“Ebreo”, perché stiamo tornando ad abituarci a questa parola come un insulto

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 9 Aprile 2019 - 06:00 OLTRE 6 MESI FA
"Ebreo", perché stiamo tornando ad abituarci a questa parola come un insulto

“Ebreo”, perché stiamo tornando ad abituarci a questa parola come un insulto (Ansa)

ROMA – Si legge nella cronaca che un esponente di Casa Pound genovese, accusato di avere accoltellato un manifestante anti-fascista, sia stato intercettato nell’inveire con un ignoto automobilista che non gli aveva dato la precedenza, apostrofandolo col titolo di “Brutto ebreo!”. Non è nota l’identità dell’automobilista, né pare che l’aderente a Casa Pound lo conoscesse. Certo è che il termine “ebreo” sembra stia per riprendere quei connotati misti di disprezzo, minaccia, generico sciovinismo che hanno accompagnato gli anni più bui della nostra storia recente.

“Ebreo!”, ha gridato recentemente un neo-nazista nostrano a Gad Lerner, durante una manifestazione antifascista per le vie di Prato. In quel caso non a torto: Lerner infatti si è fermato per rispondergli – come a rassicurarlo – “Si, sono ebreo”.

Sempre a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, un esponente del movimento di estrema destra “Lealtà e azione” ha postato qualche tempo fa, sul proprio profilo facebook, un messaggio che definiva gli ebrei “lurida razza di mercanti dal naso adunco”. La denuncia è stata archiviata su richiesta della Procura genovese.

E quel’ineffabile senatore del movimento 5 stelle – Elio Lannutti – non ha recentemente riesumato i famigerati “Protocolli dei Savi di Sion”, per attaccare il sistema bancario internazionale, identificato – tanto per cambiare – con i Rotschild?

Ionesco diceva che solo le parole contano, il resto sono tutte sciocchezze.

La parola “ebreo”, con annessi e connessi (naso adunco, complotto finanziario giudeo-massonico e così via) viene sempre più spesso lanciata nella broda maleodorante della comunicazione “social” e del linguaggio comune. Viene alla mente il calderone velenoso della strega di Biancaneve.

Stiamo cominciando ad abituarci all’uso negativo di quel termine, “ebreo” che in un  passato non remoto si pronunciava accompagnandolo con una smorfia. Sappiamo anche troppo bene a quali orrori e a quale vergogna ci ha condotto questa attitudine.

L’odio non si manifesta solo attraverso azioni delittuose, ma – forse anche in modo più efficace – attraverso l’uso sconsiderato di espressioni e parole delle quali è troppo facile scusarsi , dopo. Anche da questa indifferenza per il linguaggio è derivata l’indifferenza con cui gli italiani accolsero l’infamia delle leggi razziali, facendosene complici volenterosi.