Manovra, tagli, spesa pubblica, sanità e sprechi

di Gustavo Piga
Pubblicato il 7 Gennaio 2012 - 20:13| Aggiornato il 9 Gennaio 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il tema degli sprechi negli acquisti pubblici non è marginale, se si pensa che se ne possono conseguire 40 miliardi di risparmi.

Ci sono purtroppo dei limiti. Non sarà infatti la spending review (letteralmente valutazione della spesa pubblica) a creare spazio fiscale e risorse nel bilancio pubblico: porta via troppo tempo elaborarla. Tra anni sarà ultimata e sarà troppo tardi.

Anche il dibattito pubblico sul taglio degli stipendi ai parlamentari appare come un sonnifero perfetto per scordarci che la vera questione è altrove. Le somme dei risparmi derivanti da una riforma degli stipendi agli onorevoli vale un millesimo di quanto valgano le somme derivanti dal controllo degli acquisti pubblici.

Mentre le altre voci di spesa sono bloccate e difficilmente da esse troveremo risorse, è sugli acquisti pubblici – che pesano quasi il 15% del PIL e quasi il 30% della spesa totale – che dobbiamo dare l’anima per trovare gli sprechi.

Valga per tutti l’esempio, ricordato da Mario Baldassarri, Presidente della commissione Finanze e Tesoro  del Senato, intervistato da Tonia Mastrobuoni per la Stampa,  delle “troppe siringhe” che si usano nel nostro sistema sanitario: mediamente ogni paziente che esce da un ospedale dopo nove giorni dovrebbe avere 81 buchi, stando ai consumi ufficialmente dichiarati. La questione essenziale non è solo sui prezzi (amministrazioni pubbliche che lo stesso giorno comprano la stessa cosa a prezzi diversissimi) ma anche sulle quantità (perché a parità di pazienti e di prezzo c’è chi compra il doppio di siringhe?).

Non credo sia la soluzione giusta quella di “dare un budget e dire: tutte le p.a. possono spendere sulle voci di spesa quello che hanno speso nel 2009, più l’inflazione”, come sostiene lo stesso Baldassarri. Già nel 2009 molte amministrazioni spendevano troppo e perché altre spendevano poco e meritavano più fondi, non fosse altro perché avevano dimostrato di saper spendere bene i loro fondi.

Bisogna creare una cultura negli acquisti pubblici che si basi sul monitoraggio in tempo reale prima di autorizzare la spesa, il controllo in tempo reale delle anomalie per autorizzare la spesa, il premio alle amministrazioni che nell’anno si mostrano efficaci ed efficienti.

Ciò significa che va fatta subito  una legge che stabilisca che nessuna gara terminata può dare vita alla firma di un contratto se tutta l’informazione su quell’acquisto non è riversata in tempo reale presso un centro di competenze (perché non una nuova Autorità Anti Corruzione e Sprechi?) che ne verifichi la normalità, rispetto agli altri acquisti simili, con una oscillazione del 5% rispetto al prezzo medio analogo. In caso contrario la spesa non dovrebbe essere autorizzata .

Questa regola non dovrebbe creare rallentamenti negli acquisti: la stragrande parte delle amministrazioni pubbliche saranno immediatamente portate, per evitare guai, ad utilizzare come prezzo base per la gara i prezzi storici di aggiudicazione pubblicati dalla stessa Autorità. Con questa banca dati, tenuto poi conto delle caratteristiche della stazione appaltante quanto a numero dipendenti e attività svolta, sarebbe possibile anche avviare un controllo delle quantità acquistate e verifiche mirate che non solo scoraggeranno abusi ma permetteranno di premiare le amministrazioni più competenti ed attente con maggiori fondi.

Resta la domanda su cosa ci possiamo fare con questi 40 miliardi di risparmi? Per domandare beni e servizi e lavori alle nostre imprese, specie quelle più piccole, possibilmente pagandole in tempo. In altre parole, più appalti. La crescita che ne conseguirà abbasserà sia il rapporto deficit Pil sia il rapporto debito Pil:  è la crescita che genera stabilità e non il contrario!

Anticipo una domanda: se da un lato si diminuisce la spesa e dall’altro la si aumenta, come si fa a stimolare l’economia? Non è nullo l’effetto?”. Rispondo: con 300 euro, se compriamo 100 siringhe a 100 euro a Palermo e 100 siringhe a 200 euro a Bolzano, a Bolzano ci sono degli sprechi. Una volta individuati e bloccati, a Bolzano spenderemo 100 euro per le 100 siringhe, ma rimangono 100 euro di risparmi. Che ci facciamo? Ci compriamo 100 euro per 100 siringhe per l’ospedale di Lucca che non ne aveva le risorse ma ne aveva bisogno. Ecco che la spesa in euro è sempre 300 euro, ma abbiamo che la spesa reale è passata da 200 a 300 siringhe. Quelle 100 siringhe in più sono quelle che creano valore, reddito, occupazione.