Obama un casinaro democratico. Putin un despota idee chiare

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 25 Novembre 2015 - 14:22 OLTRE 6 MESI FA
Obama un casinaro democratico. Putin un despota idee chiare

Obama un casinaro democratico. Putin un despota idee chiare

ROMA -La prima volta fu quando armarono tutti i Bin Laden possibili dall’Arabia Saudita all’Afghanistan. Allora Kabul era in mano ai sovietici e per scacciarli di lì gli Usa fecero letteralmente patti col diavolo. Anzi il diavolo talebano lo allevarono e nutrirono loro, gli americani. Allora potevano non sapere della sequenza, della concatenazione, della natura comune di una ideologia armata che costituirà la catena talebani-Al Queda-Isis. Allora gli americani armarono chi voleva scannare non solo russi ma anche tutti gli occidentali. Quando fosse venuto il tempo…

La prima volta potevano non sapere, anche se c’era stato Khomeini in Iran, anche se la teocrazia in forma islamica era già diventato Stato e Stato ostile in Usa e in Europa, specie i democratici di ogni famiglia, continuavano a confondere crollo dei regimi dal sud del Mediterraneo all’Asia come l’inarrestabile e meravigliosa marcia delle democrazia. Confusero Khomeini con Garibaldi, l’Ayatollah con Lincon…fu l’abbaglio, generoso ma in fondo incolto, di tutti i vari progressismi d’Occidente. Abbaglio lungo, riprodottosi con le “primavere arabe” di Tunisia, Egitto, Libia…

La prima volta gli americani potevano non sapere, erano abituati, avvezzi ad altri parametri. Da decenni nel “cortile di casa” in centro america e giù in Sud America appoggiavano, armavano, nutrivano fior di delinquenti politici, autentiche dittature in nome e per conto della propria sicurezza e degli esiti della guerra fredda con l’Urss. Era toccato agli Usa star dietro a un sacco di schifezze di cui quella cilena era solo la più visibile. Molto peggio si era fatto in Indonesia macellando a milioni comunisti o chi solo sembrava comunista. Ma in fondo non era andata “buca”: i killer politici finanziati e armati dagli Usa non si erano certo messi a sparare o sgozzare o far saltare in aria americani, francesi, inglesi…

La seconda volta gli americani si fermarono a un passo dal disastro, disastro per loro, per noi, per l’Occidente. Bush senior chiamato a una guerra quasi doverosa contro Saddam per rispondere all’invasione irachena del Kuwait sconfisse Saddam ma non lo rovesciò. Le truppe Usa si fermarono prima di Baghdad. A  Washington sapevano che scacciare il sunnita Saddam avrebbe aperto alla guerra civile, alla guerra di religione tra sciiti e sunniti, alla dissoluzione di una nazione oltre che di un regime. Bush senior vide che poteva nascere in Iraq un’altra sequenza simil Afghanistan e si fermò.

La terza volta c’era purtroppo Bush junior alla Casa Bianca. Non vide, non si fermò, non capì. Incendiò l’Iraq e ne fuggì dicendo di averlo spento. In Iraq i sunniti spodestati avviarono processo di fusione con i guerrieri della guerra santa e la fusione portò, ha portato all’Isis.

Mentre questo avveniva alla Casa Bianca c’era Obama. Un democratico che voleva chiuderle le guerre e non combatterle. Come ogni democratico giustamente sogna ed aspira. Ma la politica estera del democratico Obama può essere riassunta con un solo termine, grezzo, plebeo termine: un casino. L’inizio della rivolta siriana anti Assad viene visto alla Casa Bianca come la possibilità offerta dalla provvidenza di risarcire i sunniti della perdita dell’Iraq. Dare ai sunniti la Siria, togliere di mezzo l’alawita Assad e tornerà equilibrio e pace. Ci vorranno pochi mesi e poi Assad è un dittatore.

La quarta volta gli Usa di Obama armano finte milizie di ribelli democratici in Siria. Questi, prese le armi, o si squagliano come neve al sole o più spesso passano, tornano armi e bagagli da dove venivano: dalla milizia e guerra santa contro l’Occidente. La quarta volta lo rifanno: danno i missili a chi spara contro gli elicotteri russi ma anche contro di loro. Magari usando quelle armi in Europa e negli Usa. Eccolo il casino Obama: minaccia di intervento diretto in Siria, poi rinuncia, quindi campagna di bombardamenti ma senza insistere, quindi protesta perché anche Mosca bombarda ma piena solidarietà alla Francia che…bombarda. Continue assicurazioni e promesse che Isis va non contenuto ma estirpato e rifiuto, comprensibile ma contraddittorio, all’impiego di truppe a terra. Niente truppe a terra in Siria ma in Iraq sì truppe, anche se un poco e non tanto. E aiuti e armi e grazie ai curdi che combattono e muoiono contro Isis ma anche stretto legame con Turchia che bombarda e macella curdi…

Obama, un casino democratico. Perché democraticamente il presidente Usa deve tener conto della voglia degli americani di restar fuori, della stanchezza di guerra nel suo paese, della voglia di sicurezza degli americani, della volontà di punire e vincere se attaccati…La democrazia è complessa, complicata e contraddittoria perché così è in democrazia la volontà popolare. Ogni tanto, solo ogni tanto ci sono dei leader, anzi degli statisti, che individuano interesse generale e non contingente e sono in grado di far entrare il proprio popolo in risonanza emotiva ed etica con quell’interesse. Obama non è tra questi, la Siria lo dimostra.

Putin è invece un despota con le idee chiare. Ha capito che Isis gioca lungo, gioca a scannare oggi e a demolire domani. Ha capito che c’è una ideologia armata su due continenti che sogna sbarcare in armi sul terzo. Ha capito che è guerra e la fa la guerra. Anche se il suo esercito non è neanche la metà della potenza Usa, Putin ha in testa obiettivo chiaro: sconfiggere Isis in Siria. Quindi coerentemente tiene in piedi oggi Assad. Quindi coerentemente accoglie e si coordina con i caccia di Hollande che vanno a vendicare Parigi. Quindi su Putin spara la Turchia di Erdogan che spesso considera Isis come utile opportunità.

Spiace, delude, preoccupa: alla Casa Bianca c’è un democratico casino, al Cremlino un despota con le idee chiare. Constatarlo non è peccato, prenderne atto non consola.