Sondaggi: Pd perde perché gli manca voto “rosso”. Va a M5S

di Lucio Fero
Pubblicato il 21 Dicembre 2015 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
Sondaggi: Pd perde perché gli manca voto "rosso". Va a M5S

Sondaggi: Pd perde perché gli manca voto “rosso”. Va a M5S

ROMA – I sondaggi elettorali in Italia (ultimo quello Pagnoncelli/Corriere della Sera e già da tempo quelli del lunedì sul Tg di Mentana) parlano la stessa lingua, cantano la stessa canzone. Tutti i sondaggi concordano su una tendenza, un processo, un movimento, una dinamica del voto in caso di elezioni. E tutti dicono che c’è un consistente gruppo di elettori che, dovesse scegliere tra Berlusconi/Salvini e Renzi farebbe vincere il Pd al ballottaggio. Dovesse invece la scelta essere tra Renzi e Grillo o chiunque possa essere il candidato premier M5S, quello stesso gruppo di elettori farebbe vincere al ballottaggio appunto il Movimento Cinque Stelle.

Il Pd infatti nei sondaggi non perde né quando si tratta di votare partito per partito, come fosse un conteggio di consensi proporzionale o come un primo turno di un sistema con premio di maggioranza. In questa conta in tutti i sondaggi il Pd arriva primo, è il primo e più votato partito. Qualcuno calcola con due, altri con tre, altri con cinque punti percentuali di vantaggio sul secondo partito più votato che per alcuni sondaggi è M5S e per altri è una lista unita tra Forza Italia/Lega/Fratelli d’Italia. Di preciso un sondaggio queste cose non può saperle, è sciocco anche chiedere a un sondaggio risposte a domande del tipo quale distanza con precisione…

Non perde il Pd neanche quando al secondo turno o ballottaggio dovesse trovarsi di fronte all’alleanza Berlusconi/Salvini/Meloni. Alleanza, qualora si facesse, elettoralmente non debolissima visto che sembra, qualora esistesse, di contendere a M5S il secondo posto al primo turno e quindi l’accesso al ballottaggio. Eppure di fronte ad ogni destra unita in una sola lista il Pd al secondo turno vince in tutti i sondaggi. Non a mani basse ma senza grandissime difficoltà.

Invece il Pd perde, e solo qui perde, se l’avversario al ballottaggio è M5S in partenza elettoralmente pari o perfino più debole di Berlusconi/Salvini/Meloni che, come si è visto, lo stesso Pd batte. Come succede questa cosa complicata e apparentemente contraddittoria? Si spiega appunto con quel consistente gruppo di elettori che Renzi lo vota contro Berlusconi/Salvini/Meloni ma Renzi non lo vota contro Grillo/Di Maio. Anzi, nel caso vota M5S.

Chi sono questo elettori? Sono, in parte si sentono, molti così si presentano, il voto “rosso”. Rigorosamente tra virgolette perché, a parte pochi segmenti di questo blocco elettorale, il “rosso” in questione nulla ha a che vedere con comunismo e socialismo più o meno sognati o rivendicati. E’ voto quello che preferisce M5S a Renzi in caso di ballottaggio che si vuole e si sente molto di sinistra, anzi di sinistra genuina. Su questo non ci piove. Ma che questa sinistra che si sente e si vuole tale sia culturalmente e socialmente “rossa” come un tempo questa dizione indicava è altamente improbabile.

Un caso per tutti: Roberto Saviano che certamente è un riferimento culturale e mediatico per questo tipo di elettore, Saviano che è quasi bandiera di certa sinistra è culturalmente e socialmente riconducibile all’area di valori e bisogni e lettura del mondo che furono del Pci, del Psi, insomma della sinistra storica italiana ed europea? Per nulla e in nulla.

Al Pd contro M5S manca il voto “rosso”. Ma che rosso è, di chi si tratta?

