Troppo bello o brutto per essere vero, dialogo sulla “eccezione Monti”

di Lucio Fero
Pubblicato il 27 Marzo 2012 - 14:56 OLTRE 6 MESI FA

Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Troppo bello o troppo brutto per essere vero, qui di seguito riportiamo un dialogo, immaginario ma non tanto, sulla “eccezione Monti”.

Prima voce: “Stavolta il Professore l’ha fatta fuori dal vaso, ma hai visto, né più né meno che un ricatto al Parlamento. Ma tanto, anche se si agita, dove va? Figurati se si dimette, sta lì per mandato e missione di poteri forti che non hanno interesse a mollare la presa. E poi l’uomo ha ambizioni, domani presiedere un altro governo oppure salire al Quirinale. Ma deve imparare che in una democrazia parlamentare comanda appunto il Parlamento. Ma come si permette di dire che il paese non è pronto? Chi è che giudica se il paese è pronto no? Lui, la Fornero? E con quale diritto? Susanna Camusso lo ha rimbeccato dicendogli in faccia che il paese è sereno, un modo chiaro per dirgli di stare calmo. E anche La Repubblica lo ha bastonato ricordandogli in prima pagina che ci vuole buon senso governante che stavolta non si è visto, quasi rinfacciandogli che il paese è pronto mentre è il governo ad essere fuori giri”.

Seconda voce: “Veramente fino a ieri la Camusso proclamava che il paese era in forte e crescente tensione sociale, poi è diventato d’improvviso sereno, alla faccia della coerenza. E poi, a proposito di ricatti, cosa era quello della Camusso ripetuto per settimane? Quando uno dice: discutiamo, concertiamo ma tu non fai nulla se io non sono d’accordo, questa è democrazia se lo fanno i sindacati e ricatto se lo fa il governo? Quanto a La Repubblica, si mettessero d’accordo con se stessi: hanno pubblicato fior di articoli in cui si sosteneva e si spiegava che un governo non nominato dai partiti, un governo alla Monti, non era uno strappo alla democrazia parlamentare ma al contrario la sua piena realizzazione, hanno salutato, benedetto e omaggiato Monti salvatore della patria e liberatore da Berlusconi… Adesso, siccome Monti mette un dito in un occhio a Bersani, allora Monti non va più bene e non ha più buon senso governante? I poteri forti? Ma non mi avevi spiegato che era una formula plebea e populista senza aggancio con la realtà? E ora la tiri fuori proprio tu, tu che eri quella sera di novembre in piazza del Quirinale a festeggiare la liberazione? Certo che è il Parlamento a decidere ma se un Parlamento decide di smontare quel che un governo fa, allora quel governo ha il diritto dovere di dire arrivederci. E poi non mi raccontar balle, lo sai benissimo che i partiti, i due maggiori partiti, Monti se lo vogliono tenere lì alla sola e precisa condizione che non faccia nulla d’ora in poi. Dici: Monti, dove va? E io ti dico: e i partiti dove vanno senza Monti? Fanno un altro governo? E con chi, con quale maggioranza? Vanno alle elezioni anticipate? Se Monti abbia ambizioni come tu dici io non lo so, ma tu sei proprio sicuro che Monti ragioni e scelga secondo i parametri dei politici a vita?”.

Prima voce: “Ma che vuoi, sfasciare il paese? Questa storia dell’articolo 18 è uno scalpo che Monti vuol portare in dono all’Europa e ai mercati finanziari. Per tagliare questo scalpo dobbiamo spaventare la gente, diffondere la paura dei licenziamenti? Come se creare posti di lavoro fosse una conseguenza del poter licenziare. Questa è una bugia ideologica, piuttosto il governo ne crei di posti di lavoro, cosa che non fa. Se non fosse uno scalpo il governo accetterebbe di mettere ogni licenziamento in mano al giudice e ai Tribunali, lasciando alla magistratura di decidere se c’è reintegro al posto di lavoro o indennità economica. Le vere riforme si fanno concordate, altrimenti sono forzature. Forzature che spaccano: pensa se passa che licenziabili sono anche gli statali, vuoi la rivolta?”.

