Sicilia, Grillo, astensioni: allarme ai partiti da quel 68%

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 31 Ottobre 2012 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

Manca, nel panorama politico attuale, un serio e attendibile identikit del ‘non-elettore’. Politologi e ‘sondaggisti’ si sono sbizzarriti nelle interpretazione di un fenomeno che va sempre più diffondendosi, ma senza tener conto del paradosso per cui quella che sempre più si configura come maggioranza è divenuta , per sua scelta, insondabile,umbratile, insofferente davanti a ogni proposta di arruolamento e ad ogni tentativo di descrizione.

Di ‘maggioranza silenziosa’, si parlava una volta con riferimento al gregge muto e risentito dei benpensanti. Oggi non è più così . Oggi la maggioranza dei non-votanti , tutt’altro che silenziosa ma sempre più ‘maggioranza’, al rifiuto del voto unisce quello del farsi individuare e catalogare per schieramenti politici.

Al contrario: sembra ormai che l’iscriversi tra i non votanti sia l’ultimo, estremo sistema per non essere costretti a schierarsi a favore di o – più facilmente – contro qualcuno. Anche le cosiddette primarie finiscono per infrangersi contro la prospettiva della compilazione di ‘liste’ di aderenti.

Sarebbe troppo semplice cercare di leggere e rimediare a questo fenomeno seguendo la logica della rappresentanza e dei sistemi elettorali che dovrebbero attuarla. L’oscenità manifesta del porcellum non può nascondere la diffidenza di una così grande parte dei cittadini nei confronti di ‘qualsiasi’ sistema elettorale, anche il più perfetto e scientificamente accreditato.

Dietro il non voto si nasconde dunque , nemmeno troppo, la crisi stessa del suffragio universale: crisi della quale possono individuarsi due ragioni principali.

Da un lato, siamo tutti consapevoli delle strumentalizzazioni e delle manipolazioni cui quel sistema si è rivelato esposto, anche nei paesi di più antica e consolidata democrazia. La rappresentanza politica – nelle forme assunte grazie ai più diversi sistemi elettorali – non sembra convincerci più sino in fondo. Fatichiamo a riconoscerci in quanti abbiamo contribuito a fare eleggere. Da loro , in genere, ci aspettiamo riconoscenza più che riconoscimento.

Dall’altro lato, non sappiamo più farci sedurre da slogan, manifesti, spot, ’pose’ in maniche di camicia. I comizi vanno deserti. Vuote le piazze. Disincantati, a volte distratti, non ci sfiora neppure l’idea che quei messaggi e quei volti ( che le cronache giudiziarie si incaricheranno, ben presto, di rendere familiari) possano pretendere di rispecchiarci, di esprimere le nostre idee, ambizioni,speranze,preoccupazioni. Anche i pregiudizi che custodiamo gelosamente non vi si riconoscono più per intero.

Il fatto è che il nostro essere cittadini – ormai – si esprime e manifesta altrove, in una molteplicità di forme, modi, occasioni rispetto ai quali le elezioni si riducono a un rito cui siamo affezionati ( come l’andare a cena da una vecchia zia) ma del quale facciamo volentieri a meno. Preferiamo intervenire nei talk-show, telefonare a ‘prima pagina’, twittare, lasciarci ‘sondare’ e,anche , consumare : l’attività quotidiana che ci rende più di ogni altra importanti e significativi.

Pochi, di fronte a questa illimitata gamma di occasioni, trovano riprovevole l’abbandono del voto. Non che ce l’abbiano con questo o quello, che siano ‘arrabbiati’ e intendano con la loro astensione ‘punire’ chi si è servito indebitamente del loro consenso.E neppure che l’astensionismo si possa ‘comprare’ come è invece pratica diffusa quando si tratta di votare per un candidato. Nessuno pagherebbe per un non-voto.

Noi votiamo ogni giorno, in fondo, e gratuitamente: come utenti, consumatori, clienti, spettatori. E’ una dimensione inedita della democrazia: tanto più attraente ed efficace dell’andare a rinchiudersi per qualche secondo ‘ nel segreto della cabina elettorale’.

E’ questo il principale insegnamento – forse una predizione – che ci viene dalle elezioni siciliane. In questo senso si può tranquillamente aggiungere al 53% degli astenuti quel 15% ottenuto dal movimento 5 stelle grazie ai voti di chi ha deciso di ‘non votare votando’, in maniera paradossale ma efficace.

Il consenso a Grillo da parte di tanti siciliani è infatti l’equivalente di una astensione: un modo anomalo per comunicare ai veri destinatari delle elezioni, i partiti, il sostanziale screditamento di un sistema al quale i cittadini non solo si sentono estranei, ma dal quale si considerano utilizzati (per non ricorrere all’ormai abusato ‘sfruttati’).

Se si vuole trovare il significato del non-voto siciliano (e quello del più che probabile non-voto dell’anno prossimo), non sarà inutile, allora, cominciare col cercarlo nelle ragioni del voto-non-voto dato al comico genovese e ai suoi grotteschi exploit.