Dante. Diritto di parlare per Enrico Fenzi, professore ex brigatista

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 6 Aprile 2013 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA
enrico genzi

Enrico Fenzi

Ancora una volta – sotto l’etichetta (o, a questo punto, il marchio) di ex- ‘ideologo’ delle brigate rosse, si cerca di impedire a Enrico Fenzi di parlare di Dante e Petrarca, dei quali è diventato uno dei maggiori studiosi a livello internazionale.

Era già successo a Genova, dove quella Università lo aveva invitato a un convegno su ‘Petrarca tra Genova e Venezia’: argomento, come ognuno può vedere, tra i più politicamente inquietanti. In quel caso il Rettore – con gesto davvero poco ‘magnifico’ – si affrettò ad annullare il convegno.

Accade ora a Firenze, dove Enrico Fenzi dovrebbe ( condizionale d’obbligo) partecipare, insieme con Vittorio Sermonti a una ‘lectura Dantis’ organizzata dalla Società dantesca italiana.

Nei mesi scorsi, ampiamente recensita e autorevolmente acclamata sulla stampa nazionale, è apparsa la nuova edizione del ‘De Vulgari Eloquentia’, a cura del ‘famigerato’ Enrico Fenzi, che , per questo importante e monumentale lavoro è stato pubblicamente complimentato. A Roma, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dal presidente della provincia di Roma e ora della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

A opporsi a ogni forma di apparizione pubblica di Enrico Fenzi, a Genova come a Firenze, è la Associazione Vittime del Terrorismo.

Con tutto il rispetto dovuto a questa associazione – ma soprattutto alle vittime e ai loro familiari – non sembra rientri tra i loro compiti quello di assicurare la ‘damnatio’ perpetua di quanti , oltre quarant’anni fa, hanno aderito e in qualsiasi modo preso parte alla guerra allo Stato proclamata dalle Br e dalle altre formazioni eversive.

Scopo dell’associazione – nobile ma difficile – è impedire che di quella stagione, di quelle violenze, di quegli assassinii non si perda la memoria e, soprattutto, che quanti furono autori o compartecipi di crimini anche efferati non possano comparire sulla scena pubblica in vesti che in qualche modo giustifichino quel passato.

Punire gli autori dei delitti connessi alla stagione del terrorismo è però compito dello Stato, non delle associazioni delle vittime, soprattutto quando il ‘conto’ di quei delitti sia stato debitamente pagato , anche in termini intellettuali, da chi se ne rese partecipe.

Eppure, questo ostinato opporsi a qualunque forma di riammissione alla vita pubblica, anche la più remota dal ricordo di quella infausta stagione, corrisponde proprio al volere infliggere a chi ne è oggetto (a sua volta paradossale vittima) una sanzione ulteriore, indebita e civilmente inammissibile. E’, se si vuole, una specie di pena di morte (civile se non fisica) che si pretende di infliggere da parte di chi, in questo modo, vorrebbe sostituirsi allo Stato o integrarne la funzione.

In altri Paesi si è cercato di superare la vendetta, attraverso forme istituzionali che hanno associato la ricerca della verità alla riconciliazione. Riconciliarsi non significa ‘perdonare’ ma ritrovare il senso comune della pietà e della compassione. “In ogni caso – ha scritto il Cardinale Martini – Gesù vuole che la comunità sia caratterizzata da rapporti gentili, fraterni, cortesi, senza ingiurie, senza ire’ e, aggiungiamo, senza spirito di vendetta.

In un Paese ‘irriconciliabile’ come il nostro, abissalmente lontano dall’immagine che se ne facevano quei padri non solo letterari della nazione Italiana, parlare in pubblico di Dante e Petrarca è talmente indispensabile e vitale, da rendere davvero fatua  se non inopportuna, ogni obiezione sul ‘chi’ ne parla e ‘a chi’.

Ci auguriamo davvero che Enrico Fenzi (dopo avere ricevuto l’encomio pubblico da parte del Presidente della Repubblica) possa continuare a leggere e parlare di Dante e Petrarca, a Firenze e in ogni altro luogo od occasione che il nostro paese gli vorrà offrire.

[Così poi avverrà, Fenzi parlerà a Firenze ed è comunque una bella notizia, anche per chi i terroristi, di ieri e di oggi, non li ama proprio, armati di pistola come anche solo di megafono]