Grillo, che fai li cacci? M5S e i “traditori”. Risposta: “Si pentano e mai più”

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 18 Marzo 2013 - 13:17 OLTRE 6 MESI FA
Beppe Grillo

ROMA – Nella gran concitazione nessuno gli ha dato il riconoscimento che pur gli spetta, quindi si dia al’anonimo stratega e consigliere del Pdl e di Berlusconi quel che è suo di diritto: la palma del miglior smacchiatore di giaguari al momento disponibile. A chi del Pdl è venuta la brillantissima idea di candidare come presidente del Senato in alternativa a Piero Grasso niente meno che Renato Schifani, l’uomo che ha detto sempre sì a Berlusconi, il cognome di un uomo e un “lodo” per tenere il capo al riparo dalla giustizia, insomma il simbolo perfetto del passato, della Casta, delle cose che lo stomaco M5S non solo non può più digerire ma francamente rigetta? Chi è stato il campione di tanta strategia? Se il Pdl al Senato avesse continuato a votar scheda bianca o se solo avessero puntato su altro nome con altro identikit (ma ce l’hanno un altro/a con altro identikit?), allora i senatori lì mandati dal voto per Grillo non si sarebbero divisi e oggi Grillo non avrebbe questa antipatica domanda cui rispondere: che fai li cacci quelli che hanno votato per Grasso perché Schifani no, proprio no?

Mettere in campo Schifani è stato il maggior favore possibile a Bersani, complimenti al Pdl. Dieci di queste mosse e resuscita perfino il governo Bersani di mezza legislatura. Un’altra di queste mosse e Berlusconi dovrà scegliere se cercare la “quinta colonna” nel Pdl che lavora per il nemico o se arrendersi all’evidenza che con i Brunetta e Cicchitto consiglieri e strateghi pure Alessandro Magno avrebbe perso non solo le battaglie ma anche le partite a scopa.

Dopo la doverosa premessa, dopo i complimenti al consigliere ignoto, che fa Grillo, li caccia quelli che hanno votato per Grasso? No, non li caccia se pubblicamente si pentono e si dolgono. Ma anche sì, un po’ li caccia perché saranno giudicati dal Giudice Supremo, la Rete. Vito Crimi, capogruppo M5S  al Senato, ha descritto una sorta di processo/confessione/espiazione a venire per chi ha sbagliato: “Chiederò a ciascuno di loro di dichiarare il proprio voto, se se la sente di farlo. Certo qualcuno potrebbe mentire, su questo non ho potere. Dovranno spiegare il perché…chiederò loro se si rendono conto della gravità di quanto è accaduto…se fossi al loro posto rimetterei il mandato, direi ho fatto una cazzata, ho violato una norma e chiederei in Rete se posso avere una seconda possibilità…”.

Beppe Grillo in persona è stato più netto e pratico: “si sono messi fuori dal codice…non hanno rispettato il contratto, contratto che non si può disattendere…la questione non è Grasso, la questione è la trappola in cui sono caduti…trappola che scatterà ancora: Berlusconi proporrà persone e nomi irricevibili e Bersani proporrà foglie di fico, e questa la trappola e qualcuno, anche in buona fede, ci è cascato”. Quel che interessa a Grillo non è tanto cacciarli o no. Importantissimo invece è che vi sia pubblica ammenda e che, nonostante “la trappola” sicuramente torni a scattare, nessuno “ci caschi” mai più.

Una “trappola”, qualcosa di infido, pericoloso, nocivo. Un artifizio del nemico: questo sono per Grillo le “foglie di fico” Boldrini e Grasso e quelle che verranno. Che tutti lo sappiano e lo ammettano. Che chi ha sbagliato facci ammenda e possibilmente abiura. Altrimenti “è fuori”. Grillo è stato chiaro, quindi? Quindi dai 163 eletti M5S, deputati o senatori che siano, non dovrà venire nessun aiuto nemmeno indiretto all’eventuale governo Bersani, neanche se ci fosse tra i ministri la santissima trinità. Quindi andrà così come Grillo comanda? Probabilmente, quasi certamente sì, Grillo sarà obbedito perché il suo ordine, la sostanza del suo ordine, è condivisa da tutto M5S, eletti ed elettori.

Ma ciò non toglie che da oggi in poi Grillo ed M5S abbiano un problema, anzi due. Se collaborano con il potere e con il sistema, se lo toccano con un dito anche solo per migliorarlo, vengono meno alla loro missione e identità. Se però il 25%, 163 parlamentari, insomma la rivoluzione nel voto non serve a niente e la situazione peggiora anche sotto il loro segno e successo, a che servono davvero? Era così anche prima, adesso lo sanno anche in Rete. Perché la Rete prima non lo sapeva, anche la Rete, come Omero, talvolta dorme .