Migranti, clandestini, Maroni e il Governo Berlusconi: oltre i respingimenti, ci vuole una politica

di Marco Benedetto
Pubblicato il 30 Agosto 2009 - 20:14| Aggiornato il 13 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Mi rendo conto che sto per scrivere parole  che vanno contro il comune sentire della pietà e del buon cuore, però credo sia giusto perché è quello che penso.

I problemi dell’Africa sono immensi, sono in gran parte colpa dei paesi occidentali, soprattutto quelli ricchi di antico , denaro, di origine coloniale. Sono soldi fatti quando l’Italia era a sua volta colonia, dei francesi e degli austriaci. Quando poi l’Italia ci ha provato a sua volta, i risultati sono stati patetici.

Quei paesi, prima l’Inghilterra, ma anche la Francia e il Belgio, continuano ancora oggi lo sfruttamento, attraverso società minerarie che non pagano tasse ma mazzette, attraverso forniture militari e ancora mazzette, che poi finiscono nelle casse delle banche inglesi. Quegli inglesi che poi saldano il conto guidando il movimento mondiale per l’abbuono dei debiti ai paesi africani.

L’Onu è incapace e impossibilitata a risolvere i conflitti da cui derivano poi le ondate migratorie: Darfur, Somalia, Eritrea, Congo per dirne alcuni. Dietro ci sono gli interessi occidentali per le materie prime, i cinesi stanno entrando in scena, e così il continente forse più ricco al mondo è anche il più miserabile, grazie alla combinata avidità dei paesi ricchi e dei suoi capi stessi.

Quella avidità non risparmia chi organizza il traffico di “migranti”. Non si arriva fino alle sponde dell’Italia dal Corno d’Africa senza una organizzazione internazionale che permette di superare frontiere, foreste, deserti e poi anche il mare. Non sono organizzazioni benefiche, ma di gente dura, per dire il meno, che lungo la strada distribuisce soldi a doganieri, militari, boss politici e gangster.

Gheddafi li ha usati per esercitare un’influenza sull’Italia, per ottenere gli aiuti che voleva. L’Italia è un paese un po’ pasticcione, un po’ approssimativo, e per smuovere i suoi governanti ci vuole l’emergenza. (Gli inglesi hanno dimostrato di saperci fare meglio anche nella liberazione dell’attentatore di Lockerbie).

L’Italia non è la meta ultima di gran parte dei “migranti”. Nel Nord Europa ci sono paesi più ricchi, con una politica coerente nei confronti degli immigranti. Nessun “migrante” vuole essere aiutato dai maltesi, perché Malta è un’isola piccola, il controllo sociale è  stretto e soprattutto è in mezzo al mare. L’Italia è un punto di approdo: soffri un po’, poi procedi: in treno, in autobus, su un camion, a piedi, tutta l’Europa è a portata di mano.

La Chiesa, a cominciare dal Papa, è contraria alla linea del Governo italiano. Viene da chiedersi perché non intervenga così anche verso altri paesi. Quel che fanno gli Stati Uniti ai poveri messicani non è molto peggio? E non sono cristiani quelli, anzi cattolici?

Bene fa il governo a rimandare indietro i clandestini. Non li ributta in mare, a quel che si legge, li scorta fino alle coste da dove sono partiti: doloroso, ma inevitabile se si vuole scoraggiare i trafficanti di uomini. I risultati, dice Roberto Maroni, ministro dell’Interno, si cominciano a vedere.

Certo non basta. Se l’immigrazione clandestina va combattuta, anche una politica dell’immigrazione va sviluppata,  con una coerente programmazione dei flussi, con un loro adeguamento alle esigenze italiane.

Qui però viene il difficile, per un Governo sostenuto da partiti come Lega e l’ex An: pescano voti in quelle fasce sociali deboli, che si confrontano sul mercato del lavoro con gli immigranti stranieri in termini di salario e di produttività.

Lì nasce lo scontro razziale, nasce il razzismo. In gioco, magari per poche centinaia di euro di differenza, c’è il posto di lavoro e lo straniero non è neutro ma è il nemico che ti rende disoccupato.

Questo dovrebbe fare l’opposizione. Stringere il Governo nelle sue contraddizioni, pretendere una pianificazione dell’immigrazione, cercare che alla politica repressiva si accompagni quella di sviluppo, nell’interesse della crescita dell’Italia. Questa non si ottiene proteggendo i clandestini, ma gli italiani.