I preti che salvarono Priebke. Quel Vaticano non c’è più, i nazisti invece sì

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Ottobre 2013 - 15:45 OLTRE 6 MESI FA
Erich Priebke

Erich Priebke (LaPresse)

ROMA – “Erich Priebke fuggì dall’Europa nel 1948, imbarcandosi su una nave a Genova. Lo aiutarono alcuni sacerdoti. Lo ha raccontato lui stesso nell’auitobiografia Vae victis…Il primo fu un cero padre Pobitzer che viveva a Bolzano…Pobitzer inviò Priebke dl vescovo Aloir Hudal e fu Hudal a fargli avere della Croce Rossa Internazionale passaporti e permessi d’immigrazione per l’Argentina. I biglietti per l’imbarco li ebbe invece da un sacerdote di origine croata, padre carlo Dragutin Petranovic…”. Così Francesco Grignetti su la Stampa di sabato 12 ottobre ricordando a chiunque voglia ricordare ciò che non è mistero ma spesso è oblio: ci fu, c’è stato un clero e anche un Vaticano che salvava nazisti.

Perché ci furono quel clero e quel Vaticano. Per molti perché. Il primo è perché nell’Europa degli anni ’20 e poi ’30 e poi ’40 del secolo scorso non furono pochi i sacerdoti attratti e convinti da nazismo e fascismo, da Mussolini e Hitler. E prima ancora da Francisco Franco, anzi la Chiesa cattolica spagnola fu sostegno e stimolo al golpe franchista e alla successiva guerra civile. Molti religiosi ritennero allora fosse una scelta di civiltà e scelsero la civiltà degli squadristi, delle Ss. In piena coscienza e con entusiasmo. Tutto ciò non poteva sparore d’incanto e non sparì d’incanto nella primavera del 1945 quando nazisti e fascisti furono sconfitti. Durò ancora e prese, tra l’altro, la forma dell’aiuto militanti ai nazisti in fuga.

Il secondo perché è più sfumato ma altrettanto diffuso: la percezione da parte di molta gerarchia e di molto clero di una “missione anti comunista” che non si identificava con il nazifascismo ma che non veniva certo meno dopo la caduta del nazifascismo. Anzi, senza più Hitler e Mussolini, il comunismo era più “vicino” e quindi andavano rimessi in circolo gli “anticorpi”, senza stare a guardare…oggi si direbbe anticorpi al comunismo senza se e senza ma. Priebke vari compresi.

Il terzo perché è nei fatti e nei libri di storia: la strada che passava da Italia e Germania occupate dagli alleati per giungere clandestinamente o sotto falsa identità in Sudamerica, la “ratline”, la “via dei sorci”, passava per Roma e per il Vaticano. E il quarto, il quinto e tutti gli altri perché attengono alle scelte e responsabilità, animo e anima di ciascun individuo. Qualcuno aiutò per complicità, chi per affinità, chi per sola pietà, chi per discutibile umanità.

Quel clero e quel Vaticano…Oggi quel Vaticano non c’è più. In piena e doverosa coerenza con l’articolo 1184 del Codice di Diritto Canonico la Chiesa cattolica di Papa Francesco non concede ad Erich Priebke funerali cattolici in chiesa, in nessuna chiesa. Perché “nessun segno di pentimento” da parte di un “peccatore manifesto” e quindi il funerale in chiesa desterebbe “pubblico scandalo”. Dio, qualunque dio con la minuscola o la maiuscola, di qualunque confessione o religione, dio immanente o trascendente abbia pietà di quell’avvocato di Priebke di cui è gentilezza nei suoi confronti omettere il nome, quell’avvocato che osa domandare perché mai sia stato Priebke “peccatore manifesto”, quale mai sia stato il suo peccato. Quell’avvocato, figlio di combattenti dell Repubblica di Salò e va bene. Ma quell’avvocato vuole continuare a combattere quella guerra, vuole ancora rastrellare, fucilare, impiccare, mettere al muro, mandare ad Auschwitz…questo fa quando chiede quale mai sia il “peccato” di Priebke. Un dio lo perdoni perché uomini non possono farlo.

E anche il dio cattolico perdonerà, se vorrà, Erich Priebke. E anche la cattolica chiesa lo fa quindi smettano di fingere stupore tutti coloro che dicono: ma come, la chiesa non perdona sempre? Perdona sempre, non sempre celebra. E i funerali in chiesa sarebbero l celebrazione di Priebke, un attestato di legittimità alle sue orgogliose parole sull’Olocausto “inventato”, sui “crimini degli Alleati”, sull’onore nazista”. La Chiesa cattolica oggi non celebra Priebke, la Chiesa cattolica, il Vaticano che salvavano nazisti non ci sono più. Un grazie a Priebke che con la sua rivendicazione del nazismo ha reso tutto ancora una volta molto più chiaro e un grazie a papa Francesco che ha scelto con chiarezza.

Quel Vaticano non c’è più, i nazisti invece ci sono ancora. Spuntano qua è là travestiti goffamente da “neutrali” della storia. Dicono Priebke boia sì, ma anche gli altri… No, nulla mai nella storia dell’umanità c’è stato di paragonabile all’ideologia e pratica di sterminio del nazismo, nulla. Stavolta davvero ogni “ma” è sempre prova sicura e non indizio di complicità. Ma spesso, a ciuffi e a pacchi, spuntano i nazisti che non si travestono e salutano, omaggiano, tributano “onore al camerata Priebke”. Con loro, con i nazisti, non è mai finita  non finirà mai. Ce lo ricordano loro in occasione delle morte di Priebke. Ricordiamocene dunque: con il nazismo non finisce mai se non quando e come finisce come a Berlino nel bunker della Cancelleria nel 1945.