Seconda voce: “Le riforme vere quelle concordate? Da venti e passa anni almeno tutto quello che si è fatto o non fatto è stato concordato e concertato. Concordato e concertato è stato ad ogni passo e livello il disastro attuale: altissimo debito, pesantissimo fisco, bassissima produttività, scarico di ogni peso e ingiustizia sulla generazione a seguire: questo è quello che le forze sociali e politiche hanno concordato e concertato. Ma fammi il piacere…Tutti i licenziamenti dal giudice? E magari anche togliere l’aggravio di costo per le aziende sui contratti a tempo determinato e comunque precari. Così si mettono tutti d’accordo, è vero. Tutti d’accordo nel non fare nulla, nel lasciare tutto come prima. E’ questa la tua concordia sociale? Bene, se si fa così tutti tranquilli, tranquilli come cadaveri immobili. Parli di ideologia e cosa è se non ideologia l’idea che è alla base della difesa del reintegro, l’idea che il posto di lavoro sia proprietà acquisita dal lavoratore?”.

Prima voce: “Non ci capiamo e soprattutto fai finta di non capire: Monti è stato mandato dai partiti e dal Parlamento per aggiustare e non per smontare e rimontare il sistema. Quest’ultimo, semmai, è compito dei partiti che prendono i voti alle elezioni e del Parlamento che si assume le responsabilità. Altrimenti è…dispotismo, sì dispotismo sia pure illuminato. E stavolta non mi pare neanche tanto illuminato. Fosse illuminato saprebbe che le cose si fanno con gradualità”.

Seconda voce: “Gradualità? E’ dagli anni novanta che sento questa parola. Sono venti anni di inviti, appelli e moniti ad essere graduali nello spiegare ai sindacati che non sono i depositari dell’interesse generale”.

Prima voce: “Ma ce l’hai con i sindacati, li vuoi eliminare? Allora te la dico tutta: questo governo è tutto tasse e distintivo. Non taglia la spesa pubblica, non promuove investimenti, pasticcia sulle liberalizzazioni, esagera sulle pensioni”.

Seconda voce: “Te la dico tutta anch’io: questo è un paese che nelle sue forze politiche e sindacali, tanto per usare l’espressione di Monti, ha chiesto per mesi a gran voce una patrimoniale. Poi ne è arrivata una sulla casa di patrimoniale, roba da centinaia al massimo un paio di migliaia di euro a famiglia con doppia casa e già ci vogliono le galosce per camminare nel mare di lacrime. Un paese che ha sopportato l’aumento dell’età pensionabile e un attimo dopo ha chiesto eccezione per le nuove regole per soli quattrocentomila pensionandi, un esercito. Con i sindacati che promettono alla gente che, passato Monti, un po’ si torna indietro e con i partiti che fanno l’occhiolino in campagna elettorale. Un paese che invoca meno spesa pubblica ma appena la sfiori si mobilitano Regioni, Comuni, Province, comitati di cittadini e corporazioni varie. Un paese dove i professori di scuola e università non vogliono essere valutati e neanche gli studenti. Un paese dove sono 330 i cantieri mai aperti o bloccati per una sorta di pandemia No Tav. Un paese pronto ad accettare che qualcuno gli impedisca di fallire finanziariamente a condizione che sia gratis. Ecco a cosa è pronto il paese: a farsi salvare gratis oggi e a farsi di nuovo ungere di denaro pubblico domani. Monti o chi per lui, era troppo bello per essere vero, un paese nato tondo non può morire quadrato”.

Prima voce: “Ecco, bravo, dici giusto: morire. Ma perché dovremmo morire per Monti o per questa penitenziale idea che è tutto sbagliato, tutto da rifare? Dobbiamo morire di tasse? Dobbiamo far morire le aziende che aspettano di essere pagate da Regioni e Comuni che non possono spendere strozzati dal patto di stabilità? Dobbiamo ridurre il denaro che circola così che si consuma di meno e si licenzia di più? E dobbiamo far fare tutto questo come pecore penitenti guidati da pastori in loden e bastone? Finalmente cominciamo a capire che tutto questo è troppo brutto per essere vero”.

Seconda voce, in tono di mesta sfida: “Su una cosa siamo purtroppo d’accordo: forse non è mai stato vero, sta smettendo di essere vera l’eccezione Monti. Eccezione che conferma la regola di un paese perso”.

Prima voce, in tono di ritrovata sicurezza eppure con involontario falsetto: “Perso sarai tu dietro pericolose illusioni. Sta smettendo di essere vero che Monti e i suoi fanno come gli pare. Presto toccherà agli elettori, alla democrazia, alla normalità”.

Seconda voce: “Ah, ecco te li raccomando gli elettori e i partiti, i primi sono decenni che votano ogni schifezza, i secondi sono decenni che ogni schifezza la fanno”.

Prima voce: “Lo vedi, sei anti democratico”.

Prima e seconda voce all’unisono l’una rivolta all’altra: “Peggio per te”.