La sorte della politica in Italia? Ricordatevi Nixon e “la fabbrica delle bugie”

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 13 Gennaio 2013 - 06:02 OLTRE 6 MESI FA
Richard Nixon

ROMA – Se volete capire quale sarà, nell’immediato futuro, la sorte della politica in Italia, non dovete fare altro che guardare indietro di oltre di mezzo secolo, a quello che accadeva negli Stati Uniti nel periodo tra la crisi degli anni ’30 e la sconfitta di Nixon nei famosi dibattiti in TV col giovane John Kennedy. E’ nel corso di quegli anni, infatti, che la politica americana si avviò a diventare un business gestito , a pagamento, dalle grandi agenzie di consulenza politica.

Tutto cominciò nel 1933 ,quando Upton Sinclair – lo scrittore divenuto famoso per il suo libro ‘The Jungle’ ,in cui denunciava le condizioni disumane dei lavoratori nei macelli di Chicago – decise di presentarsi come candidato per i democratici alla carica di governatore della California, allora feudo esclusivo dei repubblicani. A raccontarne la storia sul New Yorker è stata Jill Lepore, docente di storia a Harvard. Spaventati dal programma di Sinclair ( eliminare la povertà, organizzare un sistema di cooperative basate sulla filosofia del ‘produrre per usare’ piuttosto che realizzare un profitto, porre un’imposta del 30% sui redditi più alti ), i repubblicani si rivolsero a quella che Sinclair stesso – che fu, come prevedibile, sonoramente battuto – definì ‘la fabbrica delle bugie’.

La ‘Campaigns,Inc.’, una società di consulenza politica, la prima della storia, era stata fondata in quello stesso 1933 da due giornalisti di provincia destinati a diventare favolosamente ricchi e potenti: Clem Whitaker e la sua futura moglie Leone Baxter. Si ritiene in genere che il ‘political consulting’, il servizio di consulenza politica, sia nato dalle costole dell’industria della pubblicità. Ma – osserva Lepore – è più probabile che sia accaduto il contrario. Alle origini dell’industria pubblicitaria, i clienti principali erano i grandi monopolisti come la Standard Oil, la Du Pont, la Pacific Tehephone and Telegraph, interessati a promuovere le rispettive ‘agende’ politiche insieme alle rispettive politiche commerciali. O – meglio – a indirizzare l’azione politica nel senso richiesto dalle loro esigenze e strategie commerciali. Lo stesso Sinclair disse che la storia americana non era stata altro che una battaglia tra la democrazia e il business, che sino a quel momento non aveva perso uno scontro.

Così, ingaggiati dai repubblicani per abbattere il fantasma Sinclair, Whitaker e Baxter si erano messi al lavoro, facendo pubblicare ogni giorno sul quotidiano più diffuso della California, sino all’apertura delle urne, un trafiletto contenente una ‘citazione’ da Upton Sinclair che lo metteva in cattiva luce di fronte all’elettorato. Le ‘citazioni’ in realtà non erano tali, ma semplicemente brani o frasi pronunziate da personaggi di fantasia dei romanzi o dei racconti della vittima, che la ‘Campaigns, Inc.’ aveva pazientemente spulciato. Il veleno era stato inoculato nelle elezioni californiane: “Da quel momento – scrisse in seguito Sinclair – seppi che avrei perso”.

Il risultato – demolire l’avversario a tutti i costi – era stato raggiunto. Il successo fu immediato per la coppia Whitaker-Baxter. Si calcola che dal 1933 al 1955 la ‘Campaigns,Inc.’ abbia vinto ben settanta delle settantacinque campagne elettorali che le vennero affidate, sempre con l’obiettivo di distruggere l’avversario a tutti i costi. Nel 1939 fecero fallire un referendum che proponeva di istituire un’imposta del 3% per dare un assegno settimanale di trenta dollari a ogni pensionato povero con più di cinquant’anni. Nel 1942 determinarono il successo, nell’elezione a procuratore generale della California, di quell’Earl Warren ( in seguito ravvedutosi e destinato a scrivere, come Chief Justice della Corte Suprema, la famosa sentenza Brown v. Board of Education, che avrebbe segnato la fine della discriminazione legale negli Stati Uniti ). Warren fu eletto, ma non apprezzò affatto i sistemi impiegati dalla ‘fabbrica delle bugie’.

