Rettori, studenti, Ordini: santa alleanza difende la “laurea di carta”

di Lucio Fero
Pubblicato il 27 Gennaio 2012 - 14:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un’alleanza mai vista: Rettori e “baroni” delle Università insieme a studenti militanti di destra e sinistra e anche studenti semplicemente sindacalisti di se stessi e insieme ancora gli Ordini professionali, gli avvocati prima di tutti. Un’alleanza mai vista così vasta e convinta a difesa del “pezzo di carta”, cioè della laurea unica, uguale per tutti. Della laurea “patente” che, proprio come la patente di guida, attesta che puoi guidare ma ben si guarda dal segnalare se guidi bene o arranchi al volante. L’alleanza ha sventato il più massiccio attentato al “pezzo di carta” e cioè l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Se la laurea ha valore legale, allora per forza di cose e in punta di diritto tutte le lauree hanno lo stesso valore. Una volta che hai preso il “pezzo di carta” niente e nessuno è autorizzato a scrutare, esaminare di che pasta sia fatta quella carta. Carta da imballo o filigrana fa lo stesso: è sempre carta legale. Se invece togli il valore legale, ogni laurea vale per quel che c’è dentro: quale Università l’ha rilasciata, con quali docenti, con quali strutture, con quali studi e fatiche.

Differenziare le lauree togliendo loro il carattere di patente universale e piallata è cosa che non piace, fa inorridire Rettori e “baroni”. Sarebbero chiamati, costretti a rendere conto della qualità dei rispettivi Atenei e Cattedre. Non sia mai a migliorare entrambi e ad entrare in concorrenza scientifica tra loro. Non piace e fa inorridire gli studenti: sarebbero chiamati, costretti a “selezione” dio non voglia tra i migliori. Non piace e fa inorridire gli Ordini professionali, sarebbe la laurea di qualità e non l’Ordine a fare e designare chi è “professionista” e chi lo è un po’ meno. Il primo attacco è stato sventato dalla grande alleanza mai vista, il valore legale della laurea resta.

Ma c’è il secondo attacco, il nemico della grande alleanza mai vista sta tentando l’aggiramento. Si vuol stabilire che nei concorsi pubblici valgano più gli esami che i titoli. Insomma che uno bravo all’esame vale più di uno che al concorso porta soprattutto il “pezzo di carta”. Rettori e “baroni”, studenti di destra e di sinistra, Ordini professionali sono fieramente per la prevalenza del “titolo” sull’esame. Secondo la grande alleanza mai vista è il “titolo” il vero merito e non il risultato all’esame. Il “titolo” rassicura, in fondo è alla portata di tutti. Il “titolo” protegge, sotto la copertura dei “titoli” tutti i laureati sono uguali. L’esame invece è rischio, impegno, selezione. Non sia mai: le fabbriche e le maestranze del “pezzo di carta”, gli aspiranti alla “patente” e i vigili urbani del traffico contingentato delle professioni vigilano perché nessun esame abbia mai il potere sfrontato di vedere e mostrare quanto vale il pezzo di carta chiamato laurea.