Renzi va..contro vento. Canta solo e non legge le note al Festival della fiducia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 24 Febbraio 2014 - 16:32 OLTRE 6 MESI FA
Renzi va..contro vento. Canta solo e non legge le note al Festival della fiducia

Il governo Renzi chiede la fiducia al Senato (LaPresse)

ROMA – Lui più di Arisa va…contro vento. Arisa ci ha vinto un Festival della canzone con un motivetto che ha il “contro vento” nel titolo, Matteo Renzi contro vento ci si mette al festival della fiducia in Parlamento. Contro vento lì e non solo lì, Renzi contro vento ci naviga, ci si mette, ci si crogiola pure.

Mai visto un Senato della Repubblica, a memoria di cronista, più freddo nell’accogliere, ascoltare e salutare un nuovo premier di governo. E questo non solo perché Matteo Renzi ha annunciato ai senatori in carica che, se non glielo impediscono, saranno loro “gli ultimi  votare una fiducia al governo”. (Se passa la riforma renziana del Senato il prossimo non sarà formato da eletti, sarà composto da membri dei poteri locali, non ci saranno quindi stipendi da senatori e prerogative da seconda camera per il Senato, tra cui appunto quella di concedere o negare la fiducia ai governi). Mai visto un Senato più freddo perché soprattutto mai visto, a memoria di cronista, un nuovo premier di governo che all’atto di chiedere la fiducia parla a braccio, tiene un discorso, interloquisce, stonata o intonata che sia la canzone la canta chiara, e, scandalo o poco ci manca, non legge un testo scritto del suo programma.

I senatori un po’ tutti l’hanno preso e vissuto come uno sgarbo, una mancanza di rispetto da parte di uno sbarbatello presuntuoso. E i senatori un po’ tutti hanno inarcato il sopracciglio, corrugato la fronte e arricciato il naso davanti a questo Homo novus, anzi puer novus di provincia. Così come sopracciglia inarcate e fronte corrugata stasera in televisione e domani sulla stampa perché il programma, dov’è il programma di Renzi? Il programma non c’è. Buoni tutti a dire svlocco totale dei debiti dello Stato verso le aziende, fondi di garanzia per la concessione del credito, riduzione del cuneo fiscale in doppia cifra, dirigenti della Pubblica Amministrazione con mandato a tempo, dichiarazione dei redditi che arriva precompilata a casa, cittadinanza italiana per i bambini stranieri dopo che hanno fatto la scuola da noi, diritti per le coppie di fatto. Buoni tutti a dirlo tutto questo senza dire come si fa, con quali soldi e alleanze. Quindi, dopo il contro vento del Senato è in arrivo, sta arrivando il contro vento dei commenti.

Perché è il modo di Renzi che offende, quel modo di andare in Senato a parlare una lingua che quasi quasi la può capire perfino la gente che non sta in Senato e neanche in televisione. Deve essere una lingua truccata o vuota, artefatta o biforcuta, reticente o ipnotizzante… non può essere una lingua vera, è troppo simile alla lingua vera. Perciò si sottolinei la stucchevole battuta su “non ho l’età” e il riferimento ironico alla Cinquetti lo si derubrichi a vezzo, anzi vezzeggio, anzi cazzeggio del premier. Si sottolinei la melassa dello “avete mai parlato con gli insegnanti?”, magari gli si ricordi della moglie insegnante a prefigurare una sorta di maso chiuso degli interessi renziani, si scuota il capo su quell’impegno, scolastico appunto, a far partire il governo dal rifare, riparare, materialmente rifare e riparare le scuole, sì le mura e i pavimenti delle scuole, non la Scuola. Che ingenuità, che semplicismo, che rozzezza, che pressappochismo…Giù, un altro contro vento, quello di quelli che se ne intendono.

