Renzi, 356 mila assunzioni buone, una cattiva, tutte inutili

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 20 Gennaio 2016 - 14:15 OLTRE 6 MESI FA
Renzi, 356 mila assunzioni buone, una cattiva, tutte inutili

Renzi, 356 mila assunzioni buone, una cattiva, tutte inutili

ROMA – Renzi Matteo, il paffutello dalla “c” aspirata, è intollerabile e indigesto a… A un sacco di italiani tipo, ad un sacco di tipi di italiani. Perché fa errori? Certo ne fa: l’ultimo in ordine di tempo aver consentito commissari governativi nominassero al vertice dell’Ilva un manager condannato a sei anni per responsabilità nelle morti della Thyssen Krupp. Se Renzi non sapeva di questa nomina, errore clamoroso di controllo da parte sua. Se invece sapeva…peggio che mai. Meno male che qualcuno se n’è accorto, il deputato Boccuzzi ex operaio, e che la nomina è svanita. Come che sia, Renzi aveva effettuata una pessima “assunzione”. Ma non è per gli errori che il paffutello sta sulle scatole.

Allora per le incertezze di governo, perché qua e là si impantana? Vedi le unioni civili, insomma le unioni gay, attorno alle quali svanisce la maggioranza, le Camere si sfarinano, la legge singhiozza e forse ritarda o forse contiene qualcosa che è meglio non ci sia. Vedi la storia delle trivellazioni alla ricerca di petrolio e gas in cui il governo gioca a nascondino con il referendum perché, se il referendum lo acchiappa, il governo paga pegno. E, se referendum si tiene in Italia su ogni aspetto della politica energetica, l’Italia a gran maggioranza a starla a sentire resta al buio. Perché se domandi qua e là la vuoi qua la centrale elettrica, il rigassificatore, l’oleodotto, la turbina, l’antenna…la risposta è sempre no. Per via di referendum e per volontà popolare di strada e incrocio verrebbero abolite anche le pompe di benzina. Ma non è per le incertezze di governo che il paffutello sta sulle scatole.

Allora perché litiga o fa finta di litigare con l’Europa? I più di quel gran sacco di italiani tipo e di tipi italiani neanche si pongono il problema. Allora perché, perché, perché…Inutile cercare il perché nelle cronache recenti, nelle “scalette” dei telegiornali, nei fondi dei quotidiani e in quelli del caffè. Il perché sta in fondo davvero nel sacco di italiani tipo e di tipi di italiani che non sopportano il paffutello.

Tipo uno: il deluso dalla e della sinistra. E’ deluso da decenni, deluso da D’Alema, Veltroni, Bersani, figurarsi Renzi. Ed era stato deluso da Prodi, per non dire da Ciampi e Scalfaro che di sinistra non erano. Delusi da Occhetto e da Natta. L’area di non delusione si colloca in un indistinto temporale e in un guazzabuglio illogico che va da Lenin ad Amendola, da Ho-Chi-Min a Berlinguer. I delusi della e dalla sinistra spesso hanno la caratteristica di aver compensato la delusione politica con una discreta posizione sociale. In una forma o nell’altra in questa società che la sinistra non ha saputo e voluto render migliore, loro si sono accomodati ai livelli medio-alti professionali e di reddito. Potendo voterebbero una figura mista tra Gramsci e Papa Francesco, potendo. Voterebbero chiunque non esista nei fatti. Qualcuno quindi o molti di loro voteranno M5S. Comunque Renzi dà loro una vertigine di nausea, è il peggior-miglior nemico possibile.

Tipo due: la gente in lotta. Soprattutto nel pubblico impiego in lotta perenne e continua perché il pubblico impiego resti in Italia come dio (?) all’Italia l’ha dato. Pagato poco in cambio di poco o nullo lavoro. Inefficiente, scorbutico, non licenziabile, eterno, immobile, costoso. Sono diritti acquisiti, che diamine! E Renzi è per loro il calpestatore di questi diritti.

Tipo tre: i piazzati. Piazzati nella Pubblica Amministrazione, nelle migliaia di società pubbliche e semi pubbliche, nei Cda e nei reparti, dirigenti e consulenti, impiegati ed operai. Piazzati nelle corporazione del denaro pubblico e in quelle del denaro privato, piazzati nelle professioni e nei mestieri. Piazzati e protetti dalla concorrenza, dalla misurazione delle competenze, dal mercato. Per i piazzati Renzi è Attila, magari immaginario e immaginato, ma sempre Attila.

Tipo quattro: gli anti Casta. Determinati, onesti, integerrimi e incorruttibili cacciatori di Caste. Con una sola eccezione di fronte alla quale i guerrieri, gli sterminatore di Caste diventano comprensive infermiere: se la Casta è quella di casa, territorio, categoria…Allora gli sterminatori di Caste si fermano e la casta di loco diventa per miracolo società civile. Renzi comunque per gli anti Casta è uno dei peggio.

Tipo quattro: i democratici/democratici. Quelli per cui se non c’è più il Senato come quello di prima è deriva autoritaria o addirittura democrazia autoritaria, Quelli per cui Renzi è più o meno come Putin o Erdogan. Quelli che esultano per un referendum che, dicono, “è” la democrazia. Quelli che, se gli dici che la democrazia è il sistema inventato perché non sia tutto un referendum, strabuzzano gli occhi e non capiscono, proprio non capiscono, non è che non vogliono.

Tipo cinque : i fascisti e i razzisti semplici e genuini. Ce ne sono, ce ne sono sempre stati e sono in discreta espansione numerica.

Tipo sei: quelli convinti e sicuri che se chiudi porta di casa, della città, della nazione da tutto ti salvi e ti esenti.

Tipo sette: i rancorosi, deprivati, scippati e furenti. Quelli che hanno visto quelli di prima, un paio di generazioni di italiani, che hanno vissuto molto al di sopra dei loro mezzi. E che vorrebbero fare altrettanto. E che se la prendono, odiano, schifano la politica, lo Stato perché partito e governi non regalano anche a loro una vita sopra i loro mezzi.

Sette tipi di italiani, sette italiani tipo, e non si farebbe fatica ad arrivare a dieci, che il paffutello non lo sopportano. Neanche se sotto il suo governo arrivano 356 mila posti di lavoro fissi che prima non c’erano. Ad occhi, orecchie, naso e mente di questi italiani tipo il paffutello è brutto a vedersi, fastidioso a sentirsi, dannoso all’olfatto, irritante a pensarlo. Può “assumere” quanti ne vuole, è inutile. Sette tipi di italiani, sette italiani tipo, non si farebbe fatica ad arrivare a dieci… Fa quasi, o senza quasi, la maggioranza degli italiani? Beh, a occhio e croce…