Brunetta raccoglie la palla da Berlusconi e fa autogol

di Marco Benedetto
Pubblicato il 20 Settembre 2009 - 14:51| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA
Renato Brunetta

Renato Brunetta

I giornali possono scrivere quello che vogliono. Se scrivono cose non vere, i lettori se ne accorgono e li puniscono non comprandoli. Se offendono l’onore di un altro cittadino, ci sono leggi che lo tutelano e tribunali che giudicano.

Un membro del Governo non può parlare per fare titolo sui giornali o in tv. La posizione che occupa dà alle sue parole una credibilità superiore a quasi tutti gli altri e le cose che dice non possono essere prive di fondamento, perché nel momento in cui si rivelassero tali, la credibilità dell’intero sistema ne sarebbe danneggiata. Se poi per farsi capire ricorre al turpiloquio, squalifica non solo se stesso, ma anche l’intero Governo del quale fa parte.

Accusare chiunque di progettare colpi di Stato è un fatto molto grave. Il colpo di Stato è fuori della legalità, è un delitto. Se uno ha le prove, vada dai carabinieri o in questura o in procura. Non può sparare il sospetto in una intervista, anche perché, dicendolo così, Brunetta fa una cosa che pochi altri potrebbero fare impunemente: se lo avessi fatto io, avrei già sotto la porta la Croce rossa e i carabinieri. Strano che di fronte ad una accusa così grave la procura della Repubblica competente per territorio non abbia aperto un fascicolo.

La spiegazione più semplice è di sicuro quella che nessuno lo prende sul serio. Ma si dà il caso che Brunetta è un ministro in carica del Governo in carica della Repubblica italiana e se nessuno lo prende sul serio è desolante quanto le cose che dice.

C’è poi una conseguenza molto fastidiosa di tutto questo: giustifica ancora una volta l’impressione che all’estero hanno dell’Italia come di una repubblica delle banane. Che lo faccia un giornale è brutto, ma anche questo è nei suoi diritti costituzionali. Che lo faccia un ministro, proprio è proibito.

Uno che come Brunetta insegna all’università dovrebbe sapere che i colpi di Stato si fanno con i carri armati, l’occupazione delle stazioni radio e tv e dei giornali e degli aeroporti e delle ferrovie e con gli arresti in massa. Pinochet, che avrebbe potuto scrivere un manuale, basato sull’esperienza, questo ha fatto, non chiacchiere da bar.

Progettare nuove maggioranze parlamentari e nuovi assetti di governo può essere il passatempo quasi onanistico di qualcuno malato di titanismo o l’impegno di leader politici che sperano in nuovi equilibri, ma non costituisce comunque un reato, non è proibito da nessuna legge, non è un colpo di Stato. Anche perché ne mancano tutti i presupposti.

La tesi di Brunetta è radicata in un concetto che Berlusconi sostiene da un po’ di tempo: poiché sono stato designato primo ministro dal popolo, chiunque cerchi di sostituirmi con chiunque altro è un eversore, perché viola la volontà degli elettori. Peccato semplicemente che nessun popolo lo ha mai designato e Berlusconi, infatti,  non si è mai spinto oltre, anche se sulle sue affermazioni, cui nessuno in realtà ha dato molto peso, oltre qualche titolo sui giornali, si sono innestate anche azioni giudiziarie.

Da abile manipolatore Berlusconi ha buttato lì un sasso, vedendo cosa veniva dopo. Magari si è anche convinto via via di quel che veniva dicendo, come capita a tutti noi, che più diciamo una cosa più ce ne convinciamo.

Con abilità Berlusconi confonde i voti, che sono stati attribuiti al suo partito e quindi indirettamente a lui, da circa un terzo soltanto degli italiani, con i sondaggi, che solo lui vede e di cui comunica ogni tanto i risultati, che verificano il gradimento dell’azione di governo. Il gradimento può andare oltre i voti e venire anche da elettori di altri partiti, opposizione inclusa.

Visto che nessuno raccoglieva il lancio del Capo, sembra proprio che Brunetta si sia chinato a raccoglierlo, facendo proprio il concetto ma arricchendolo e drammatizzandolo, superando, nel farlo, ogni limite.