Referendum, complotti del Sì: crisi, banche…esistere!

di Lucio Fero
Pubblicato il 30 Novembre 2016 - 10:13| Aggiornato il 1 Dicembre 2016 OLTRE 6 MESI FA
Referendum, complotti del Sì: crisi, banche...esistere!

Referendum, complotti del Sì: crisi, banche…esistere!

ROMA – Referendum, non c’è stata par condicio nella campagna elettorale. Non perché una parte abbia “parlato” qui o là più dell’altra, non c’è stata sostanziale par condicio perché forse per la prima volta una parte ha totalmente negato all’altra la stessa legittimità…dell’esistere. Con coerenza e determinazione una parte ha trovato e segnalato come sostanzialmente illegittima la campagna elettorale dell’altra parte. Probabilmente senza rendersene a pieno conto una parte ha preteso, intimato, segnalato come doveroso il silenzio dell’altra. Il grado di civilizzazione della vita pubblica italiana è quindi retrocesso di un altra tacca in scala. E di questo è responsabile il fronte del No.

Quelli del Sì hanno come in ogni campagna elettorale raccontato qualche favola e ingigantito qualche balla. Lo hanno fatto anche quelli del No. Fin qui tutto regolare o almeno fisiologico. Ma è accaduto altro e di più. Una parte, quella del No, non per contingente strategia ma per ormai radicata cultura, ha ritenuto essere suo dovere non riconoscere all’altra parte par condicio civile. E’ accaduto più volte che il No intimasse al Sì il silenzio.

E’ accaduto con la lettera di Matteo Renzi agli elettori italiani all’estero. Scandalo: con i soldi pubblici. Non era vero, con i soldi del Pd. Truffa: solo Renzi ha gli indirizzi. Niente truffa, gli indirizzi li aveva anche il Comitato del No. Trucco: la manda con la scheda elettorale. Bugia, ovviamente non viaggiano insieme. Al dunque l’argomento del No era che Renzi e il Pd non potevano produrre materiale elettorale. Perché? Perché No.

Ma il meglio arriva al capitolo ingerenze e complotti. Quelli del No (e anche quelli che fingono neutralità tipo Enrico Mentana) rimproverano a quelli del Sì di minacciare niente meno che la crisi di governo e addirittura una “crisi al buio” in caso appunto di vittoria del No. Dicono quelli del Sì che questa è una pressione allarmista e indebita.

Questa è bella davvero: l’obiettivo della crisi di governo, di far fuori il governo Renzi è l’obiettivo esplicito e primo di Grillo e Salvini, cioè circa il 40 per cento dell’elettorato tutto e l’ottanta e passa per cento di quello che sarà l’elettorato del No. Vogliono, fortemente vogliono, fortissimamente vogliono la crisi di governo, Renzi a casa subito e per questo chiedono di votare No. Però se quelli del Sì dicono che con la vittoria del No è crisi, allora denunciano allarmismo indebito! Forse per l’aggiunta “al buio” alla crisi di governo? E come la si chiama una crisi di governo che poggia su una maggioranza referendaria che da va da Salvini a Grillo passando per D’Alema e Meloni? Al fondo la richiesta e condotta del No è netta e chiara: quelli del Sì, silenzio!

Altra ingerenza e complotto: quello dei mercati, della finanza, del Fmi, dell’Osce, dell’Istat, delle banche…Tutti a terrorizzare mentendo, tutti a dire che sono guai e problemi economici se vince il No. Complotto, complotto! Anche questa è bellissima: Grillo e Salvini possono dire un giorno sì e uno no che l’Italia in mano loro potrebbe anche uscire dall’euro (in Grecia quando sembrò potesse accadere sul serio bancomat disattivati e prelievo massimo 60 euro, qualcuno ricorda, davvero queste paroline non fanno qualche danno?). Ma se uno del Sì dice che vittoria del No uguale instabilità politica e maltempo sui mercati…questo no, non si può dire. Chi lo dice è accusato di indebito “endorsement” per il Sì.

Dunque se uno dice che l’Italia ha il debito pubblico più grande d’Europa e tra i maggiori del pianeta e che per questo è sempre esposta a rischi, complotta per il Sì. Se uno dice che le banche italiane (Monte Paschi Siena e Unicredit soprattutto ma non solo) necessitano di almeno 15 miliardi di ricapitalizzazione e che questi è più difficile che arrivino durante turbolenza politica e finanziaria, anche qui complotta per il Sì. Insomma, ancora una volta: l’unica campagna lecita del Sì è per l’altra parte il silenzio.

E il ragionar che sottende alla teoria e denuncia dei complotti del Sì sarebbe comico se non fosse tristemente invasato. Due addetti agli ascensori ti avvertono che se apri le porte durante la corsa l’ascensore si ferma? Complotto degli ascensoristi per non farti salire! Due bagnini ti avvertono di non tuffarti se il mare è agitato? Complotto dei bagnini contro la libertà di bagno! Il benzinaio vuole i soldi per rifornirti di benzina e ti dice che senza olio ogni tanto cambiato il motore grippa? Complotto dei petrolieri!

Chi vota No legittimamente vota anche per la crisi di governo e legittimamente ritiene che i danni che possano venire siano inferiori ai vantaggi. Chi vota No legittimamente se ne frega di banche, mercati, finanza, credito. Scommette che tutto questo non lo riguardi. Chi vota No legittimamente pensa che ne valga la pena, accada quel che accada. Ma allora perché la propaganda del No sente il bisogno di negare che la scelta di votare No abbia un prezzo?

Questa codardia civile (talvolta anche umana) nel negare ci sia un prezzo consapevole da pagare a qualunque scelta politica è sciocca e insieme pavida e prepotente. Il No (come il Sì) hanno prezzo politico e sociale ed economico ed è adulto avere la consapevolezza e anche l’orgoglio per pagarlo se lo si ritiene giusto. Negare, nascondere, pretendere il silenzio altrui, raccontare la propria scelta come quella tutta e solo vantaggi è infantile, bugiardo, invasato. Ma lo fanno, lo fanno…