alti al mondo e determina il cosiddetto “cuneo fiscale” pari a circa il 47 per cento. Cioè su 100 che costa all’impresa un lavoratore, 26 circa sono tasse e contributi che paga l’azienda, 20 abbondante tasse e contributi che paga il lavoratore. Adesso tutti a dire: tagliamo il cuneo fiscale. Bene, bravi. Per tagliarlo però bisogna revocare il patto sociale firmato e sottoscritto secondo il quale con quel 46 per cento ci si finanziano un sacco di cose. Per esempio i circa 10 miliardi all’anno che le aziende incassano come aiuti pubblici. Aiuti a settori in sviluppo? No. Aiuti a chi assume? No. Aiuti in ristrutturazioni? No. Aiuti in ricerca? No. Aiuti e basta, cioè mance. Per esempio i circa sette miliardi annui che Regioni e sindacati si spartiscono e trastullano facendo finta di fare formazione e corsi di formazione professionale. Soldi che servono solo ai “formatori”. Si vuole tagliare il cuneo fiscale, meno tasse su impresa e salario? Si prendano questi 17 miliardi, diciassette mentre Letta dice di averne al massimo cinque.

Replica la Camusso: con cinque ci facciamo un baffo. Giusto, metta quindi i suoi sette la Cgil con la Cisl, la Uil e le Regioni mettano i loro e mettano il miliardo e mezzo che hanno a disposizione per le “politiche del lavoro”. E Confindustria metta i suoi dieci. E il governo, Le Regioni e i Comuni mettano la serratura a qualcuno delle 30 mila (trentamila!) “stazioni appaltanti, cioè centri di potere che possono legalmente spendere denaro pubblico. Ma pochi, pochissimi dicono come si fanno, come si trovano, come si arriva a 17 e anche 20 miliardi di tasse in meno su impresa e salario. Quelli che non dicono sono ignoranti più che ipocriti o viceversa? Ogni riferimento al Pdl, di rito berlusconiano o alfaniano in questo caso non cambia, ogni riferimento a ogni destra italiana, Lega e Fratelli d’Italia compresi, che gridano sempre meno tasse e mai rinunciano ad un euro di spesa e spreco e clientela pubblica…, ogni riferimento è voluto e mirato.

Pensioni: da due anni sono bloccate, cioè non vengono rivalutate sulla base dell’aumentato costo della vita, le pensioni superiori a 3.000 euro lordi mensili. Blocco comprensibile nelle situazioni di emergenza, blocco che si chiama tale solo perché appunto temporaneo e limitato. Ma se il blocco diventa di tre anni o anche quattro? allora comincia a chiamarsi in altro modo, comincia ad essere esproprio. Tremila lordi mensili, circa 2300/2400 netti al mese. Il primo anno perdono il due per cento di valore, di potere di acquisto causa inflazione. Il secondo anno un altro due per cento, il terzo anno un altro due per cento…Dopo cinque anni di blocco la pensione da 3.000 lordi e 2.300 netti è di fatto una pensione da 2.000 netti. In cinque anni hai portato quel pensionato a livello di decorosa sussistenza e nulla più, in dieci anni di blocco lo porti alla miseria. Qualunque trattamento pensionistico, perfino quello definito “d’oro”, se lo sottoponi a sistematico e sistemico blocco per l’arco della sua erogazione (15/25 anni) diventa assegno di indigenza. E’ più ipocrita o più ignorante chi ipotizza blocchi pluriennali delle pensioni? E qui si parla ovviamente del governo e di chi ci sta dentro.

E fuori dal governo? Fuori ci sono i matti. Ignoranti, ipocriti e matti. E’ più ignorante o ipocrita chi racconta che non ci sarebbero più disoccupati, anzi che tutti avrebbero uno stipendio “sociale” a fine mese se solo “i politici” si riducessero-togliessero lo stipendio? E’ più ignorante o ipocrita chi va a narrare che il Nord paga solo tasse e nulla incassa in spesa pubblica. E’ più ipocrita o ignorante chi predica non fosse per la marziana crisi, il malefico euro, la perfida Merkel staremmo tutti a portafoglio gonfio? Questo è il governo, attenzione al momento il migliore dei governi possibili. Questa è l’opposizione, attenzione la più radicale, innovativa opposizione immaginabile. E questa è la gente: in fondo tutto si tiene ed ha una sua stringente logica.