Prof e medici picchiati, due volte: la seconda dalle scuse

di Lucio Fero
Pubblicato il 9 Aprile 2018 - 11:11 OLTRE 6 MESI FA
Professori a scuola e medici in ospedale picchiati, due volte: la seconda dalle scuse

Prof e medici picchiati, due volte: la seconda dalle scuse (foto d’archivio Ansa)

ROMA – Prof e medici picchiati, sta diventando una rubrica fissa.

Non più fatto che nelle cronache stupisce e sorprende ma notizia che conferma che…così va il mondo. Almeno qui e oggi, nel tempo e nel luogo che noi abitiamo. E in quello che abita in noi il prof o il medico picchiato, punito da genitori, parenti o amici dell’alunno o del paziente ci sta, eccome se ci sta.

Perché ci sta? Perché non è rara eccezione, accesso di follia picchiare il prof o il medico che non esegue ed esaudisce desideri, aspettative, speranze? Perché è diventata reazione, tentazione il picchiare e il punire…l’inadempiente? Possiamo farla colta e dotta arrotolando le parole in elegante confezione, dirla ad esempio così: succede perché nella società fattasi liquida ogni dover essere si è appunto squagliato e ogni parametro di comportamento e giudizio è acqua che prende la sola forma di presunti diritti e reali pretese dell’individuo.

Possiamo dirla così, possiamo buttarla (lo fan tutti) sulla “società liquida”. Questa di Baumann l’hanno imparata tutti più o meno a memoria e viene ripetuta a pappagallo come scusante, esimente dei comportamenti ostili al prossimo, irresponsabili e vittimistici-violenti insieme. E’ la società liquida, che ci vuoi fare? Magari leggere due pagine oltre il titolo, magari leggere quel che Baumann sociologo scriveva e cioè della necessità di contenere in forme socialmente corrette una società diventata liquida. Dare argini e letto in cui scorrere senza esondare ad una società fattasi liquida. Prendere atto e prendere ripari, altro che rassegnarsi e accomodarsi al tempo che vien…Ma chi lo legge davvero un libro di coloro che lo citano?

Posiamo anche dirla dicendo che una lunga pedagogia sociale tremenda nei suoi esiti ha insegnato e insegna che la promozione, il pezzo di carta scolastico, la soddisfazione del cliente alunno, la promozione del cittadino scolaro e la guarigione (guarigione, mica solo cura) del cittadino malato sono diritti inalienabili. Diritti a prescindere, diritti naturali. E oltre che diritti, sono anche merci di cui si può pretendere l’assoluta perfetta funzionalità. Pago le tasse, ergo la scuola, il prof mi deve soggezione che si riserva al cliente e la garanzia della merce promozione. Senza star lì a turbare la prole del cliente con fastidiosi impegni. Oppure pago le tasse e anche il medico e quello non mi guarisce? Se non mi guarisce è…truffa!

A questa tremenda pedagogia sociale hanno contribuito in più decenni l’idea mercantilmente rozza secondo la quale tutto è merce. Idea, diciamo con molta approssimazione culturalmente di destra, andata in sposa con il comandamento (sedicente di sinistra) per cui tutto è diritto: l’acqua, la guarigione, l’energia, la pace, il posto di lavoro, la pensione…perché no la felicità? Diritti cui non deve corrispondere alcun dovere, diritti per cui non c’è compatibilità. Diritti mondati dal profitto. Diritti esentati da ogni limite, anche quelli della realtà. E a celebrar le nozze tra l’ignorante tutto si compra e l’ignaro tutto mi è dovuto un po’ (neanche poco) di cattolicesimo accomodante e socialmente deresponsabilizzante nel suo ossessivo compulsivo tutto assolvere.

Si può dirlo con la società liquida o con la pedagogia sociale il perché prof e medici picchiati è un appuntamento fisso, una quasi specialità della casa nel menù delle notizie. Ma si può dirlo anche in maniera più terra terra e un filo urticante il perché. Succede perché, succede anche perché genitori, parenti e clan che vanno a picchiare il prof o il medico o l’infermiere hanno complici e coperture.

Involontarie, inconsapevoli e irresponsabili coperture. A copertura di chi picchia prof e medici in prima fila l’informazione. Prendete un qualsiasi telegiornale: la cronaca delle indagini sulla bambina di quattro anni morta per le conseguenze di un’infezione  cerebrale da otite è ovunque già e certamente la cronaca della caccia all’errore medico. L’errore (forse criminale) medico viene dato per scontato e ovvio. Ma chi l’ha detto, dove lo ha appreso il giornalismo che quella bambina senza errore dei medici sarebbe sopravvissuta?Può darsi, ma il giornalismo che ne sa? Crede di saperlo da una sua rozza ideologia di cui partecipa, quella secondo la quale la guarigione è diritto e se guarigione non c’è è…mala sanità.

Quando il picchiato è un medico, l’informazione ha in precedenza creato, addobbato il clima e la stanza per le percosse. Salvo poi inorridire in un abbastanza farisaico non si fa. Quando il picchiato è un medico, l’altro che copre chi picchia è sempre più spesso uno studio legale. Massiccia la propaganda e la raccolta clienti contro la mala sanità, mala sanità identificata in ogni volta e soprattutto quando non c’è guarigione completa, rapida, magari indolore.

Giornalisti e avvocati e ancora e se possibile peggio tutto il sistema della narrazione. Un padre va a picchiare un prof quasi cieco che ha rimproverato, niente meno, la figlia in classe? Certo, non si fa. Ma tutti, proprio tutti dal dirigente della scuola in questione al telegiornale, dal sindacato al parroco magari…tutti concordano pensosi: ha sbagliato, si scusi.

E quello che ha picchiato qualche volta si scusa, magari in diretta stampa. Il risto delle scuse. come due Ave Maria e un Pater Nostro alla confessione. Ci si scusa e via. E nessuno, maledettamente nessuno si accorge o vuole accorgersi che le scuse e tutto come prima sono il modo per picchiare due volte, la seconda volta appunto con le scuse. Ecco anche perché succede, perché ce la si cava con le scuse. Scuse che stanno un centesimo a tonnellata e quindi, nel caso, domani picchio di nuovo e poi…mi scuso.