Proprio Whitaker e Baxter divennero allora i protagonisti della battaglia ingaggiata dalla classe medica californiana contro lo stesso Earl Warren e la sua rivoluzionaria proposta per garantire a tutti i cittadini l’accesso al sistema sanitario dello Stato attraverso forme di assicurazione obbligatoria. In quell’occasione la ‘Campaigns, Inc’ riuscì a fare di Warren, accusato di voler inquinare la medicina con una pericolosa forma di socialismo, uno dei personaggi più odiati della California. E anche quando il programma fu ripreso a livello nazionale dal Presidente Truman, su sollecitazione dell’indomito Warren, l’America Medical Association ingaggiò Whitaker e Baxter ( per centomila dollari all’anno, con un budget di oltre un milione di dollari annui) perchè mobilitassero la stampa orchestrando una vera e propria campagna mirata a terrorizzare l’opinione pubblica americana, facendole credere che il progetto di piano sanitario nazionale non fosse altro che il cavallo di Troia del socialismo e della dittatura marxista. Ancora nel 1956, ‘Campaigns,Inc.’ riuscì a fare approvare una legislazione che favoriva l’industria petrolifera, in particolare la Standard Oil, consentendo l’apertura di sempre nuovi pozzi.

E nel 1960 – ma ormai l’esempio pionieristico della coppia era stato seguito da altre società specializzate nella ‘consulenza politica’ – fu sempre ‘Campaigns,Inc’ a organizzare la campagna californiana di Nixon per la Presidenza. Nixon vinse in California, ma finì per perdere la gara con il giovane JFK. Whitaker morì di enfisema nel 1961. Sua moglie continuò da sola, con la ‘Whitaker and Baxter’ divenuta ormai ‘international’. E’ morta nel 2001, a novantacinque anni. Poco tempo prima, intervistata, a chi le chiedeva se la tecnica da loro inventata e messa a punto fosse ancora attuale, aveva risposto: “ Direi che nulla è sostanzialmente cambiato, da allora. Certo, i mezzi sono mutati, c’è stata la televisione : gli strumenti sono cambiati, ma la strategia non lo è.” E alla domanda più inquietante, se la filosofia e le tecniche delle pubbliche relazioni , trasferite in politica, non conferissero – a chi le esercita – un potere di influire direttamente sulla politica, l’anziana signora ha risposto in modo lucidamente evasivo. Dai tempi di Upton Sinclair a oggi quelle tecniche e quella filosofia non solo si sono perfezionate, ma hanno invaso il mondo facendosi, come la ‘Campaigns,Inc.’, internazionali.

A partire dalla metà del secolo scorso le agenzie di consulenza politica sono diventate sempre più decisive nella lotta per il potere politico, trasformatasi spesso – se non sempre – in un grande business nel quale il denaro conta più dei voti. “Per ogni elettore, un consumatore” è ormai la parola d’ordine. Il ruolo dei consulenti politici va ben oltre la durata di una campagna elettorale. Essi muovono milioni di dollari, eserciti di manager, esperti di sondaggi, scrittori di discorsi, pubblicitari. Il loro obiettivo è sconfiggere l’avversario, a tutti i costi, utilizzando i media nel modo più spregiudicato per raggiungere questa nuova figura di elettore-consumatore. Per ottenere questo risultato occorrono illimitate risorse finanziarie. Ma occorre soprattutto porsi nei confronti dell’elettore nel modo ‘giusto’.

Ecco alcune delle regole del ‘manuale’ Whitaker- Baxter. “Mai provare a spiegare qualcosa. Più vi preoccupate di farlo, più vi sarà difficile ottenere consenso”. “Ripetete la stessa cosa un numero illimitato di volte. Le rime vanno bene”. “Per fare una ‘vendita’ si deve conquistare sette volte l’attenzione dell’elettore”. “Non rivolgetevi mai all’intelligenza del destinatario dei vostri messaggi“. “Semplificare, semplificare, semplificare” e “Attaccare, attaccare, attaccare sempre.” “Ci sono solo due modi per attirare l’attenzione dell’americano medio: ingaggiare una lotta senza colpi proibiti (gli piace vedere scorrere il sangue,oppure mettere su uno spettacolo, gli piacciono il cinema, le storie criminali, i fuochi artificiali e le parate). Se non sei in grado di affrontare uno scontro, organizza uno show!”. Sembra che la storia a suo modo esemplare della coppia Whitaker e Baxter abbia traversato l’oceano e mieta successi anche da noi. E’ un vero peccato però che, nella lotta impari tra democrazia e business, non si vedano da noi gli Upton Sinclair né gli Earl Warren, né intellettuali o politici capaci di riflettere sul ruolo politico dei nuovi guru e sul potere incontrollato che , quasi senza accorgercene, stiamo affidando loro.