Berlusconi incesto tra voto e manette, poi si barrica nel Pdl Nord

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 22 Gennaio 2013 - 14:16 OLTRE 6 MESI FA
Nicola Cosentino

ROMA – Aspettando che Cosentino parli alla stampa, e già questa è la “cantata” di un intero paese. Aspettando che dica se il giorno prima si è fregato le liste dei candidati in Campania per stizza passata o sgarro che persiste sotto altra forma. Aspettando che faccia sapere se si vuole vendicare e come intende farlo, o se la notte e il mattino hanno portato riparazione all’affronto subito. Riparazioni di sostanza e non di chiacchiera, sai che se ne fa Cosentino di Berlusconi che dice che è tutta colpa dei pubblici ministeri. Aspettando che parli alla stampa uno che alla stampa interessa, al paese non si sa, perché forse tiene per le palle Berlusconi o più probabilmente può solo fare Sansone che scuote il Tempio dei Filistei, ma solo quelli campani però. Aspettando che parli al paese uno che era il capo, il coordinatore dl Pdl in Campania, aspettando che sgorghi la sua indignazione, il suo orrore, il suo coraggio e la sua paura perché Berlusconi e il Pdl non l’hanno salvato dalle manette.

Ed è questa la vera “cantata di un intero paese”, altro che liste pulite per scelta autonoma o costrizione da sondaggio. Si è accettato, il Pdl ha fatto suo come fosse cosa naturale, buona e giusta la tesi, l’argomento per cui se mi stanno arrestando tu che mi sei amico e sodale devi salvarmi portandomi in Parlamento. Berlusconi, Alfano, tutto il Pdl non hanno fatto mistero di questa loro convinzione, di questo loro “valore”: è con dolore e rammarico, comprensione e preoccupazione che hanno comunicato a Cosentino e al paese di non poterlo salvare. Salvare da chi? Da due indagini due che convergono ad accusare Cosentino di, diciamo così per garantismo, “aria di camorra”.

Quando uno dei miei è in pericolo di galera, io che sono un partito politico, se appena posso, lo salvo facendolo parlamentare. Stavolta non ho potuto, mi spiace. Così parla e pensa il Pdl, ma, diciamola vera, mica solo il Pdl. Gran parte della pubblica opinione trova normale, naturale, sopportabile se non proprio condivisibile questo pensare, parlare ed agire. Ed è questa la “cantata”: l’incesto tra manette e voti da noi non è tabù. Infatti pubblicamente Berlusconi e il Pdl hanno fatto sapere che non candidavano più Cosentino perché dai loro calcoli erano più i voti che si andavano a perdere che quelli che si andavano a guadagnare. E pubblicamente l’ultimo appello di Cosentino a Berlusconi e al Pdl è stato: se resto fuori dal Parlamento quelli mi arrestano. La cantata di un paese corroso, fradicio, avvolto da una ruggine che viene dopo e va più a fondo della corruzione.

Ma va letta in politica, perché questa è la politica qui da noi e puoi farci poco se non niente. Dunque se lasci fuori Cosentino forse perdi il premio in senatori in Campania ma blindi il premio in senatori in Veneto e rendi più probabile il premio in senatori in Lombardia. Lo Stato maggiore di Berlusconi accredita questa sofisticata lettura. Scelta del Nor e barricarsi al Nord. E non sarebbe una “prima ” assoluta. Già la coalizione di destra, il Berlusconi/Maroni e associati ha scritto nel suo programma e nella sua propaganda elettorale che in caso di vittoria le Regioni del Nord si tengono il 75% delle tasse pagate, già Maroni parla allusivamente di Macroregione del Nord, alludendo appunto a un mini secessione. Ora anche la scelta di curare più l’elettore del Nord che i Cosentino non ama che i 30mila elettori sicuro di Cosentino in Campania. Sarà anche così, ma, aspettando che parli Cosentino, ce l’avrà davvero questa storia una dignità per leggerla come storia politica?