Elezioni, Quirinale, referendum: regole, scusate la parola, per voti civili

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 21 Gennaio 2015 - 14:18 OLTRE 6 MESI FA
Elezioni, Quirinale, referendum: regole, scusate la parola, per voti civili

Il Senato (Lapresse)

ROMA – Legge elettorale, elezione del presidente della Repubblica, referendum (ultimo quello sulle pensioni/Fornero)…quasi tutto al riguardo si fa, si applaude, si fischia, si commenta, si racconta nella sostanziale indifferenza, ignoranza e consensuale strage di regole. Regole, scusate la parola. Per il pensiero di massa e di élites (si fa per dire) è parola urticante e al limite del turpiloquio. Regole civili: l’aggettivo peggiora il sostantivo, il combinato disposto è una provocazione. Come si permettono le regole di dire a chiunque ciò che è civile e ciò che non lo è?  Dove va a finire la libertà di ciascuno e gli alti ideali e i fulgidi propositi e i repulisti e le pulizie e la sovranità e la volontà popolare e l’autonomia della politica se li ingabbiamo tutti nelle regole? Magari quelle di una società civile per leggi, usi e costumi, di cosa sia una cosa del genere ne abbiamo perso anche la nozione. Quindi, scusate la parola e perdonate il fastidio, ecco le regole.

Legge elettorale. Poiché è la legge che stabilisce il modo in cui si vota e ci si conta, poiché è la legge che definisce come si svolge il gioco delle elezioni, la regola è che è buona,anzi ottima cosa che su questo tipo di legge ci sia il massimo accordo possibile e che comunque, se questo non è possibile, nessuna parte politica veda la legge orfana e priva di una parte almeno dei suoi desideri e interessi.

Ne deriva che buona regola è trattare e scrivere la legge elettorale con tutti e che la trattativa su questo non è “inciucio” ma è dovere, dovere civico e civile. E infatti si è trattato, eccome se si è trattato. I piccoli partiti, anche Sel che oggi grida alla democrazia stuprata, hanno avuto  la soglia di sbarramento al tre per cento. Bassa proprio perché possano entrare in molti in Parlamento. Hanno avuto un pezzo di legge a scapito degli interessi della governabilità e dei partiti più grossi. Hanno avuto un pezzo di legge i piccoli partiti, non c’è scandalo. Lo scandalo è fingere davanti alle telecamere di essere vittime eterne e vestali violate.

Chi temeva che un premio di maggioranza in seggi assegnato al partito che raccogliesse il 37 per cento dei voti fosse troppo a misura del Pd di Renzi e soprattutto fosse troppo premio (55% dei seggi) a fronte di percentuali consensi troppo bassa ha avuto l’innalzamento della soglia: ci vuole il 40 per cento dei voti per avere il premio in seggi.

Chi temeva che per arrivare al quaranta per cento che fa premio ci si mettesse insieme cani con gatti e mele con pere salvo poi scannarsi e dividersi una volta eletti (succede regolarmente da varie legislature) ha avuto il premio alla lista e non più alla coalizione. Come da incancellabile e consultabile streaming, questo punto interessava molto a M5S che da solo in elezioni può arrivare primo o secondo, in coalizione invece non ci va con nessuno.

Chi puntava ad un rapporto diretto tra esito elettorale e governo susseguente ha avuto il ballottaggio: se nessuno ottiene il 40 per cento, i primi due se la giocano in una seconda partita. E quindi c’è un vincitore in ogni caso, chiaro e netto.

Nel suo percorso la legge elettorale è stata trattata e modificata e ciascuno ha avuto riconoscimento del suo legittimo interesse a stabilire le regole del gioco. E ne è venuta fuori una legge buona secondo le regole, le regole civili che vogliono una legge elettorale trattata con tutti, ovviamente anche Berlusconi. poi, sarà un caso oppure no, è una legge che somiglia moltissimo a quella che la sinistra, intesa come Pd e dintorni quando non c’era Renzi, propugnava, suggeriva, invocava.

Però adesso la sinistra o chi si ritiene e proclama tale, dentro e fuori il Pd, dice che la legge elettorale che si va a votare fa strage e genocidio e vituperio della democrazia. E perché? Perché non ci sono le preferenze. E qui dovrebbe soccorrerci la seconda regola civile: non mentire spudoratamente. Regola che non ci soccorre.