Una costola di questo voto che al dunque sceglie M5S e non Pd è costituita dalla vasta e non novissima gamma dei “delusi della e dalla sinistra”. Sono “delusi” da un quarto di secolo abbondante e infatti non sono più giovanissimi. Sono di solito ben integrati nella società, nelle professioni, spesso sono ceto dirigente. Ma sono “delusi”, a loro lamentare e votare, dalla sinistra che non cambia davvero le cose. Cose che peraltro loro non come elettori ma come agenti sociali non cambierebbero mai. Infatti sono cresciuti, anziani, piazzati, tendenzialmente immobili nella protezione delle cose come stanno. Ma nell’urna elettorale no, nell’urna vogliono votare alternativo.

Più nuovo è il gruppo dei “truffati”. Truffati dalla realtà rispetto alle loro aspettative. Ad esempio gli infiniti precari di ogni dove che hanno l’aspettativa di un’assunzione e un posto sicuro perché è solo questione di tempo e di graduatoria, ad esempio i lavoratori salariati di settori senza concorrenza che hanno l’aspettativa di regolari aumenti di salario scatti di anzianità…Per questi e molti altri è andata avanti così per decenni (per quelli che c’erano prima al posto di quelli che aspettano adesso). Così che chi oggi è in fila si sente “truffato”. E cerca qualcuno che lo risarcisca della truffa. I più numerosi sono i pensionandi, quelli a cui è stata “scippata” la pensione a 60 anni o prima. I più rappresentativi di questa rabbia e furore verso la realtà sono gli investitori (investitore e non risparmiatore) è uno che piazza più di centomila euro su una sola obbligazione o azione.

I delusi dalla sinistra, i truffati dalla realtà. E ancora i lavoratori della spesa pubblica. Mai tagliata in realtà da nessun governo, men che mai da quello di Renzi. Ma tagliata nelle aspettative di crescita. E allora amministratori pubblici e relative clientele non ci stanno alla “macelleria sociale”. E poi i purissimi epuratori, quelli per cui il principio santo è che conta chi sei non quel che fai. Quelli per cui non conta sapere se ne hai tratto vantaggio, conta che sei parente. E se sei parente allora sei complice. A margine va notato che i purissimi epuratori con queste grida mostrano di ritenere la famiglia comunque e sempre una sorta di associazione se non a delinquere comunque a far danno al prossimo. Nella loro visione e predicazione la famiglia è sempre una P2 in miniatura. Devono aver vissuto in famiglie così, ce ne sono moltissime in effetti in Italia, ma i purissimi epuratori ne hanno fatto una condizione obbligata, naturale quella della famiglia fondata sulla missione di fregare il prossimo.

E, ultimi ma non ultimi a comporre questo voto “rosso”, i lavoratori di corporazioni varie, soprattutto, ma non solo, del pubblico impiego.

I delusi integrati, i truffati furenti con la realtà, gli epuratori di viscere e mestiere, le corporazioni fattesi sindacato e viceversa…tutti segmenti sociali, interessi e gruppi rispettabili quanto altri non corpo sociale. Ma che di “rosso” hanno poco o nulla intendendo l’equità e la giustizia sociale come un generale diritto ad acquisire quote parti di denaro pubblico e privata ricchezza a prescindere da produzione appunto di ricchezza. Un piccolo esempio, Arturo Scotto a nome di Sel alla Camera annunciando il suo voto di sfiducia a Maria Elena Boschi: “Non entro nel merito della questione…”.

Già questo elettorato che al dunque farebbe vincere M5S contro Pd non ama entrare nella questione. E non è solo Sel o Sinistra Italiana neonata e ribattezzata. Sono milioni, dalla prof a scuola al manager pubblico della sanità…C’è perfino un grande quotidiano che nato liberal democratico, poi in egemone osmosi con la sinistra italiana, oggi è di fatto culturalmente grillino perfino a sua insaputa. Indovina quale e hai l’identikit, il dna base dell’elettore che al ballottaggio farebbe (farà?) vincere M5S contro Pd.