Ovvio, elementare Monti…lo scandalo di un governo normale

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 30 Gennaio 2012 - 13:24 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Stupisce “La Repubblica” in prima pagina: ma come fanno il 57 per cento degli italiani ad essere idealmente in piazza contro Monti e un altro 58 per cento, sempre di italiani, a giudicare “positivo” il governo Monti? Stupisce perché ognun sa che che 57 più 58 fa 115 e il 115 per cento si da, anche questo si sa, solo nelle interviste dei calciatori.  Ma subito il quotidiano si rassicura, rassicura e spiega: gli italiani, si sa anche questo, sono spesso nei sondaggi uni e “bini”. Sono pro liberalizzazioni e pro tasse pagate e pro sacrifici per risanare, ma sono anche camionisti, tassisti, notai, avvocati, farmacisti, benzinai, studenti, cattedratici, no-tav, forconi…Quindi Ilvo Diamanti su “La Repubblica”, in assonanza con Renato Mannheimer sul Corriere della Sera, registrano entrambi che quel che il governo fa non piace, però il governo piace. Registrare è bene, capire è però meglio.

Partiamo dalla coda, dall’ultima che ha fatto il governo: quella dei certificati da chiedere o ottenere via internet. Una cosa normale, anzi il minimo sindacale per un governo non all’avanguardia ma appena moderno. Risaliamo appena un po’ nella cronaca dell’azione di governo: una spruzzata, appena una spruzzata di libertà d’azione e di concorrenza nelle professioni, nei servizi e nel terziario. Spruzzata piccola, incompleta e talvolta perfino contraddittoria. Insomma lo stabilire una condizione minima, di certo necessaria ma certamente non sufficiente, per rendere l’Italia contemporanea al resto del mondo in quei settori. Risaliamo ancora, di decreto in decreto, dal “Cresci” al “Salva” così come li ha battezzati il governo: bancarotta in arrivo vista e non negata, nuove tasse e nuove pensioni per evitarla la bancarotta qui, oggi e subito. Elementare, banale. Doveroso sì ma che altro mai dovrebbe fare un governo: roba da sufficienza appena in pagella.

E scendiamo verso quel che il governo farà, dopo aver sorvolato, bassini, quel che il governo ha fatto. Farà qualcosa sui contratti di lavoro perché in Italia ci sono troppi precari, troppi giovani che non lavorano e troppi posti di lavoro tenuti in vita artificialmente. Come ha detto Monti, da noi si protegge il posto di lavoro anche quando questo è morto e defunto e non si protegge il lavoratore trovandogli un altro lavoro ma lo si imbalsama nel sudario della cassa integrazione, per chi ce l’ha la cassa integrazione. Con il mercato del lavoro che c’è in Italia, nulla più che il mansionario minimo di un governo. Farà qualcosa per vendere qualcosa delle troppe cose che lo Stato tiene congelate in cassaforte e male amministra: non le grandi aziende pubbliche ma scampoli del patrimonio pubblico abbandonato. Meglio tardi che mai, ma anche qui…elementare, Monti. Come direbbe Scherlock Holmes a Watson. Farà qualcosa perché una causa civile non duri dai cinque ai dieci anni, e vorremmo vedere che non provi a fare qualcosa al riguardo. Va in Europa, anzi è già andato a dire sì al “patto di bilancio” e poi, in forza di questo sì, a proporre che l’Europa si ingegni a vivere e non solo a sopravvivere. Lo fa senza se e senza ma ed è questa la novità. E forse, molto forse, destinerà un domani, meglio dire un dopodomani, parte dei soldi recuperati dall’evasione fiscale ad abbassare le tasse su lavoro e impresa. Ha fatto, sta facendo e farà quel che di solito fanno i governi. Niente di più. Ma la notizia, lo “scandalo”, quel che diventa corto circuito nella pubblica opinione, è che, oltre al niente di più c’è anche il niente di meno.

Non ci eravamo abituati, anzi eravamo e siamo del tutto disabituati a un governo normale, da sei in pagella e pure risicato. I governi di prima, da lungo tempo, in pagella la materia “governare” non la contemplavano nemmeno e se qualcuno tentava di affibbiargliela gridavano più o meno al golpe. Volete una fotografia di quel che è successo? Prendete i giornali e i telegiornali di tre, sei mesi fa o di due, tre, sei anni fa: pagine e pagine, minuti e minuti di dichiarazioni, parole, interviste, retroscena dei politici e dei partiti. Prendete i giornali e, con qualche fatica, pure i telegiornali di adesso: pagine e minuti di tabelle, informazioni, fatti, numeri. Questo governo fa, l’ovvio, l’elementare, il minimo. Ma fa: in  neanche tre mesi ha affrontato bene o male la bancarotta guardandola in faccia e non nascondendo la faccia sotto il cuscino, ha rifatto le pensioni che nessuno voleva rifare, ha messo mano sulla concorrenza e sul mercato, va sfregarsi la pelle con le corporazioni sulle liberalizzazioni e con i sindacati e Confindustria sui contratti di lavoro e la cassa integrazione, dice alla magistratura che la giustizia italiana deve guardarsi da se stessa e non ha più l’eterno alibi Berlusconi, manda gli ispettori a cercare l’evasione fiscale non nei convegni ma sul territorio.

Niente di che, più o meno quel che fanno o tentano di fare tutti i governi d’Europa e non solo d’Europa. Ma succede in Italia ed enorme e giustificati sono lo scandalo, la sorpresa e la risonanza. La stampa anglosassone quella sì stupisce davvero e descrive Monti per quel che non è: un Superman del governo e dell’economia.In Germania o in Gran Bretagna Monti sarebbe un governante normale, in Germania e in Gran Bretagna lo leggono e lo dipingono come eccezionale perché eccezionale è che una cosa normale accada in Italia. fanno, sbagliano, indovinano e…indovinano pure i congiuntivi e in linea di massima sanno anche di cosa parlano, spesso sono perfino competenti. In un paese dove l’ennesimo servizio delle Iene, andare a domandare ai parlamentari cosa sia la Tobin tax, fa vergognare più che sorridere della totale, spocchiosa, irredimibile e nociva ignoranza del ceto politico, in un paese così un governo ovvio, elementare, perfino banale merita insieme la condanna e il dispetto del 57 per cento dei cittadini e l’approvazione stupita del 58 per cento messi di fronte alla rivelazione che ci sono più cose in terra e in cielo di quanto la politica italiana con le sue “filosofie” abbia immaginato da venti anni. Ad esempio la semplice, banale normalità.