Bugia che le preferenze non ci siano. Ci sono nella legge ed eleggono dal secondo candidato in poi dopo il capolista.

Bugia che la sinistra politica abbia nella sua storia e tradizione la coppia concettuale preferenze-democrazia. Anzi è dai tempi del Pci che la sinistra vedeva nelle preferenze soprattutto lo strumento del voto clientelare. Da Togliatti fino a Bersani, passando per Bertinotti questa era l’idea della sinistra riguardo alle preferenze che erano invece additate come lo strumento “democristiano” per eccellenza.

Bugia che dalla legge elettorale che si sta votando possa uscire un Parlamento di tutti o quasi “nominati” dai leder di partito. A parte la singolare circostanza per cui tutti quelli che del possibile Parlamento di nominati provano massimo orrore sono a loro volta nominati, nel caso in specie da Bersani…A parte che i partiti politici e i loro leader sono lì per indicare chi va in Parlamento altrimenti che ci stanno a fare? (in caso di dubbi al riguardo domandare a Casaleggio…) A parte queste e tante altre con i capilista bloccati e indicati dai partiti nei cento collegi come da legge dipende dal comportamento degli elettori se gli eletti per via di preferenze saranno il 50,il 60 o il 70 per cento. Certo, restano un po’ di nominati. Non più di quanti non ce ne fossero nella legge Mattarellum che gli orripilati dall’Italicum ricordano come oasi e ristoro della democrazia: il 25% della quota proporzionale più altri meccanismi portavano i nominati al 30/40 per cento. Come in fondo è giusto che sia e non è per nulla scandalo che il vertice di un partito scelga i suoi da mandare in Parlamento.

Bugia che la battaglia sulle preferenze da parte di Bersani/Gotor sia una battaglia per la democrazia. E’ una battaglia di sopravvivenza: poiché ci sono nel Pd due Pd l’un contro l’altro armati, se le liste le fa Renzi pochi “Bersani/Gotor” vanno in Parlamento la prossima volta. Se invece si lottizzano le presenze in lista secondo rappresentanza delle rissosa federazione di partiti dentro il Pd che tutti si chiamano Pd, allora di “Bersani/Gotor” in Parlamento al prossimo giro ne vanno di più.

Ma anche questo è solo un pezzo di verità. Renzi, sbagliando e sottovalutando, le preferenze le avrebbe pure messo dentro la legge infatti lo ha fatto. E le avrebbe anche messe in maniera in più ampia. E mai i Gotor/ Fassina nella loro storia politica avevano indicato le preferenze come “un’altra elezione è possibile”, mai. Hanno cominciato a farlo subito dopo che Berlusconi ha voluto la sua parte, piccola in vero, di legge elettorale. Se Berlusconi non vuole le preferenze, le preferenze sono la democrazia e devono essere il sale e il cuore della legge.

Bugia che sia posizione “morale di coscienza” come qualcuno si è azzardato a dire . E’ pura equazione: capilista peste perché li vuole Berlusconi, Renzi untore di peste perché mette i capilista. Per fermare la peste, sterminare l’untore. L’indignata sinistra è tutta qua, nella scissione per la nobile causa niente meno che delle preferenze. Dovrebbe soccorrere tutti la regola della sincerità e trasparenza: dica chi lo pensa che Renzi è sciagura e rovina per il paese e che ogni mezzo per abbatterlo è politicamente lecito. Chi lo pensa lo dica e si organizzi, anche in partito, di conseguenza. Sarebbe onestà che non è solo non rubare. Ma qui al posto della regola della sincerità e della assunzione di responsabilità c’è una consuetudine sociale che la sinistra purtroppo ha come tutti fatto propria: voler assalire il Ministero degli Interni con i Carabinieri che garantiscono l’incolumità degli assalitori…essere la più dura opposizione al governo e dichiararsi tutori e correttori dell’azione di governo…star lì con la ghigliottina pronta e raccontare a tutti si tratta di un’altalena.

Presidente della Repubblica. Regola civile è che sia appunto presidente della Repubblica e non di una parte. Anche qui la trattativa è un dovere e non un inciucio. A meno di non ritenere che vi sia differenza e incompatibilità antropologica tra le varie parti. Insomma alla Grillo che dice: “chi vota Pd o è broker o è banda Magliana”. Si può proseguire: chi vota M5S o è cliente affezionato di fattucchiere o è stato studente fisso dell’ultimo banco, chi vota Lega o è avaro o è lento di comprendonio, chi vota Berlusconi o è uno che rimpiange le case chiuse o è schiavo del Viagra…Se non si vuol proseguire su questa linea il presidente della Repubblica è giustamente il frutto di una trattativa.

