Appalti, non uno senza ladri. Incesto quotidiano non c’è che affamare la Bestia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 5 Dicembre 2014 - 12:34 OLTRE 6 MESI FA
Appalti, non uno senza ladri. Incesto quotidiano non c'è che affamare la Bestia

Appalti, non uno senza ladri. Incesto quotidiano non c’è che affamare la Bestia (foto LaPresse)

ROMA – Appalti, appalti pubblici: l’evidenza dice che non ce n’è uno senza ladri. E’ una sciagura ma è la regola. Qualche volta diciamo mafia, altre volte spreco, altre volte ancora mazzette o tangenti o creste…Variazioni sul comune denominatore del fenomeno: ladri di soldi pubblici. In ogni appalto pubblico, piccolo o grande che sia: come raccontano il Mose, l’Expo, la Mala Roma e come è narrato e documentato da ogni ponte, strada, bus, parco, scuola…Basta che siano pubblici.

L’incesto tra denaro pubblico e privato ladrocinio è quotidiano. Per contrastarlo ormai non c’è che affamare la Bestia. In dieci mosse o giù di lì, con dieci o quasi regole.

1) Ricentralizzare tutto il possibile, il più possibile. La delega pressocché totale di decisioni di spesa e di funzioni di erogazione a governi, assemblee e poteri locali è per la salute pubblica come distribuire per soffiarsi il naso fazzoletti intrisi di virus ebola. Ale Regioni soprattutto ma anche ai Comuni e in genere ai poteri locali vanno sottratti attribuzioni e poteri. Hanno dimostrato ampiamente di non essere in grado di garantire servizi efficienti, consentono il “ricarico” criminale dei costi, impongono intollerabile fisco. Se non si riporta al centro la gestione ad esempio delle case popolari e della formazione professionale e dell’assistenza ai rifugiati mai e poi mai queste ed altre smetteranno di essere quel che adesso sono: greppie. Il “sacco di Roma” e gli altri omogenei nel paese incubano, nascono e crescono nella culla delle “autonomie locali”.

2) Ridefinire e limitare il perimetro della spesa sociale. Sanità, scuola certo. E anche sostegno al reddito e ovviamente anche previdenza. Poi la spesa sociale diventa in Italia mille mille fiumiciattoli, pozzanghere, paludi, fango. Non tutto è spesa sociale da benedire e finanziare a prescindere.

3) Prendere atto che oggi c’è in Italia una drammatica degenerazione della cosiddetta “mano pubblica”. La forma che la mano pubblica ha preso nella nostra società è degenere. Quindi la “mano pubblica” non è l’avversario ideologico, spesso anzi è la doverosa salvezza per mano della collettività. Ma oggi in Italia alla “mano pubblica” vanno cambiati i connotati. Per via chirurgica.

4) Farla finita con la retorica, spesso perfino sincera, della sinistra dei sindacati, dei comitati sulla spesa sociale altrimenti è “macelleria sociale”. Farla finita con questa diffusissima micro cultura che per ogni reddito che sostiene ne affossa dieci in termini di economia nazionale. Non è né giusto né equo organizzare la caccia e la questua al denaro pubblico, sempre e comunque. Eppure più di sinistra ci si dichiara, più è questo e non altro che si organizza.

5) Prendere atto che nella antropologia sociale dei gruppi e ceti che si sono imbarcati nel sostegno e militanza ai governi Berlusconi e a quello che fu il Pdl con annessi e connessi c’è, ineliminabile, l’idea e la pratica delle mani sui soldi pubblici. Dato questo postulato, la tangente, la corruzione, il sovra costo on sono un incidente, sono la conseguenza, anzi la missione originaria e fondamentale.

6) Non illudersi che la corruzione possa essere battuta e rimossa per via giudiziaria. Tribunali e condanne non arriveranno mai dovunque e comunque la situazione attuale è tale per cui per i ladri di pubblico denaro il gioco vale la candela. In caso di furto di denaro pubblico, bilancio giudiziario alla mano, il crimine paga, eccome se paga.

7) Non illudersi che possa essere affrontata la corruzione per via elettorale. La Lega di Matteo Salvini che oggi raccoglie a man bassa i malumori è la stessa che appena ieri, appena ha potuto,del denaro pubblico ha fatto letteralmente carne di porco. E non solo al vertice con i Belsito e le spese di famiglia Bossi. Miliardi di euro di denaro pubblico la Lega ci è costataad esempio per le quote latte, per le multe non pagate dai protetti dalla Lega. E comunque quando c’era Belsito c’era anche Matteo Salvini, non è che allora fosse all’estero o in altro partito.

8) Farsene una ragione che M5S ha ragione quando individua nelle “Casta” il problema, anzi il dramma. Però ha torto quando non vede che le “Caste” sono più d’una e si infilano, si mischiano e vanno pure a letto insieme con la “gente”. Soprattutto la ricetta di M5S, sostanzialmente affamare la politica, è tanto ingenua quanto risibile. Andare a caccia di inesistente malversazione per un volo di ministro su aereo militare (duemila euro di carburante?) e proporre di fatto l’istituzione di un carrozzone politico-amministrativo che erogherebbe niente meno che 780euro al mese a chi dimostra di non aver reddito. Santa ingenuità di M5S, lo sanno che la Cassa Integrazione in deroga la erogano di fatto governi locali e sindacati, lo sanno quanto è giusta, equa e utile la Cassa Integrazione in deroga?

9) Capire finalmente e davvero che l’unica aggressione possibile alla corruzione di massa è affare di governo. Perché la corruzione di massa, il no ladro no appalti non è solo un dramma morale o una emergenza illegalità. E’ anche altro, è una delle cause della sopravveniente povertà economica. In anni in cui fare soldi e impresa è difficile e poco remunerativo la tentazione di arraffare denaro pubblico è massiccia. E così diminuisce la quota di ricchezza prodotta per via di impresa e lavoro e aumenta la rendita distribuita per via di deficit e debito.

10) Non resta quindi che affamare la Bestia. E chi è oggi, qui e oggi, la Bestia? E’ il potere che la politica si è data e che i cittadini hanno volentieri dato alla politica: quello di distribuire soldi. Affamare la Bestia togliendo poteri e incarichi alle Regioni. Ritirando la mano pubblica dalle migliaia di piccole aziende municipalizzate ma anche se utile dal trasporto pubblico. E anche dalla formazone professionale. E anche dall’assistenza sociale. E anche…Affamare la Bestia per un po’, per qualche anno, per una legislatura. Affamarla perché oggi ha divorato tutto e sta divorando tutto l’habitat intorno a sé. Affamarla per sopravvivenza. Fino a farla sparire questa evoluzione della Bestia. Poi, magari, si potrà rifar oscillare il pendolo e tornare a riaprire ed estendere le dita della “mano pubblica”.

Affamare la Bestia…appena qualcuno ci prova, magari solo a parole, la Bestia urla, ringhia e soffia. Per bocca di Regioni e Comuni, sindaci e Governatori. Per bocca di sindacati e partiti. Per bocca della Lega in Lombardia e Veneto e di Ncd in Calabria e di Pdl e Pd in Lazio e Campania…Per bocca in ogni dove e in ogni bocca di cittadino, residente, abitante. Per bocca di studenti e impiegati, commercianti e disoccupati, professionisti e casalinghe. Affamare la Bestia è un po’ affamare noi stessi, questo, come disse qualcuno ad altro e drammatico problema, è il problema.