Prescrizioni e parole: la doppia abbuffata Penati-Scajola

di Lucio Fero
Pubblicato il 31 Agosto 2011 - 13:20 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Prescrizioni e parole: tra Filippo Penati e Claudio Scajola una doppia abbuffata.

Scrive l’ex capo della segreteria di Pier Luigi Bersani: “Non ho avuto in passato, e non ho oggi, conti all’estero o tesori nascosti. Non ho preso denaro da imprenditori e non sono mai stato il tramite dei finanziamenti illegali ai partiti a cui sono stato iscritto. Intendo ristabilire il mio onore e intendo farlo non certo evitando il processo, bensì rispettando le regole all’interno del contesto processuale, fiducioso che il corso della giustizia arriverà a ristabilire la verità. A tutti voglio ribadire che non accetterò, in nessun modo, un esito che lasci dubbi e zone oscure e a tutti voglio garantire che farò quanto necessario perché ciò non avvenga. Questo è un impegno che ho preso con me stesso e che devo a tutti coloro che in questi anni hanno guardato a me con fiducia. Chi mi conosce sa che non sono il tipo che si accontenta di scorciatoie o espedienti. Chiedo alla politica di essere garante anche nei miei confronti del diritto che ha ogni comune cittadino di poter svolgere una difesa efficace e di non subire, soprattutto nella fase iniziale dell’indagine, pressioni politiche o non politiche di alcun genere. Ciò che possiedo è il frutto del lascito di mio padre, morto 12 anni fa, e del mio lavoro. Sono cresciuto in un contesto sociale popolare, dove i valori e l’etica del lavoro erano e sono fondamentali. Non mi sono mai discostato da quello stile di vita sobrio e concreto e da quel modo di pensare per cui, prima di ogni altra cosa, devi sempre chiederti se hai fatto fino in fondo il tuo dovere. Questo non l’ho mai dimenticato…”.

Lunghetto, no? Molte parole, un’abbuffata di parole: i “bensì”, il no alle “pressioni”, la famiglia, il “contesto”…Poteva, doveva cavarsela Penati con poche parole che non ha scritto: “Ho dato mandato ai miei legali di rinunciare, ora e subito, in ogni sede giudiziaria alla prescrizione per i reati eventualmente ascrittimi”. Non le ha scritte queste parole, non così chiare. Lasciando agli altri di interpretare se alla prescrizione rinuncerà domani. Ma è da ieri, anzi dall’altro ieri che Penati secondo il magistrato che indaga, resta in libertà proprio e solo perché “prescritto”. Un’abbuffata di parole, quelle di Penati, che fanno “nuvola” intorno ai fatti.

Prescrizione attende invece “sereno” Claudio Scajola. La lunga indagine sui soldi eventualmente spesi e versati a suo vantaggio da quelli che furono soprannominati “la Cricca” ha quasi esaurito il tempo a sua disposizione. Eventuali reati saranno con tutta probabilità prescritti. Ma di questo Scajola non si duole, si lamenta di essere “massacrato per la casa”. Casa, quella di via del Fagutale a Roma, sulla quale Scajola ci ha “abbuffato” di parole. “Non accetterei di abitare in una casa pagata da altri a mia insaputa”, ed erano molti, molti mesi fa. “Venderò quella casa e darò il ricavato in beneficienza” ed erano qualche settimana dopo che tutta Italia aveva constatato come ” a sua insaputa” avessero pagato la casa a Scajola. “Non l’ho ancora venduta, ma ci dormo soltanto” ed era ieri. Scajola ci informa che in quella casa non si fa la doccia, non va al bagno e non ci mangia o guarda la tv, visto che “ci dorme soltanto”? In quella casa Scajola ci vive dunque “a sua insaputa”? Non ci sono compratori per quella casa che doveva essere abbandonata per sopravvenuta indecenza? Scajola ha fatto beneficienza altrimenti ma non l’ha fatto sapere per pudore? E passa Scajola per uno dei politici di prima scelta e qualità, figurarsi la seconda.