Quattro negretti nel centro di Roma, confessione di un razzista a sua insaputa

di Marco Benedetto
Pubblicato il 7 Agosto 2017 - 08:50 OLTRE 6 MESI FA
Quattro negretti nel centro di Roma, confessione di un razzista a sua insaputa

Quattro negretti nel centro di Roma, confessione di un razzista a sua insaputa

Quattro negretti in una strada del centro di Roma possono fare paura, alle 8 del mattino della prima domenica d’agosto. Vengono avanti, allineati e coperti, nella stretta strada che è via degli Specchi, alle spalle del Ministero della Giustizia, dietro il Monte di Pietà. Identica statura, identica andatura, identiche magliette nere con incomprensibilmente allusiva scritta bianca. Mi ricordano i due giovani neri che mi volevano rapinare nel giardino che dal cuore di Harlem porta alla Columbia University, in quel 1968 di scontri e rivoluzione che poi portò in trionfo alla Casa Bianca Richard Nixon. Mi salvò la mole di un singolo poliziotto, alto e biondo, la cui comparsa dietro un arbusto li mise in fuga.

Questi quattro di Roma, non mi hanno degnato di uno sguardo, hanno girato l’angolo e hanno proseguito verso la loro meta. Proseguo e sbircio nel vicolo sulla sinistra. Si affaccia su una piazzetta. Un gruppetto di africani, tutti uomini, in ginocchio alcuni, appoggiati al muro come gli ebrei al Muro del Pianto, pregano. Arrivano alcune donne, col velo bianco in testa. In una traversa di via degli Specchi, sulla destra, un uomo, scuro di pelle, ha indosso la camicia a quadri mezza coperta, come la parte inferiore dell suo corpo, da quel telo bianco che avvolge i pellegrini alla Mecca.
Non indago, tiro dritto e guardo con la coda dell’occhio. Di poliziotti o vigili, a quell’ora, ce ne sono pochi in giro. Anche i turisti si stanno appena muovendo da alberghi e B&b.
Non è la mia una confessione di razzismo ma un tentativo di vedere con realismo uno dei più esplosivi problemi dell’ Italia di oggi. Problema che rischia di lacerarci e ridurre la sinistra a mera espressione politica.
Nel mix degli immigrati cresce la quota di gente di colore. Anche questo è un fatto destinato a future complicazioni. Non faccio peccato a dirlo, perché è la realtà. I problemi non si risolvono con la ideologia ma col buon senso e il senso pratico.
Sul tema dei migranti, anche la Chiesa va molto forte con la ideologia. Ma dietro le belle parole, ha un interesse molto forte di proselitismo. Il suo mercato in espansione è nelle terre da cui vengono i profughi. Lì si compete con Islam e Protestanti. Se poi ci aggiungi un po’ di cresta a spese di quei poveretti e a favore delle organizzazioni religiose, sulla retta che lo Stato italiano paga, è una situazione win win.
Per il Pd non è proprio la stessa cosa. I voti li prende in Italia, fra quelli che sono più minacciati, nei livelli salariali e nei posti di lavoro, dai nuovi arrivati. A quegli ex proletari e classe operaia si aggiungono schiere crescenti di ceto medio, infastidito per il disordine, inevitabile che l’afflusso incontrollato reca. Certo alle cooperative vanno tanti soldi, ma quello delle cooperative, rosse e bianche, è un moloch che stravolge un po’ le regole della competizione.
Poi dite perché l’economia ristagna…
Il malessere contro i profughi, in gran parte ingiusto, si estende. Non è solo Roma invasa da mendicanti (ne ho incontrati sei, già all’opera per conto del racket alle 8 di domenica, in un percorso di 2-3 chilometri), parcheggiatori taglieggiatori, finti buskers con magnetofono ecc. ecc. Guardate i siti dei giornali locali. Il fastidio crescente è oggi il sentimento che unisce l’ Italia, da Palermo a Bolzano.
E sappiamo già che non finirà per merito del Governo, forse ci metteranno una pezza i libici, ma dovremo girarci dall’altra parte. La burla delle Ong è un copione in via di scrittura. Minniti ha proibito alla nave di Msf di sbarcare i profughi in Italia, poi ha mandato la Marina a fare il servizio. Ora ci si mette anche Graziano Del Rio, buon frequentatore di processioni in Calabria, autore di quella riforma delle Province che passerà alla storia come capolavoro di inettitudine. Lui vuole proprio il servizi taxi.
Ipocrisia di una certa parte della sinistra, vocifera e assertiva quanto minoritaria rispetto alle masse, conflitto di interessi, mancanza di copertura e solidarietà verso i nostri uomini in prima linea. Ecco dove siamo arrivati. E non ci si capisce più niente. Perdiamo di vista il punto chiave. Che l’afflusso dei migranti va gestito, non è un atto di generosità o di buon cuore cristiano. È un interesse vitale per tutti noi. Perché…
1. Senza immigrati l’ Italia va a rotoli. Siamo in calo demografico da decenni, la storia insegna che alti e bassi del passato dipesero dal numero degli abitanti. Ma che barbari, ma che cristiani, Roma scivolò perché c’erano sempre meno gente a pagare le tasse e meno schiavi a lavorare. Per questo la diatriba sullo jus soli ha del demenziale. Come fate a non considerare italiano un bambino che è nato qui, in Italia, che spesso parla migliore italiano di un alto atesino o di un calabrese? Non è questione di destra o sinistra, è questione di buon senso.
2. Ma l’economia minaccia di andare a rotoli anche per il bisogno di manodopera che gli italiani non soddisfano più. Inseguendo il grande sogno americano, l’ Italia scommise su una crescita che portasse abbastanza risorse per mantenere una classe di impiegati più o meno inutili, lasciando un vuoto in basso, nei lavori manuali, nei lavori più umili. A riempirlo provvedono gli immigrati, ma…
3. Il processo si svolge non nei modi sereni, regolari, fluidi che vorremmo tanto, ma con attriti e sovrapposizioni. Se per una famiglia a reddito medio alto nuovi arrivi di profughi possono voler dire costante offerta di domestici o badanti, per chi lavora o lavorava nei campi lo straniero è pura concorrenza, può valere un taglio di salario o la perdita del lavoro. Il Pd ha fatto una inversione a u, il suo elettorato core non si trova più nei ceti più bassi ma nella borghesia impiegatizia. Al suo posto, nel core, è subentrata la Lega.
4. Questa può essere una scelta strategica per il Pd, anche se si deve chiarire un po’ le idee. Se sei consapevole di lasciare la ex classe operaia alla Lega, devi anche sapere cosa davvero vogliono i tuoi elettori. Sei sicuro che li soddisfi con la teoria dei diritti, col buonismo, con i tuoi slogan tutti ideologici? Vogliamo parlare di tasse? Sei sicuro che i tuoi elettori borghesi siamo proprio tanto felici di vedersi sfilare da un terzo a metà della busta paga?
5. Sul tema della immigrazione, l’equilibrio si è rotto con la emergenza sbarchi. Non si tampona con i giochi di prestigio.