Ruby: “Berlusconi mi chiamò il giorno subito dopo…” Il diavolo nei particolari

di Lucio Fero
Pubblicato il 20 Maggio 2013 - 13:08 OLTRE 6 MESI FA
Ruby in aula a Milano racconta la sua verità

Ruby (LaPresse)

ROMA – Lele Mora le ha mandato una macchina, passerà a prenderla un autista. E’ un invito a cena ma non si sa a cena da chi e dove, non le è stato comunicato (dal che volendo si evince che Ruby accettava inviti a cena con destinazione ignota da parte di Lele Mora). Macchina e autista arrivano e caricano Ruby e anche Emilio Fede “che aveva finito il Tg4”. Ma il giornalista sta sempre al telefono e neanche degna di uno sguardo la ragazza che è in macchina con lui. Però lei lo riconosce ma sta zitta: “Non sapevo come fossi finita lì, non mi facevo domande”. Dal che, volendo, si torna ad evincere che Ruby è una che sale in macchina, va a cena dove le combinano e, chi trova trova in macchina e a cena, non fa domande.

A cena “c’era una tavolata con una ventina di ragazze, tutte belle e vestite bene”. Alla tavolata Ruby racconta: figlia di una cantante brasiliana e di un manager egiziano, imparentata con il rais Mubarak, scappata da un padre padrone che non voleva diventasse cristiana e per questo l’aveva ferita con l’olio bollente sulla testa. Così Ruby racconta se stessa e alla tavolata in molti si commuovono. Ma Ruby fremeva: “Non vedevo l’ora di andar via” perché doveva raggiungere l’uomo che amava ma l’aveva lasciata. (Dal che si evince che Ruby prima accetta una cena da sconosciuti, poi si ricorda di essere perdutamente innamorata e abbandonata tutto nella stessa serata).

Comunque il padrone di casa, cioè Berlusconi, le regala all’uscita una busta con 2.000 euro. “Disse che era un aiuto e gli avrebbe fatto piacere ospitarmi ancora. Chiese il numero di telefono che gli diedi. Mi richiamò il giorno dopo chiedendomi come stavo, se mi aveva fatto piacere il suo aiuto e se tornavo per il prossimo week-end”.

Attenzione, fermo immagine, touch screen a dilatare e inquadrare le ultime frasi della deposizione di Ruby al Tribunale, la deposizione “innocentista”. Si evince, si vede un Silvio Berlusconi che, dopo essersi commosso per il racconto della Ruby seviziata dal padre islamista, regala 2.000 euro, chiede il numero di telefono e telefona…la mattina dopo!

Non deve averci dormito la notte Berlusconi al pensiero di quella povera sventurata. Capitata a casa sua per caso. O meglio nell’ambito della filantropica attività di Lele Mora che come è noto e ovvio usava invitare a cena a casa del premier ogni fanciulla bisognosa. Capitata per caso ma entrata nelle attenzioni e preoccupazioni del…premier. Infatti il capo del governo italiano il giorno subito dopo della cena da 2.000 euro a ragazza, che fa? Telefona alla ragazza. E chiede: “Come stai, ti ha fatto piacere il mio aiuto? Ritorni a fine settimana?”. Va ricordato che l’aiuto sono 2.000 euro. Va ricordato che questa è la versione innocentista di Ruby. Ciascuno provi a riprodurre nella sua vita reale l’esatto significato del “ti ha fatto piacere il mio aiuto, torni a fine settimana?”. Ciascuno misuri e interpreti il significato, la modalità, la natura del rapporto, del legame, della conoscenza. Ciascuno pesi il senso di un capo del governo che la prima cosa che fa il giorno dopo è chiamare al telefono la povera sventurata portata dal caso e da Lele Mora a casa sua.

E’ da questi articolari che si giudica una deposizione. Particolari che richiamano il vecchio adagio “in vino veritas”. Sì, nei particolari della deposizione “innocentista” di Ruby, tra molte “arcorate”, c’è il diavoletto della verità. Berlusconi che la chiama subito, all’indomani, che le chiede se “l’aiuto” ha “fatto piacere”, Berlusconi che tutte le altre volte la chiamerà sempre di persona. E Ruby che a un colpo di telefono andava, dovunque e senza domandare. A un colpo di telefono di Lele Mora, bastava per muoverla a sera. Anche prima che le telefonasse Berlusconi in persona.