Schiaffi all’Italia in Europa: una politica estera sbagliata e assente, il paradosso di Berlusconi

di Marco Benedetto
Pubblicato il 26 Febbraio 2011 - 00:22 OLTRE 6 MESI FA

A giudicare dal distacco olimpico con cui i governi europei hanno seguito il domino del Nord Africa, viene da pensare che non sia stata una cosa del tutto inattesa. Non si organizzano movimenti come quelli che hanno portato alla caduta di Ben Ali in Tunisia e Mubarak in Egitto, hanno turbato i sonni dei capi algerini e stanno scalzando dal trono anche Gheddafi, per chiudere con Iraq, Yemen, Bahrain, senza un minimo di preparazione che non può sfuggire a polizie del tipo che tengono o tenevano in pugno quei paesi.

Sono movimenti che nemmeno possono passare inosservati ai servizi di sicurezza dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo: sembra un po’ esagerato dire che hanno fallito tutti assieme italiani, francesi e spagnoli, senza contare le grandi compagnie petrolifere e gli inglesi e gli americani.

Vero è che i regimi autoritari sono a volte sorde rispetto ai segnali che vengono dal campo, che spesso sottovalutano gli avversari con la forza della loro arroganza e del loro disprezzo verso tutti gli altri e così Metternich dovette fuggire a precipizio da Vienna in rivolta, De Gaulle abbandonare Parigi, i sovietici furono colti alla sprovvista dalla rivolte ungherese e polacca e dalla primavera di Praga: quasi dovunque al vertice c’era un vecchio, come si poteva certamente definire un uomo di oltre settant’anni, così come oggi si può dire vecchio a uno che viaggi sugli ottanta, tipo Mubarak. C’è un’età, peculiare per ciascuno di noi, oltre la quale la capacità di discernimento, di giudizio, di reazione è ingarbugliata dalla lentezza dei riflessi, dalla nebbia dei ricordi, dalla convinzione che tutto si ripeta senza essere capaci di distinguere gli elementi di novità e di originalità che sono insiti in ogni tornante della vita e della storia.