La peste degli ulivi: in pochi anni Salento stravolto come dopo terremoto

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Aprile 2015 - 15:53 OLTRE 6 MESI FA
La peste degli ulivi: in pochi anni Salento stravolto come dopo terremoto

Foto Ansa

ROMA – Abbastanza misteriosi sono al dunque i meccanismi delle percezione e della consapevolezza. Li si studiano da tempo, molto tempo e li studiano in molti i meccanismi attraverso i quali si prende coscienza e nozione di un fatto oppure no. Nonostante studi e tomi, libri e inchieste, saggi e esperti, spesso, molto spesso, accadono fenomeni cognitivi e sociali sorprendenti e in buona parte inspiegabili. Accade ad esempio che in Salento, pezzo pregiato e noto di Puglia, sia in corso qualcosa che avrà sul territorio l’effetto modifica che potrebbe avere una robusta scossa di terremoto.

In pochi anni il paesaggio, il disegno delle terre, la stessa orografia verranno stravolti. Un po’ come se arretrasse il mare di alcune centinaia di metri. Eppure, anche se accade sotto gli occhi di tutti, non fa rumore, scalpore, effetto. Misterioso al dunque come accada che l’annunciata morte di undici milioni (undici milioni, provate a metterli anche solo mentalmente in fila!) di ulivi faccia poco più di un superficiale graffio alla pubblica opinione e al comune sentire del paese.

Se non succedono miracoli, se non si trova una cura, nel giro di pochi anni non esisterà un ulivo sano e vivo in tutto il Salento”. Roberto Giovannini inviato a Lecce da La Stampa. “In tutto il Salento”…alzi la mano chi non è stato in Salento e non ha visto gli ulivi come elemento essenziale, strutturale sia della natura che della civilizzazione umana in quella terra. “Non un ulivo sano e vivo in tutto il Salento” equivale a dire che il mare del Salento si ritrarrà o avanzerà: un cambio dei connotati della terra, dell’ambiente naturale, dell’ambiente umano.

La provincia di Lecce è costellata di focolai d’infezione, dallo Jonio all’Adriatico, esplosi nel disinteresse generale nel giro di sette anni…Da Santa Maria di Leuca fino ai sobborghi di Lecce c’è la zona considerata infetta…quella parte è considerata persa. Il Nord della provincia è area di eradicazione, la zona dove si cercherà di limitare la malattia con pratiche agricole, estirpazione delle piante malate e trattamenti con pesticidi, ma anche qui, a ben vedere, le speranze di salvezza sono praticamente nulle…la fascia di confine verso Brindisi è la zona cuscinetto che dovrebbe arrestare la Xylella…come in un film sull’invasione di zombie…”.

“La Xylella, grazie all’inazione, alla passività e all’ignoranza…e visto che siamo in Italia, non ci siamo fatti mancare nemmeno un’onda di folle irrazionalità e ancora ignoranza, con perfetti incompetenti che spiegano che le piante si curano da sole o folli che sostengono demenziali teorie complottistiche…”.

Eccola tutta come sempre l’Italia: la speranza nel “miracolo”, il furbesco e furbastro non far nulla, nascondere e negare fino all’emergenza, l’iracondo grido di accusa all’untore straniero, l’abito e l’abitudine questuanti nel cercare risorse pubbliche come unica risorsa e anche occasione, il tentativo di portare in salvo la roba o la pianta di casa propria e muoia il giardino altrui con tutti gli altri alberi… E infine il non vedere e il non sentire, l’insensibilità a ciò che pure non è nascosto e neanche occultato. Come accada è misterioso, misterioso è il meccanismo culturale, mediatico, psicologico, perfino politico se la politica è arte e scienza della convivenza. Eppure accade che undici milioni di ulivi condannati a morte, neanche un ulivo in tutto il Salento in pochi anni, il cambio dei connotati di una terra e dell’habitat umano ad esso correlato, accade che tutto questo interessi, coinvolga, stupisca poco più o poco meno di uno scambio di tweet tra Jovanotti e Fedez.