Lamento per il Bersani moscio, alla gente piace canaglia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 16 Gennaio 2013 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Garbatamente, educatamente glielo dice da qualche mattina ogni giornale: Bersani sei moscio, moscio in campagna elettorale. Glielo dicono i quotidiani seri e compassati, quelli vicini o equidistanti, mica quelli che lo azzannano per passione e professione. E glielo dicono, anzi confermano i sondaggi: Bersani sei moscio, moscio in campagna elettorale. Tutti i sondaggi, mica solo quelli gonfiati di aria berlusconica o grillina. Dunque è un fatto: Bersani è moscio, qui e adesso moscio ci pare e appare. E questo è l’altro e simmetrico fatto: alla gente piace canaglia. Non Bersani canaglia che è una contraddizione in termini, alla gente piace il genere, la movenza, lo stile canaglia. Come cantava il titolo di un celebre film, A qualcuno piace caldo. Alla pubblica opinione italiana, organizzata in stampa e televisioni e web o anche in corpo elettorale, per lo più piace canaglia.

Piace canaglia Berlusconi che fa l’insolente: disinfetta la sedia dell’oppositore, mima le manette davanti a un ex magistrato, finge di sbattere la cartella in testa a un giornalista. Ad ogni scenetta giornali e televisioni accorrono a frotte come polli al becchime e ad ogni scenetta l’italico cittadino per lo più sente montare dentro di sé, dal profondo di se stesso, un mini sorriso di complicità. Casomai lo reprime, ma lo sente montare. E chi non lo sente montare quel sorriso spesso ha nella nostra cultura più o meno il ruolo del frate eremita.

Piace canaglia Beppe Grillo che monta una sceneggiata anti Stato perché un suo ex gli ha piazzato una lista fotocopia nel simbolo e potenziale trappola per l’elettore grillino. Sceneggiata anti Stato perché lo Stato non c’entra e perché lo Stato prontamente espelle la lista trappola dalla scheda elettorale. Ma la sceneggiata piace lo stesso e Grillo raddoppia, se la prende con la “transenna”. Fa orazione contro la “transenna” simbolo dello Stato che chiude ed esclude. Se invece che la transenna fuori del Viminale avessero messo divani e salotti dentro il Ministero, Grillo avrebbe sceneggiato contro i velluti e le odalische che divani e salotti simboleggiano, lo Stato mollemente sdraiato. Poi sceneggia l’economia data a una mamma di figli, dopo aver sceneggiato il colpo di Stato ai suoi danni, sceneggia i cittadini al potere come si fa con un reality.

Piace canaglia Antonio Ingroia quando incarna l’uomo venuto dal regno del Giusto a spezzare le reni a Berlusconi e a Monti e a tenere, a guinzaglio, sulla retta via, Bersani e Vendola. Altrimenti gli fa lo sgambetto e li manda a sbattere contro il muro. Piace canaglia Antonio Ingroia che parla come depositario del vero “Verbo” e “Libro” della sinistra, quella sinistra politica, un paio di secoli di vita, che ignorava la sua esistenza e il suo contributo fino a poche settimane fa. Ma non è il primo Ingroia, è già almeno il terzo caso. Marco Travaglio, Roberto Saviano, Antonio Ingroia: uomini e menti, coscienze e valori di una rispettabilissima e riconoscibilissima destra culturale che piacciono, proprio in quanto capaci di far canaglia, a elettori che si pensano di sinistra.

Piace canaglia perfino Mario Monti che cerca profilo, impronta e voti ficcando un dito nell’occhio a Berlusconi (ola della Tribuna Centrale dello stadio elettorale), rifilando una gomitata alla milza di Bersani, raccontando un po’ di balle anche lui sul futuro che verrà, sempre meno della media accettata, ma diamogli tempo.

Piace canaglia, piace il genere. Più o meno a tutto il paese e infatti i “suoi” non vedono l’ora che anche Bersani si metta a far la canaglia. Sì, il genere piace. Infatti tutta la campagna elettorale, cioè i motivi per cui chiedono e ottengono il voto, è “a chi è più canaglia”. Chi promette di annullare più tasse? Chi è più bravo prometterlo senza dire come? Chi più di tutti garantisce che non un solo euro di spesa verrà meno? Chi è più efficace nello spiegare ai “suoi” che a pagare, se mai ci sarà da pagare, saranno gli “altri”? Chi è più abile a non far mai sospettare a nessuno, proprio a nessuno, di far parte degli “altri”? Chi è il più accorto e attento a evitare come la peste di dire ai cittadini elettori: il paese deve produrre più ricchezza, tu cosa sei disposto a fare in proposito? Chi è più simpatica canaglia nel raccontare balle, bugie e illusioni?

All’osso la campagna elettorale è finora questo, soprattutto questo se non solo questo. Ed è fantastico che quotidiani e televisioni e anche la gente, i cittadini elettori se ne lamentino e di questo rimproverino i politici, salvo poi provare ciascuno a suo modo irrefrenabile attrazione per la canaglia che alla nostra latitudine sociale e culturale è sempre simpatica. Pare infatti che da noi non si possa essere simpatici a pieno senza essere almeno un po’ canaglia e viceversa.