Truffa: “Le facciamo comprare la Questura di Roma”. E il “signor Rossi” si tuffa perché “non si mai”

di Lucio Fero
Pubblicato il 23 Settembre 2010 - 15:12| Aggiornato il 13 Ottobre 2021 OLTRE 6 MESI FA
Totò “piazza” la Fontana di Trevi in “Totò truffa 60”

A Roma si stavano vendendo la Questura e avevano trovato chi staccava assegni per comprarla. Una truffa, evidente e grossa come una casa, anzi come il palazzo di sei piani in centro dove sono gli uffici della Polizia di Stato. Eppure qualcuno ci ha creduto, più d’uno ha pensato fosse possibile, valesse la pena tuffarsi nell’affare. Perché? Perché la “madre dei fessi è sempre incinta”? E’ la prima risposta che viene in mente, la più ovvia. Ma è una risposta sbagliata. Il “perché” è che viviamo in un paese dove ormai “non si sa mai”. E la gente, la gente comune e non solo i truffatori, si adegua.

“Non si sa mai”: Roma è una città dove è pacifico che se “conosci qualcuno” puoi entrare nel giro di quelli che “le case ce l’hanno”. Non le case normali, quelle di pregio. Esiste una altolocata e ottimamente frequentata organizzazione. Si chiama “Propaganda Fide” e chiunque sa che dispone di un paio di migliaio di appartamenti che affitta e vende a condizioni di favore a chi “conosce qualcuno”. Clienti e gestori di Propaganda Fide sono ministri, architetti, avvocati, magistrati. Perchè il “signor Rossi” dovrebbe trovare incredibile e impossibile che altre “Propaganda Fide”, se del caso di serie inferiore, non esistano e non possano “capitare” anche a lui? A Roma e in altre città italiane ci sono appartamenti che vanno all’asta. Asta giudiziaria, insomma vengono venduti per ripagare i creditori almeno in parte. Creditori di proprietari che non pagano o non riescono a pagare i loro debiti. Il “signor Rossi” lo sa ma non sa come si entra nel “giro” delle aste.

E allora, come racconta un “signor Rossi” che ha sganciato 300mila euro sicuro di acquistare immobili del valore di più di un milione, viene avvicinato, conosce per “caso” un “uomo d’affari” che mostra la sua familiarità con quelli del “giro”. L’uomo d’affari dice: “C’è un palazzo in centro che è finito in mano alle banche, banche che vogliono rientrare, insomma vendono sotto costo”. L’uomo d’affari si mostra intimo o almeno in rapporti di affari con quelli del “giro”. Indifferentemente attori, politici, calciatori volti noti. E il “signor Rossi” si ingolosisce e convince: se ci sono loro…Il “non si sa mai” si trasforma nella sua testa in un “stavolta si sa, stavolta se sono svelto tocca a me il giro buono.

E il “signor Rossi” si tuffa. Si tuffa nello stesso “affare” descritto e immortalato da “Totò truffa ’60”. Cinquanta anni fa era già tutto in un film, appunto quello di Totò e Nino Taranto che vendevano la Fontana di Trevi. Ma allora era una storia paradossale, una favola narrata di cui tutti potevano sorridere e in cui nessuno poteva credere davvero. Come in molti altri campi la realtà ha superato nel mezzo secolo trascorso la fantasia. E’ successo, succede che il “giro dei qualcuno” distribuisca. L’esperienza, la cronaca, i fatti dicono che “non si sa mai”. Perciò il “signor Rossi” si tuffa nella rete dei truffatori.

Uno dei truffatori di cognome si chiama Testaguzza, ma non c’è ormai bisogno di una testa fina per gettare e dissimulare la rete. I Testaguzza del 2010 possono raccontare in giro, possono suggerire al “Signor Rossi” che sono in grado di piazzare la figlia nella segreteria privata del ministro Bondi, possono dare come credenziale un aperitivo preso con Pietro Taricone o un numero di cellulare di Cafù. Possono esibire come garanzia gli avventori vip del ristorante “Sapori di Sicilia” di Grottaferrata. Tutto falso ma tutto possibile e non più incredibile. Possono i truffatori fare “sistema”: il titolare del ristorante, Francesco Mario Dimino, un avvocato, Ernesto Rampini, un public relation man dell’immancabile società di “eventi”, il titolare di una società immobiliare, Giuseppe Barbagallo. Sono, tutti insieme e insieme a qualcun altro, una fotocopia perfetta anche se tarocca del “giro che conta”. E il “Signor Rossi” si tuffa a compare la Questura, hai visto mai nel paese del “non si sa mai”?