Inadeguato, pasticcione, bugiardo narciso. Marino uno di noi

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 30 Ottobre 2015 - 12:54 OLTRE 6 MESI FA
Inadeguato, pasticcione, bugiardo narciso. Marino uno di noi

Inadeguato, pasticcione, bugiardo narciso. Marino uno di noi

ROMA – La vicenda, politica e umana, a questo punto il caso è altrettanto caso umano quanto caso politico, di Ignazio Marino è la prova provata. La prova provata, evidente, manifesta, palmare, solare di qualcosa che eppur molti di noi non vedranno, non vorranno vedere, qualcosa di cui molti fuggiranno l’immagine come fosse demoniaca e dannasse al solo guardarla e di cui molti rifiuteranno la sostanza come fosse sacrilego il solo supporre la sua esistenza al mondo. La prova provata che la cosa pubblica, la res publica è sempre molto pericoloso e spesso disastroso affidarla a…“uno di noi”.

Perché Ignazio Marino è proprio uno di noi. Si mette a fare politica con questa divisa e livrea addosso, l’essere non un politico ma “uno di noi”. Il camice da chirurgo è la sua competenza esibita. Ma più che come competenza in sala chirurgia, esibita come attestato di non competenza in politica. Per questo Marino viene votato, alle primarie del Pd. E alle Comunali di Roma. Non solo per questo, ma soprattutto per questo: l’essere a suo modo “uno di noi” e non “uno di loro”.

L’elettorato, l’opinione, la gente che vota Pd e dintorni non vuole neanche sentire pronunciare parole come Rutelli o Veltroni o cognomi da votare che facciano rima con la politica. Vuole uno “da fuori”, uno di noi appunto. E Marino ha questa caratteristica. In fondo è l’unica: in ormai svariati anni mai sarà dato sapere la natura politica di Marino. Non c’è. Un po’ mima la sinistra-sinistra, un po’ gioca al movimentista, ma molto poco. Poi prova a fare il renziano. Oggi è la bandiera anti Renzi. Ma non è colpa sua, non chiedete a Marino di politica, lui in materia è incompetente e ce l’ha scritto in fronte fin dal primo giorno. Anche per questo, soprattutto per questo è stato votato.

Lo “uno di noi” arriva per questa via a fare il sindaco, niente meno che di Roma. Quando arriva la città, nei suoi servizi pubblici, fa già abbastanza schifo. Tutto, dai bus ai rifiuti, funziona già male. Quando arriva, coi soldi pubblici del Comune cooperative sedicenti “democratiche” e ragazzi d’ingegno e di mano di lunga militanza fascista hanno insieme già fatto carne di porco. Quando arriva Marino uno di noi a fare il sindaco è insomma già schifo e carne di porco. Lui arriva e…lo schifo continua, anzi se possibile peggiora. In due anni e passa ogni abitante di Roma può testimoniare come nulla, bus, metro, rifiuti, traffico, vigili, uffici sia a Roma non diciamo funzionante ma neanche civile. Semplicemente, letteralmente Marino non governa la città.

Non saprebbe neanche come fare. E’ palesemente inadeguato a comprendere e governare la burocrazia capitolina che fa come le pare. E’ inadeguato a governare i partiti politici. E’ inadeguato a curare il consenso. E’ inadeguato a smontare tanto quanto a costruire. Non governa l’Atac e l’Ama che peggiorano. Non la metro, sia quella che c’è, sia quella da costruire. Non governa neanche i suoi assessori che cambiano vorticosamente. Insomma è uno chiamato a fare un mestiere che non sa fare: il politico e l’amministratore della cosa pubblica. E’ sufficiente ed ottimo motivo perché smetta di fare il sindaco: è inadeguato. Ha una sola attenuante: sono stati gli elettori a volerlo lì perché inadeguato, a volerlo lì perché uno di noi…

Come uno di noi, come capita ad uno di noi non è solo inadeguato a governare la cosa pubblica. Come molti di noi pensa che questa sua inadeguatezza sia virtù, virtù civica l’incompetenza. Poi si vedrà che, come uno di noi, Marino è anche pasticcione. Infatti pasticcia alquanto le sue note e rimborsi spese. La sua versione ufficiale è: al Comune i conti di ristornati e affini si ammucchiano, più o meno a caso, poi arriva un funzionario che a caso accoppia a una fattura una giustificazione di spesa, a caso accoppia a un conto di ristorante del sindaco invitati plausibili perché si paghi loro la cena, quindi si firma il tutto con la firma falsa del sindaco…Al Campidoglio si fa così, parola di sindaco e questo, giura il sindaco, scagiona il sindaco da ogni ipotesi di peculato. Di peculato forse…Non certo però scagionato dalla constatazione di un certo disinvolto disprezzo verso le regole del rendicontare. E non è la primissima volte, accadde anche con l’Università americana con cui lavorava e da cui si separarono in gran fretta, in tronco come si dice.

Pasticcione che infatti pasticcia perfino con le note spese in tempi di rimborsopoli, figurarsi con il resto. E, uno di noi, francamente bugiardo. Ha raccontato urbi e orbi che la questione scontrini era chiusa e che questa “chiusura” rendeva incomprensibile, inutile, persecutoria la richiesta altrui di dimettersi da sindaco. Era falso, falso che la questione scontrini sia chiusa. Sia in Procura, sia nei fatti, sia nella pubblica opinione. E’ andato in tv a dire che si dimetteva e sapeva già che non lo avrebbe fatto davvero. E non è un processo alle intenzioni, è solo la documentata e documentabile sequenza delle sue parole e azioni.

Bugiardo talvolta, molte volte, anche per vanità. Perché Marino come uno di noi è narciso, molto narciso. Uno che dice ai mille che vanno ad applaudirlo “state scrivendo una pagina di storia…”. Niente meno che la “storia”. Peraltro parlando di sé si era tenuto perfino più alto della storia “con me Roma ha subito cambiamenti epocali…”. Capito? Epoca-Marino! Uno che la racconta dicendo che lui è l’unico onesto e integerrimo e puro e tutti gli altri no. Proprio uno di noi.

Un narciso che, essendo narciso, non può che fregarsene dell’altro da sé, sì insomma nel caso in specie di Roma. Uno, uno di noi, che il senso dello Stato e delle istituzioni non è farina del suo sacco. Regalare a Roma altre settimane di pubblico caos e pubblico ludibrio…che accada purché Narciso Marino abbia il sul palcoscenico per produrre e cantare l’ode a se stesso tradito.

Uno di noi, la peggio scelta possibile per la cosa pubblica. Tutta la storia della democrazia (e anche quella dei popoli nei moti secoli in cui democrazia fu parola senza senso) insegna che a gestire la cosa pubblica vanno designati, votati i migliori nel senso di più adeguati, competenti e per nulla “uno di noi”. Il caso umano e politico Ignazio Marino dimostra la follia civile della rinuncia ad avere un ceto politico che faccia e sia ceto dirigente. Il caso umano e politico Ignazio Marino ci sbatte in faccia il nostro errore di elettori sia che si voti per la destra, per la sinistra o per M5s. Eppure, c’è da scommettere, non impareremo nulla e presto al posto di Marino uno di noi ne metteremo un altro/a uno di noi. Errare fu Marino, perseverare chi sarà?