Seconda regola civile: il presidente di qualunque cosa, in particolare della Repubblica, deve essere competente della cosa-istituzione che presiede. Per cui questa idea diffusa che non debba essersi occupato di politica, impresa, finanza, non debba avere curriculum nelle istituzioni, debba più o meno spuntare dal nulla è, a prenderla sul serio, la richiesta che il presidente della Repubblica sia un fallito ovunque e incompetente su tutto.Eppur l’idea piace, uno dei miracoli dello sterminio delle regole, questa volta anche logiche.

Referendum. Regola è che su certe cose i referendum non si devono fare perché, si facessero su quelle cosiddette materie, non sarebbe l’esercizio della volontà popolare ma la distruzione della cosa pubblica. Esempio classico: referendum sull’abolizione delle tasse. Plebiscito per l’abolizione e poi estinzione di ogni pubblico servizio, compresi stipendi e pensioni. Quello sulle tasse è il classico referendum che le Costituzioni, anche la nostra ovviamente, vietano perché il quel caso il corpo elettorale che abolisce non si assume l’onere di rimpiazzare in qualche modo il gettito cancellato. Cancellare le tasse non è referendum ammissibile perché equivale a cancellare tutte le strutture della cosa pubblica. Quindi le Costituzioni lo vietano.

Quello sulle pensioni, sulla abolizione delle legge Fornero è o non è assimilabile a un referendum su materia fiscale? La risposta a questa domanda è regola di Costituzione e di convivenza civile sia affidata a una Corte Costituzionale. I leghisti che agitano la copia della Costituzione come prova del diritto violato a un referendum sempre e comunque non sanno di cosa parlano e ignorano la regola della minima competenza. La Costituzione sta lì non perché si possa fa referendum su tutto (magari uno contro gli scuretti di pelle…magari uno contro i culattoni..?) ma proprio perché non si possa fare referendum su tutto.

Matteo Salvini ha mandato a “vaffa…” in diretta televisiva e in meditata replica la Corte Costituzionale, la Costituzione, la regola, tutto ciò che si è frapposto tra lui e il referendum voluto dalla Lega (con aiutino Fiom e Cgil nella raccolta firme). Regola statistica, e non civile stavolta, vorrebbe che alla lunga se uno manda a “vaffa…” , prima o poi incontra qualcuno che gli risponde a tono e gli domanda quale “atto di forza” intenda fare, magari solo per regolarsi se è il solito bluff parolaio (tanto nessuno va a vedere) o se è il caso appunto di “andare a vedere”.

Ma neanche questa regola è più osservata, puoi proclamare rivoluzioni, marce su Roma, rivolte..la regola è che ti invitano in televisione a parlarne. Regola sarebbe che se Salvini, e molti come lui, vogliono cambiare la legge sulle pensioni possono eccome se possono. Si presentano alle elezioni, insieme agli alleati prendono la maggioranza dei seggi in Parlamento, fanno un governo e fanno una legge che abolisce quella Fornero e se ne assumono la responsabilità. Ad esempio la responsabilità eventuale che per pagare a tutti la pensione a 60 anni e prima di età non ci siano i soldi, non quelli veri almeno e che le nuove pensioni-Salvini siano pagate in moneta con tanti zeri sulla banconota e pochissimo potere di acquisto. Ma non dite questo a Salvini, ti manda a “vaffa”. E quindi, come da regola, stavolta non di bon ton, un “vaffa” di rimando da chi la pensione la vorrebbe vera e non fatta di carta colorata.

Le regole, scusate la parola. La scusino le vedette del web di solito ma non solo pentastellati, la scusino i troll di ogni fazione, la scusino i top commentator onanisticamente impegnati alla tastiera…Le regole a prescindere dall’umore, che pretesa, che offesa! Che offesa per il vasto e inclito pubblico e anche per tutta la Compagnia dell’Arte Pubblica. Regole civili dici in Parlamento e da Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia e Lega e Ncd e Pd e M5S e Sel e ceto politico vario ti guardano come il più nocivo degli ingenui e fessi.