Populismo, cioè? “Borghesia Pezzente”. Nella testa prima ancora che nelle tasche

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Aprile 2017 - 06:56 OLTRE 6 MESI FA
Populismo, cioè? "Borghesia Pezzente". Nella testa prima ancora che nelle tasche

Populismo, cioè? “Borghesia Pezzente”. Nella testa prima ancora che nelle tasche (nella foto Ansa, Matteo Salvini e Giorgia Meloni)

ROMA – Populismo, cosa buona, cosa cattiva? Roba nuova, roba antica? Reazione delle vittime, esclusi e danneggiati dalla globalizzazione o reazione dei privilegiati e garantiti del mondo? Natura vera e profonda della democrazia con quel suo richiamo al popolo che ha sempre ragione o cripto fascismo neanche tanto cripto con quella sua foia di eliminare, punire istituzioni, deleghe, competenze? Fenomeno nuovo di zecca possibile solo nel mondo di oggi oppure ricalco pari pari di quanto la storia vide inverarsi negli anni ’30 del secolo scorso? Populista è un’etichetta appiccicata a entità e ragioni diverse o un minimo comun denominatore qualificante? Populismo è accidente o sostanza?

Claudio Magris conia sul Corriere della Sera una formula che perfettamente si attaglia, anzi spiega e comprende ciò che oggi chiamiamo populismo. E la formula è “Borghesia pezzente”. Pezzente, spiega Magris, nel senso con cui Carlo Marx definiva il sotto proletariato, il lumpen proletariat oppresso e privo di coscienza civile e quindi politica. Ecco, la contemporanea “borghesia pezzente” è tale, è “sottosviluppata più intellettualmente che materialmente”.

Magris non usa il termine populismo, parla di “colloidale classe mediana”. E questa definisce con il suo “borghesia pezzente”. Pezzente appunto, prima ancora e non necessariamente nel portafoglio e nel patrimonio, nella cultura, cittadinanza, anima e intelletto.

E’ questa borghesia pezzente che infarcisce la tv di minutaglia etica spacciandola per pensiero del popolo. E’ questa borghesia pezzente che esibisce in Rete le sue miseria, i suoi scarti e scatti di egoismo represso e compresso in un pensiero minimo. E’ questa borghesia pezzente che nelle professioni e nelle imprese teme e combatte il merito e la competenza ed ha come massima professionalità la caccia al denaro pubblico. E’ questa borghesia pezzente che sgocciola copiosa nel mondo delle comunicazioni, ha un suo presidio e brand: il triennale in scienza delle comunicazioni. E’ questa borghesia pezzente che compone in grandissima parte il cosiddetto ceto politico.

Un ceto politico che in grandissima parte, quasi in totalità, da Salvini a Brunetta, dalla Lega a Forza Italia passando per la Meloni e poi ancora dal Pd ai fuoriusciti dal Pd e arrivando alla sinistra-sinistra e comprendendo a pieno titolo M5S, è pezzente nei valori (oltre che nella cultura) perché regolarmente disprezza, ignora, calpesta l’interesse generale che sarebbe la sua ragione di esistere.

Sarebbe, ma di fatto l’interesse collettivo e generale, la soluzione, l’accordo, il fare il possibile è il nemico e l’orrore del ceto politico. Ceto politico pezzente perché fa sistematicamente poltiglia dell’interesse comune e se ne vanta, gloria, bea. Guardate quelli, e sono tanti e ovunque, che hanno affossato e boicottano una legge elettorale maggioritaria. Li trovate a destra, nel Pd, in M5S, a sinistra. La legge maggioritaria l’hanno lapidata e sepolta dicendo fosse la levatrice della dittatura. Adesso sono quelli, gli stessi, che maledicono, scomunicano, chiedono voti per fermare e impedire accordi di governo che definiscono “inciuci”. Accordi di governo, se si vuole un governo, che sono obbligati se si vota con una legge proporzionale come hanno fieramente voluto appena ieri gli “anti inciucio” di oggi.

In realtà non gliene frega nulla della legge, del paese, dei governi. Sono borghesia pezzente nei pensieri e nei valori, quindi bugiardi e distruttori. Li trovi a legioni a destra, destra estrema, nel Pd, sinistra e M5S. Volere una legge proporzionale per votare e poi non volere alleanze dopo il voto è miseria di intelletto e onestà. Ma questo è quel che è: la borghesia pezzente che è il nerbo oggi della società civili è ovunque. Perché mai non dovrebbe essere in Parlamento e nei partiti?