Isis vi fa paura? Fate come col terrorismo ambientalista e..

di Marco Benedetto
Pubblicato il 2 Dicembre 2015 - 09:19 OLTRE 6 MESI FA
Isis vi fa paura? Fate come col terrorismo ambientalista e..

Effetto terrorismo Isis. Spiaggia vuota a Sharm el Sheik. Potrebbe essere l’alba, ma l’ombra fa pensare che sia vero.

Avessimo i nervi saldi a noi Isis ci farebbe un baffo.  Invece di lasciarci bombardare in modo passivo e acritico dalle notizie, dovremmo leggerle, meditarle e interpretarle. Molta gente, a causa della campagna terroristica Isis, ha cancellato le vacanze, non esce il sabato sera. Sharm el Sheik è da day after.

Una cosa si deve notare, la differenza fra il terrorismo di marca Isis, che colpisce e può colpire indiscriminatamente chiunque, e il te rrorismo stile brigate rosse che fu tormento in Italia 40 anni fa, he colpiva bersagli ben precisi, categorie (forze dell’ordine ma non vigili urbani, dirigenti industriali, giornalisti) ben precise.

Nei primi 10 mesi del 2015 in Italia sono morti 628 lavoratori in incidenti sul lavoro, che sono anche in aumento. Non dimentichiamo l’Aids: nel 2014 in Italia 3.600 persone hanno scoperto di essere siero positive. Cosa sono i 129 morti a causa degli attentati Isis di Parigi del 13 novembre al confronto? Eppure nessuno si emoziona perché i colpiti appartengono a una categoria anzi una classe spesso una razza diversa dalla nostra vecchia etnia.

Per ridimensionare le nostre paure, proviamo allora a confrontare i rischi che per ciascuno di noi comporta il terrorismo con altri generi di notizie, quelle legate all’ambiente. Ci sono ben 231 persone che muoiono ogni giorno in Italia per inquinamento magari senza nemmeno accorgersene. Quasi due volte le stragi di Parigi in un giorno solo ma tutti i giorni.

Invece un video in arabo ci manda sotto il tavolo, mentre il terrorismo ambientale e ambientalista, molto sviluppato negli ultimi anni ma solo in parte giustificato, non ci fa fare una piega.

È ben vero che gli italiani portano la bandiera del disinteresse per l’ambiente in cui vivono, peggio di tutti gli altri Paesi indistrializzati, non c’è dubbio su questo come non c’è dubbio che interventi forti possano contenere o modificare provlemi ambientali. Pochi ormai ricordano la nebbia di Londra, tanto cupa e fitta da dare il nome a un colore, il fumo di Londra, che ha ispirato romanzi e film. Quando il Governo ha vietato l’uso dei camini e delle stufe, carbone e legna, nella città, la nebbia si è diradata, quasi sparita. A New York i forni a legna sono proibiti, oltre ai camini, al punto che c’è una pizzeria, Grimaldi, proprio sotto il ponte di Brooklin, dall’altra parte del fiume, il cui vanto, oltre a una ottima pizza, è di cuocerla con un forno a carbonella. Si possono fare tante cose, ma attenzione con un allarmismo che fa rima con terrorismo e che sa anche tanto di protagonismo.

Siamo alla fine di un ciclo meteorologico (durata 10 mila anni) e turbamenti sono parte del processo. Il clima non è un monotono bel tempo da paradiso terrestre, ma ha sempre presentato comportamenti difformi: grandi calure, una piccola era glaciale. Scienziati, politici, ora persino Papa Francesco, fanno gara a chi le spara più grosse per conquistare un titolo sui giornali, un lancio sui siti internet.

Mi domando: come mai da quando l’uomo ha avviato il processo che dovrebbe portarci alla estinzione, che coincide con lo sviluppo della civiltà industriale, la vita media dello stesso uomo (e donna) si è allungata? Risposta: le medicine. Mia domanda: perché le medicine non c’erano prima? Mi rispondo: perché la medicina moderna, che ha sostituito sanguisughe, purghe e salassi con pillole e iniezioni, è frutto della stessa società industriale che secondo i profeti di sventura ci sta sterminando.

Un po’ di moderazione farebbe bene. Negli ultimi giorni abbiamo avuto, in ordine sparso:

Papa Francesco (da La Stampa):

«Clima: si cambi ora o mai più. Siamo al limite del suicidio»

Coldiretti (da La Stampa):

“La prima “black list” dei cibi delle feste. Dal salmone dell’Alaska alle more del Messico. Un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per più di 11 mila chilometri. Secondo loro anche le noci sarebbero da evitare.

Lo dicano a Fra Galdino.

“Inquinamento uccide 10 italiani l’ora. Pianura Padana tomba L’Italia è il Paese europeo in cui si muore di più per inquinamento: l’area più colpita del Belpaese, è quella della Pianura Padana”.

Questo titolo è di Blitz, nessuno è perfetto.

Persino a Riva Trigoso (Genova), incastrata fra monti e mare, dove un produttore di vino anche buono, Bisson, vorrebbe costruire un capannone, dove hanno sopportato per un secolo un grande cantiere navale e dove hanno bisogno di lavoro più che di pane, gli ambientalisti ricorrono al Tar perché il capannone, 2.550 metri quadrati, stravolge l’ambiente.

Divagazione anti ambientalista (sia ben chiaro: non anti cura e tutela dell’ambiente, che è un dovere universale e non può essere lasciato a una minoranza) non ingiustificata: dovrebbe servire a farci meditare sulla irrazionalità della paura del terrorismo bombarolo e esortarci a un minimo di razionalità e di distacco. Ma so che sono parole al vento.