Trasporti locali: prendi 1 paghi 5. Non era già pagato con la benzina?

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Dicembre 2011 - 13:25 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Benzinaio, a fare rifornimento. Sguardo alla colonnina: benzina a 1,72 euro al litro. Ricordo di giornali letti nei giorni scorsi: la benzina è aumentata, le famose accise, per finanziare, pagare il trasporto pubblico locale. Bene, i treni dei pendolari e anche i bus non possono, non devono essere “tagliati” più di quanto non siano. E vanno pagati: biglietti e tariffe non ce la fanno a pagarli. Dunque li paghiamo noi come contribuenti, li paghiamo tutti ogni giorno o quasi alla pompa della benzina o del diesel. Rifornimento fatto: 20 euro dodici litri. Poi sguardo al giornale di oggi, non quello dei giorni scorsi dove si spiegava che i trasporti pubblici li si pagava con l’aumento delle accise sui carburanti.

Sul giornale di oggi si legge: “Accordo fatto tra governo e Regioni per il finanziamento del trasporto pubblico locale, ossia per i treni dei pendolari”. Sarà chissà perché la ripetizione della notizia che la benzina aumentava per questo? Sbagliato: è la notizia che agli 800 milioni di ulteriore tassa sulla benzina che già da giorni paghiamo per i trasporti pubblici si aggiungono altri quasi mille milioni, insomma un miliardo, per i trasporti pubblici, sempre quelli di prima. Milioni 314 che il governo destina “una tantum” alle Regioni più milioni 86 che il governo si impegna a versare, più milioni 148 che vanno dall’edilizia sanitaria ai trasporti, sempre quelli, sempre gli stessi trasporti. Più 307 milioni che l’assessore ai Trasporti della Regione Lombardia ha detto “si scaricheranno su Trenitalia”, cioè che le Regioni a Trenitalia non pagheranno. E così Trenitalia che offre servizi pessimi ai pendolari avrà robusto alibi per farlo e continuare a farlo.

La benzina a 1,72 euro al litro, anche per pagare i trasporti pubblici locali. E poi un altro miliardo dalle casse dello Stato a quelle delle Regioni, per pagare i trasporti pubblici locali. E poi gli aumenti dei biglietti e delle tariffe, dal 10 al 25%, per pagare i trasporti pubblici locali. Ma quante volte le paghiamo questi trasporti pubblici locali? Una volta come contribuenti alla pompa dei carburanti. Una volta come contribuenti con i soldi che lo Stato riversa alle Regioni. Un’altra volta come contribuenti “locali” che stanno per pagare un anno di aumenti arretrati e retroattivi delle aliquote regionali Irpef, appunto le “addizionali”. Un’altra volta come utenti che andranno a pagare biglietti e abbonamenti più cari. E un’altra volta ancora come utenti costretti a viaggiare sui peggiori e più lenti trasporti locali d’Europa. Cinque volte sono troppe, davvero troppe.

Oppure no, oppure sono poche cinque volte. Poche per pagare le troppe cose che pagano. La prima: l’oscurità del reale bisogno finanziario del trasporto locale, possibile che il governo Berlusconi avesse assegnato al comparto 400 milioni e quello Monti sia arrivato a quasi due miliardi? Troppo “tirchio” Tremonti o troppo “sensibile” Monti? La seconda cosa che si paga: l’oscurità dei bilanci e della gestione, entrambi legati al dogma, rispettato ma non dimostrato, che trasporto locale sia possibile solo in perdita, che questa del deficit che sempre cresce sia una legge naturale, un principio non negoziabile. La terza cosa che si paga: la non volontà delle Regioni di mollare l’osso delle tante troppe aziende locali e la non volontà delle Regioni di spendere meno per se stesse, per i collaboratori, consulenti, retribuzioni, vitalizi…La quarta cosa che si paga è la demagogia per cui tutte le linee e tutte le stazioni, proprio tutte, sono “presidio di democrazia”. La quinta che si paga: il federalismo praticato come moltiplicazione della spesa e azzeramento della responsabilità della spesa. Ecco, con tutte queste cose da pagare non stupisce che i trasporti locali li paghiamo cinque volte. Non stupisce, avvilisce.