Profughi go home! Treni e voli speciali. Europa dopo Colonia

di Lucio Fero
Pubblicato il 28 Gennaio 2016 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA
Profughi go home! Treni e voli speciali. Europa dopo Colonia

Profughi go home! Treni e voli speciali. Europa dopo Colonia

ROMA- Profughi go home, profughi tornate a casa: è il messaggio che arriva dall’Europa. La Svezia annuncia che ne manderà via in un paio di anni tra i sessanta e gli ottantamila. L’Olanda sta studiando un piano per spedirne migliaia e migliaia in Turchia. Entrambi i paesi si stanno attrezzando ad espulsioni di massa. Ed espulsioni di massa vogliono dire, tra l’altro, imponente logistica. Ci vogliono 365 aerei pieni di passeggeri per espellere circa 60 mila persone, un aereo al giorno per un anno intero. Ci vogliono centinaia di convogli ferroviari per rimandare indietro centinaia di migliaia di profughi non accolti. Senza contare le forze di polizia che devono imbarcare e accompagnare. Quindi Svezia e Olanda, ma non solo, rompono il tabù e parlano di piano per treni e aerei speciali.

Rimandarli dove? In primo luogo in Turchia: è questa la speranza soprattutto della Germania. Speranza che l’Europa pensa di aver almeno in parte acquistato stanziando tre miliardi di euro da consegnare alla Turchia proprio perché se ne tenga in casa il più possibile di profughi. Turchia che finora si è detta disponibile a incassare, i soldi. I profughi un po’ meno.

Rimandare via chi? In primo luogo quelli la cui richiesta di asilo politico è già stata respinta o lo sarà. Calcolando a spanne, la metà abbondante di coloro che sono arrivati o stanno arrivando per via mare dalla Libia in Italia o dalla Turchia in Grecia. Tutti o quasi quelli che arrivano da paesi non in guerra, tutti o quasi quelli che migrano per motivi economici. Tutti o quasi da rispedire via, fosse anche la fame il motivo economico. Tutti o quasi quelli che, a domanda respinta, restano comunque nei paesi europei nella condizione di clandestini.

Come trovare e identificare quelli da rimandare via? Identificandoli appunto, identificandoli alle frontiere esterne dell’Europa, cioè in Italia e in Grecia.

Austria, Germania, Olanda, Svezia, Danimarca che vota la legge che sequestra al profugo l’eccedente i 1.300 euro dei suoi soldi per “risarcimento spese accoglienza” sono sulla linea hot spot per identificare e quindi predisporre condizioni per espellere, rimandare, rispedire. Polonia, paesi baltici, Ungheria, Slovacchia e gli altri del “Gruppo dell’Est” sulla linea del non accoglierli proprio in casa loro. Svezia, Finlandia e Norvegia abbandonano la tradizione di accoglienza degli scandinavi e invertono la rotta. Francia sospende Schengen, Spagna blinda ingressi in Africa. Italia teme maxi afflussi dal confine sloveno. Grecia teme di essere isolata e sganciata, fino a diventare un grande campo profughi in cui si entra e non si esce.

Solo pochi mesi fa l’Europa che ora vuole espellere in massa raccontava a se stessa che avrebbe “redistribuito” d’amore e d’accordo tra tutti i paesi circa duecentomila profughi. Redistribuite poche decine di profughi, non si è arrivati a duecento. Operazione fallita. Anzi, oltre che fallita, abbandonata. Solo poco tempo fa Angela Merkel aveva annunciato e assicurato che la Germania avrebbe accolto tutti quelli in fuga da una guerra. Nel frattempo il “tutti” è diventato “troppi” anche per la Merkel.

Cambio dunque totale e veloce dell’Europa tutta dallo accoglieremo fin che possiamo all’espelleremo più che possiamo. Perché così totale e così veloce? Certo, ci sono i partiti e le forze politiche anti immigrati in ogni paese. E in ogni paese si fanno più numerose e ideologicamente spavalde e pure spudorate. Ma c’erano anche prima e in pochi mesi il loro peso non è mutato. Certo, ci sono enormi problemi logistici ad accogliere e i relativi costi. Ma spendere per accogliere e formare immigrati può essere, spesso è stato, investimento poi remunerativo. Certo, ci sono sgambetti, diffidenze e reciproci danni che i governi d’Europa si infliggono cercando di sbolognarsi l’un l’altro i profughi…

C’è questo e altro ancora alla radice del cambio totale e veloce che porta l’Europa al profughi go home. Ma c’è soprattutto la notte di Colonia, e c’è la dottoressa di Goteborg e c’è la drammatica certezza che altro di simile accadrà. La notte di Colonia, l’assalto di massa di maschi immigrati e profughi alla donna bianca, il saccheggio di sesso praticato come rivalsa e sfregio, l’umiliazione da infliggere alle donne europee come punizione. La dottoressa di Goteborg uccisa da un profugo di 15 anni in un centro di accoglienza…

Il profughi go home nasce dalla percezione che tutta l’Europa sta avendo, governi e opinioni pubbliche, di un elemento di irriducibilità culturale in questa immigrazione di massa. Tra le centinaia di migliaia di arrivati in Europa e tra le centinaia di migliaia in viaggio per l’Europa un’umanità sì dolente, vittima, spaventata, bisognosa. Ma anche un’umanità rancorosa e ostile verso la cultura occidentale, per nulla disposta a forme di integrazione culturale e civile, vogliosa di trasportare con sé e trasferire in Europa tradizioni come la sharia familiare, neanche fossero diritti di fronte ai quali la legge occidentale deve cedere il passo.

Questo elemento che la grande migrazione porta con sé in Europa risulta letteralmente insostenibile appunto in Europa. E’ la classica goccia che fa traboccare il vaso. Quindi profughi go home, con treni e aerei speciali ed espulsioni di massa mentre prima di fatto non si espelleva nessuno. Il vaso sta traboccando, speriamo non si rompa mentre prova a rovesciare una parte del contenuto.