Pisapia-Prodi e il “non è cosa”. Sinistra, l’impossibilità di essere normale

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Dicembre 2017 - 05:55 OLTRE 6 MESI FA
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Pisapia-Prodi e il “non è cosa”. Sinistra, l’impossibilità di essere normale

ROMA – Pisapia-Prodi e il “non è cosa”. L’ha detta giusta e l’ha definita piena Romano Prodi: “Non è cosa”. Non si può fare, non sta in piedi, non c’è. Anzi, come si dice tra la gente in carne e ossa “non è cosa”.

Non è cosa un’alleanza elettorale credibile tra le due sinistre italiane (anche più di due) non solo l’una contro l’altra armate ma anche l’una convinta che l’altra e viceversa non sia sinistra. Non è cosa, non è proprio cosa.

Non è cosa in generale e non lo è stata, nel relativamente piccolo, per Giuliano Pisapia che voleva niente meno collegare le sinistre tra loro nemiche in uno schema di riforme e governo. Non è stata cosa per Pisapia che col Pd non poteva andare, perché sei vai col Pd l’altra sinistra ti bolla come traditore e servo. E contro il Pd Pisapia neanche voleva andare perché far del male a Renzi, abbattere lui è il Pd è il socialismo e il sol dell’avvenire secondo Grasso e D’Alema. Ma Pisapia è più intellettualmente onesto almeno con se stesso e non confonde ed esaurisce il mondo migliore possibile con un mondo senza Renzi.

La motivazione secondo la quale Pisapia getta la spugna perché lo Ius soli arriva ultimo nel calendario dei lavori del Senato è posticcia come un paio di baffi finti. Per lo ius soli non c’erano e non ci son o in Parlamento i voti per farlo approvare. La sinistra-sinistra che ne ha fatto bandiera perché non si rivolge a M5S con cui confina e sconfina per farlo approvare? Renzi i suoi voti per lo ius soli ce li ha messi. Non bastano. E allora che senso ha rompere con Renzi per lo ius soli? Nessun senso, baffi finti. La verità è che non è cosa.

E non è cosa anche e soprattutto per motivi più profondi del rancore di Bersani, D’Alema, la suscettibilità di Grasso, la tracotanza di Renzi, l’indecisionismo programmatico di Pisapia, il meccanico e compulsivo estremismo della Camusso, l’esile ma tenace come colla industriale impalcatura ideologico-culturale degli Speranza, Fratoianni, Civati, l’insopprtabile sorriso tutto va bene Boschi style…

Non è cosa perché quelli che oggi più o meno in buona fede vogliono riscoprire i valori abbandonati della sinistra, i valori genuini e non negoziabili della sinistra sono, nel migliore e più rispettabile dei casi, quelli che vogliono tornino indietro i “magnifici trenta”. I trenta anni magnifici dal 1950 al 1980 più o meno in cui l’economia di mercato andò in Occidente a nozze d’amore con la socialdemocrazia e produsse felice prole, prima fra tutte il Welfare. I trenta magnifici anni in cui in Occidente (in Occidente non sul pianeta) il surplus era dato dall’industria manifatturiera e la socialdemocrazia governante si incaricava di redistribuirne una parte secondo criteri di compensazione sociale. Trenta magnifici anni che sono passati e di cui oggi mancano gli elementi fondamentali. La sinistra-sinistra, quando è onesta d’animo e mente, li ripropone. Ripropone l’impossibile. Quando, e non sempre è così, è buona e onesta d’animo e mente.

Non è cosa perché il Pd che vorrebbe, non da Renzi ma da molto prima, essere partito riformista e delle riforme ha come riferimenti culturali e aree di insediamento sociale ed elettorale sia istanze che persone in carne ed ossa fieramente conservatrici. Dalle vestali della Costituzione immobile ai teorici di fatto del primato della magistratura fino ai precari della Pubblica Amministrazione passando per l’impiego pubblico garantito, massima espressione nel corpo docente della scuola. Categorie, interessi, valori e culture che diffidano quando non chiaramente osteggiano ogni riforma dell’assetto noto e sperimentato.

Categorie, interessi, valori e cultura che si difendono dalla modernità e che quindi riformisti non sono. Quindi come fa il Pd che li rappresenta ad essere davvero riformista? Quando ci ha provato con Veltroni, Veltroni è stato gentilmente accompagnato alla porta con un cortese…anche no. Quando più rozzamente e tostamente ci ha provato Renzi, è stata franca e massiccia reazione di rigetto. Perché, sia chiaro, il “delusismo”, i delusi della sinistra sono un sentimento e un corpo sociale conservatori.

Non è cosa perché la sinistra anti Pd si è da tempo fusa e confusa non solo con i mitici lavoratori ma anche con lobby e corporazioni. Che hanno come loro habitat le società partecipate dei servizi, dei Comuni, delle Regioni, le aziende di trasporto, in minima parte la stessa scuola. e non è certo un caso se nella grande discriminante europea ed anche americana tra sistema della democrazia e anti sistema del cosiddetto popolo la collocazione della sinistra-sinistra sia sempre più vicina, quasi per forza di cose, agli anti sistema.

Non è cosa perché Bersani e D’Alema sognano la lunga marcia, prima tappa demolire il Pd, poi riprenderselo magari. E buon prezzo per farlo è perdere le prossime elezioni e magari anche quelle dopo.

Non è cosa perché Renzi è stato troppo piccolo uomo politico rispetto al compito che si era assegnato: niente meno che far diventare la sinistra riformista davvero, niente meno che fare le riforme con la sinistra.

Non è cosa, proprio non è cosa. Cioè l’impossibilità per la sinistra di essere normale. E quindi di aver qualche speranza fondata di vincere le prossime elezioni, proprio non è cosa.