Resti il Crocefisso ma non in nome della libertà

Pubblicato il 3 Novembre 2009 - 15:15| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Se i credenti dell’Islam avessero il culto delle immagini, allora di sicuro avrebbero, nei paesi in cui l’Islam è religione insieme di massa e di Stato, sulle pareti delle loro scuole la raffigurazione di Maometto che ascende in cielo. Non ce l’hanno i credenti nell’Islam quel culto, anzi proibiscono di raffigurare la divinità. Una tentazione in tal senso la ebbe molti secoli fa anche il cristianesimo, si chiamava “iconoclastia” e fu bocciata e repressa dalla religione cristiana che si faceva Chiesa cristiana. E, mentre la fede si faceva Chiesa, la Chiesa si faceva Stato: questo è scritto nella storia d’Europa, storia lunga una dozzina di secoli, dal quarto dopo cristo fino alla fine del Settecento. Sono queste le indiscutibili e documentate “radici” cristiane che qualcuno, molti in Italia, volevano e vogliono mettere in Costituzione, nella Costituzione europea e in quella italiana. Scrivere cioè che nel patto fondante della convivenza il cemento e il pilastro è una fede religiosa fattasi via via nei secoli cultura di massa e istituzione di Stato.

Che sia cultura di massa è fuori questione. Anche se di cristianesimi in Europa ne esistono tanti e diversi. Poco accomuna ad esempio la cultura che c’è dietro la cristiana Chiesa luterana, che elegge al suo vertice una donna madre e divorziata, con la cultura cattolica che tiene fuori dai sacramenti i divorziati. E poco cristiane possono essere definite forme di religiosità particolarmente diffuse nell’Europa meridionale, Italia prima fra tutti. Poco monoteista e alquanto pagano è infatti il sentire di una popolazione come quella italiana che, quando prega, invoca Gesù solo come sesto in gerarchia cui chiedere grazia, intercessione e conforto. Gesù al sesto posto e Padre Pio al primo. Molti, diversi e talvolta contraddittori cristianesimi in Europa oggi. E molti e diversi cristianesimi in guerra tra loro in Europa nei secoli scorsi. Però non c’è dubbio che il cristianesimo sia in Europa religione di massa, tradizione di secoli.

Cultura dunque, ma anche istituzione di Stato? Qui la storia racconta di una frattura avvenuta poco più di due secoli fa in Europa. Frattura e separazione tra Stato e Chiesa. Non più sovrani “per diritto divino” ma per “volontà popolare”. Non più la legge per cui i sudditi di un sovrano dovevano praticare la stessa religione del sovrano, era stata adottata come antidoto alle guerre civili di religione. Non più la Chiesa e la fede arbitro e Tribunale della scienza e delle coscienze. Alcune “radici” furono estirpate in nome della libertà, del liberalismo, dei diritti umani, della razionalità. Anche questo racconta la storia, questo però i teorici contemporanei delle “radici” se lo dimenticano. O lo nascondono o lo truccano.

Truccato è infatti l’argomento principe a favore del Crocefisso sulle pareti delle scuole pubbliche. Si dice che è un simbolo del carattere nazionale, della tradizione, addirittura della libertà religiosa, perfino della libertà di pensiero. Si dice che il Crocefisso non sta lì a degnamente rappresentare la fede cattolica, ma sta lì a rappresentare tutto, compreso il tutto che la Chiesa cattolica ha avversato e combattuto da più di due secoli a questa parte: suffragio universale, scuola pubblica, libertà di culto per le altre fedi. Sta scritto negli atti dei Pontefici che tutto questo la Chiesa ha avversato, con durezza e chiarezza. Per poi cambiare, assimilare, subire, accettare.

L’argomento usato a difesa del Crocefisso nella scuola pubblica è truccato perché l’argomento vero è indicibile. Quel simbolo di una fede religiosa lo si vuole lì a testimoniare che la Chiesa è, almeno da noi in Italia, ancora e sempre un’istituzione, è ancora Stato. Si vuole la contro prova logica, anche se la logica è spesso trattata alla stregua della blasfemia? Eccola: se i paesi islamici adottassero l’immagine obbligatoria di Maometto in ogni pubblico edificio e ci dicessero che lo fanno per rappresentare la libertà di pensiero e di religione, allora noi ci crederemmo, penseremmo che dicono il vero o che “truccano” l’argomento?

Perché non dire come stanno le cose? Una campagna e una decisione per togliere il Crocefisso dalla scuole pubbliche italiane sarebbe impopolare e verrebbe vissuta dalla maggioranza come una privazione, un’espropriazione. Dunque una cosa da non fare, inopportuna e contundente. Perché la fede cattolica è costume di massa ancor più che autentica religione di massa. Il Crocefisso su quelle pareti questo testimonia e attesta e, fino a che questa sarà la realtà, che il Crocefisso resti dove sta.

Ma raccontarci che il simbolo di una religione è “simbolo assoluto” che tutte le religioni racchiude e rappresenta, perfino i valori di chi religione non ha, raccontare che è il “simbolo assoluto” di una civiltà, questo è un trucco. Che nasconde violenza ideologica e che veste quel Cristo in croce proprio dei panni di cui si finge di volerlo spogliare: i panni di un dio obbligatorio, unico e di Stato.