La sindrome di Penelope: maggioranza disfa ciò che governo fa

di Lucio Fero
Pubblicato il 17 Agosto 2011 - 13:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – La sindrome di Penelope: maggioranza prova a disfare ciò che governo fa. Tra un po’ lo brevetteranno come prodotto Dop e Doc della politica italiana, è infatti una nostra esclusiva. Riepiloghiamo: la grande manovra è grande più o meno 45 miliardi. Silvio Berlusconi aveva provato a raccontarla come una manovra tutta di risparmi di spesa e poche tasse, “altrimenti l’Europa non ce la passa”. Infatti quasi trenta miliardi su 45 sono di tasse ma la frase buttata lì serviva al premier per “spiegare” che la tassa patrimoniale era L’Europa a non volerla. Particolari, particolari da cui non si giudica, ormai, almeno in Italia un premier. Di questi trenta miliardi la maggioranza che sostiene il governo vorrebbe cambiarne, abolirne, modificarne almeno un po’: più o meno una ventina. Una piccola “correzione”, pari al 70 per cento delle nuove tasse e alla metà di tutta la manovra. La maggioranza, Lega e Pdl, alacremente lavorano a sbarazzarsi del “contributo di solidarietà”: 4 miliardi. I ministri del governo lavorano a sbarazzarsi dei tagli di spesa ai Ministeri: sei miliardi. Lega e Pdl, con il concorso esterno dell’opposizione, lavorano a sbarazzarsi dei tagli di spesa a Regioni, Comuni e Province: 12 miliardi nei tre anni. Che tagli di spesa non sono ma tasse perchè Regioni, Comuni e Province se li riprenderanno con le addizionali Irpef e Irap.

E’ un lavoro responsabile e attento, infatti i parlamentari della maggioranza giurano che mandare al macero metà della manovra sarà fatto “a saldi invariati”, cioè trovando quei miliardi da un’altra parte. Guai a chi ne dubita e vituperio per chi pone l’importuna domanda: quale altra parte? Il Pd ha detto: l’altra parte potrebbero essere in parte i 180mila italiani che su 104 miliardi di capitali fiscalmente “ripuliti” con lo scudo fiscale hanno pagato la modica aliquota del 5 per cento. Bersani è stato esagerato: ha detto facciamo loro pagare il 20 per cento, meno della metà di quanto dovevano se avessero pagato le tasse invece di evadere. Farebbero più o meno 15 miliardi. Pare non si possa, pare gli evasori scudati abbiano fatto ferreo patto con lo Stato, patto che non si può infrangere. Quello su pensioni e redditi da lavoro dipendente è stato infranto, come recita la manovra “in deroga allo Statuto del contribuente”. Ma per gli ex(?) evasori infrangere non si può: il governo sta riflettendo se far loro pagare, ma valli a trovare, l’uno o il due per cento: un paio di miliardi al massimo. Poi nel Pdl, con l’appoggio dell’Udc, si sta pensando, “a saldi invariati” di introdurre il quoziente familiare nel contributo di solidarietà. Insomma l’aliquota al 48 per cento dovrebbe essere più bassa per chi ha famiglia e figli. Chi paga la differenza? Non si sa.

“A saldi invariati” la maggioranza sta febbrilmente lavorando a smontare una ventina di miliardi della manovra. “A saldi invariati” al posto di quei venti se ne intravedono non più di due. La sindrome di Penelope e la questione diventa: voi comprereste un Btp da questi venditori? La Bce compra ma i tedeschi, con i francesi al seguito, stanno facendo la faccia, almeno la faccia cattiva. Addirittura: i Fondi europei non erogati a chi non pareggia il bilancio. Insorgeranno i Miccichè di tutta Italia, sarebbe la fine, un vile attentato alla nostra economia politica, in particolare nel Mezzogiorno. Per cui la maggioranza produce gruppi e gruppetti, pacchetti di voti e di pressione: cambiamo la manovra. In fondo sono liberi parlamentari, fanno il loro mestiere, il Parlamento non è il notaio del governo, ha diritto e dovere di intervenire, cambiare. Sono lontani i tempi in cui nella maggioranza non c’era uno che era uno che voleva cambiare, discutere, emendare le leggi sulla giustizia. Giustizia sulla quale sono state votate gran parte delle 43 fiducie chieste da Berlusconi. Ma allora si votava sui fatti e sui soldi del premier, adesso si tratta della “roba” loro. Per cui Penelope lavora di notte e anche di giorno. Ma chi erano mai quei ministri che hanno approvato all’unanimità la manovra, cloni impostori dei vari Maroni, Brunetta e Bossi?