Renzi, istruzioni per l’uso: elezioni, Berlusconi, Grillo, tasse…e Pd

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 27 Febbraio 2014 - 15:50 OLTRE 6 MESI FA
Renzi, istruzioni per l’uso: elezioni, Berlusconi, Grillo, tasse…e Pd

Matteo Renzi (LaPresse)

ROMA – Matteo Renzi, istruzioni per l’uso: tanto per sapere, tanto per non sbagliare a calibrare attese, previsioni, pronostici, auguri e scongiuri. Tanto per darsi una regolata, istruzioni.

Elezioni, anche anticipate. Le fa le elezioni, Matteo Renzi le fa. Anche anticipate. Anche a primavera 2015. Così come fa subito la legge elettorale, almeno alla Camera. Chi punta su Renzi che si addormenta, anzi addormentato da Alfano e Cuperlo che cantano la stessa ninna nanna  sulla riforma elettorale che arriva dopo quella Costituzionale…sbaglia puntata. Renzi la fa entro marzo la riforma elettorale alla Camera, quella con cui può fare elezioni nel 2015. E se non gliela fanno la riforma elettorale alla Camera entro marzo, allora può essere che Renzi le elezioni le fa anche a fine 2014. Ma non doveva-voleva arrivare al 2018? Sì, appunto: se lo fanno fare, a partire dalla legge elettorale. O il Parlamento lo fa fare per durare a lungo, oppure, se non lo fa fare, il Parlamento dura poco.

Berlusconi, anche “alleato”. Matteo Renzi “berlusconiano” ci fa, non ci è. “Berlusconiano” (chissà perché non si trova migliore  più calzante aggettivo) Renzi è nella costruzione del triangolo opinione pubblica-politica-leader. Nel linguaggio che non è quello della dichiarazione politica da telegiornale o agenzia di stampa (anche se i linguaggi di Berlusconi e Renzi sono diversi, il primo è un genuino costruito dal marketing competente, il secondo un casalingo condito da astuzia spavalda). Ci fa Renzi, ma non ci è. Non vuole e non lavora a grandi intese con Forza Italia, sa che sarebbero la morte sua e dei suoi progetti. Ci fa con piccole ma forti intese con Berlusconi (per ora solo quella sulla legge elettorale). Ma non ci è. Anche Berlusconi l’ha capito, quel Berlusconi che non è che sia “renziano”, è che ha capito quel che viene dopo, al prossimo punto delle istruzioni.

Grillo: o lui o Renzi. Tutti e due non ci stanno, non ci stanno dentro. O fuori gioco l’uno o fuori l’altro. Sono Grillo e Renzi, Renzi  Grillo i reali antagonisti. Non duellanti in eterno, ma qui e oggi. Se Renzi va, Grillo smoscia. Se Renzi sta fermo, Grillo ingrossa.  Grillo deve fermare Renzi con ogni mezzo, dalle parti di Grillo stanno i voti che possono fare di Renzi un vero premier e non più un ragazzo d’ingegno e fortuna. Leggere ogni mossa di Grillo in funzione anti Renzi e ogni gesto di Renzi in funzione anti Grillo e avrete la chiave giusta per misurare e capire. E Berlusconi e la destra? Magari dopo, magari saranno in gioco dopo che uno dei due Highlander , Renzi o Grillo, sarà a terra, messo a terra dall’altro.

Tasse, ma davvero? Matteo Renzi sulle tasse li fa. Che fa? Gli effetti, qui ora e praticamente subito. Non si sa se saranno “effetti speciali”, quindi solo luci e colori o effetti concreti, quindi luci, suoni, colori e contante. Però sulle tasse Renzi non rinvia e non si fa bloccare. Potrà provare a ricorrere al gioco di prestigio dove sembra e non è. Oppure saranno soldi veri, neanche pochissimi, un po’ benedetti e subito. Insomma entro l’estate per davvero o per finta Renzi le tasse le abbassa. Sbaglia chi pensa che farà Sor Tentenna, calcola male chi si aspetta un altro Signor Vorrei ma non posso.

Il Pd, il Pd a Renzi mal ci sta. Ci sta proprio male, quasi di salute. Dentro il Pd c’è molto più di una minoranza, più di un grumo organizzato, più di un’ala del partito che mal ci sta con Renzi. Dentro il Pd c’è un sentimento che è voglia di vendetta contro Renzi. Voglia di vendetta ammantata del drappo della nobile, giusta e antica causa. Dentro il Pd c’è chi come Manuel Gotor, appena ieri braccio destro di Bersani, si può permettere di dire che “dietro il governo Renzi c’è la manona di Berlusconi”. Il Pci ma anche i Ds l’autore, il latore di una tale ingiuria verso il segretario l’avrebbero radiato. Grillo uno dei suoi che avesse parlato così l’avrebbe non espulso ma inseguito fisicamente. Invece Gotor, i non pochi Gotor nel Pd, recitano loro la parte degli “uomini offesi”. Le Livia Turco si dicono “straniate” e confessano lo smarrimento, la vertigine alla stampa. L’abbraccio di Enrico Letta e Bersani nell’aula di Montecitorio è pubblicamente contro Renzi ed è una voluta scena che volutamente annuncia: ci sarà un giorno del giudizio anche per l’impostore. Non oggi, non domani, ma un giorno di sicuro sì.

Il Pd a Renzi mal ci sta, al punto di coltivare l’esile mito di un mediocre premier, Enrico Letta, narrato e dipinto quale principe legittimo defenestrato e offeso nell’onore (nessuno ama ricordare che il governo Letta era uno dei più impantanati  della storia, nessuno ricorda l’incapacità di Letta premier a reagire ad alcunché, mica solo a Renzi). Al punto di coltivare una nostalgia per un mediocre segretario, quel Bersani che non solo non vinse le elezioni perse anche clamorosamente il dopo elezioni. lacrime di commozione partecipata per l’abbraccio tra due gentiluomini mediocri: mica ha tutti i torti la stampa di destra quando scrive che l’opposizione più opposizione a Renzi è il Pd.