Che poi il contro vento Renzi se lo va a cercare. Come se non bastasse quello che già gli arriva. Dal partito di casa, da casa sua. Chi per primo ha gridato al conflitto di interessi alla non accettabilità di un ministro di Renzi, Federica Guidi? Ma ovviamente uno del Pd, Stefano Fassina. E quale quotidiano ha per primo scoperto e sottolineato che una imprenditrice fa contratti e vende sul mercato i prodotti della sua azienda? Ma ovviamente La Repubblica che ha svelato il conflitto di interessi tra la Guidi ministro e la Guidi imprenditrice. Contro vento dal Pd. Contro vento da Enrico Letta. Letta ha voluto in pubblico neanche guardare in faccia Renzi, ha voluto far sapere che c’è ragione e motivo per una vendetta e che della vendetta il tempo verrà. Non proprio un aplomb da uomo delle istituzioni quello di Letta, piuttosto la rabbia sorda di chi si ritiene violato nelle sue proprietà. Una stizza privata elevata a comportamento nella res publica. Eppure Letta in ogni “narrazione” è non solo la vittima ma anche lo statista. Sì, proprio contro vento per Renzi spira di qua e rispira di là.

Contro vento da Grillo nell’aula del Senato e fuori che via tweet prova a non farlo neanche parlare Renzi, come ha fatto nello streaming. Contro vento nelle democratiche cene romane dove gli elettori d’area pd non approvano il metodo e si sentono disorientati, delusi o anche più. Contro vento nell’opinione democratica che nei sondaggi si dichiara perplessa e sorpresa. Contro vento insomma nel suo elettorato che rimprovera a Renzi di essersi contaminato con il potere. E’ già un quasi c’eravamo tanto amati.

Contro vento nelle chiacchiere di strada, con l’opinione pubblica non raffinata che non solo non si fida, anzi un po’ si fiderebbe. A condizione sia chiaro che il “cambio” di Renzi sia gratis, anzi remunerativo per tutti. Contro vento nella Pubblica Amministrazione, i cui dipendenti lo aspettano al varco quel bischero di Renzi che magari li vuole trasferibili o sostituibili al comando se sono dirigenti. Contro vento in Cgil che vuole la patrimoniale. Contro vento perfino nelle cronache interni-rosa ormai indistinguibili e fuse insieme: le improbabili scarpe della Boschi fanno tutt’uno, “sono” la resistibile incompetenza delle nuove ministre. Vuoi mettere la Bonino? Cosa mai ci avrà messo la Bonino in dieci mesi non conta. Conta che quest’altra è “robetta”. Robetta fragile al femminile, un conflitto di interessi a destra, la Guidi, uno a sinistra, Giuliano Poletti…Insomma “governetto”. E governetto con peccato originale, il peccato dell’ingordigia di potere. Se non è contro vento questo.

Contro vento che si aggiunge a quello oggettivo, ai guai grossi e pesanti che gravano sul paese. Contro vento che suona anche così: ma con questi guai che ci sono da anni e anni e anni, vuoi che arriva un bischero, un pischello, nu guaglione e li smuove lui? Ma va là…E’ un contro vento assai forte e trasversale, autorevole e diffuso, argomentato e sostenuto. Un contro vento con una caratteristica tutta sua e che merita di essere segnalata. E è il contro vento che spira e soffia su Renzi da parte di ogni establishement, politico, economico, sociale. Contro vento che soffia e spira su Renzi da parte di ogni comparto di professione, reddito o posizione politica. Un comune minimo denominatore però c’è: il contro vento soffia dagli insider.

Ovunque siano gli insider d’istinto non amano, non amano è dir poco, Renzi. Insider ed establishement non sono sinonimo di nefandezza o torto, anzi. Però è un fatto che tutta l’Italia del sistema si aggiusta mantenendolo più o meno uguale si mette contro vento a Renzi. E come fa a mettersi contro vento? Garantendo, assicurando, scuotendo la testa all’idea che il sistema si possa smontare e rimontare in altra forma (si chiamerebbe riformismo). E’ un fatto che Renzi è la mosca al naso per ogni establishement competente e riflessivo italiano. Coi fatti non si polemizza, poi magari qualcuno trova nei fatti conferma che quello lì è appunto un puttino bischero, oppure nei fatti trova l’inequivoco segnale che quello se fa storcere il naso a insider ed establishement entrambi nonni e papà dell’Italia storta che c’è allora  un qualche buon odore-motivo ci sarà.