Salvini “spianerebbe” i rom, altro che i campi, ma chiuderli non è razzismo

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 9 Aprile 2015 - 14:44 OLTRE 6 MESI FA
Salvini "spianerebbe" i rom, altro che i campi, ma chiuderli non è razzismo

Salvini (LaPresse)

ROMA – Con coerenza e tenace costanza è da molti anni che Matteo Salvini predica, parla, pensa e agisce secondo la ferma convinzione che gli umani saranno pure tutti uguali in teoria ma in pratica ci sono specie, gruppi di umani nocivi. Meritevoli quindi di disinfestazioni quando li si incontra nei luoghi pubblici, di controlli sanitari e di polizia quando si raggruppano in massa, di quarantena prudenziale quando si mescolano, di solito per far danno, al gruppo umano indigeno stanziale, cioè quello padano/celtico/bianco di pelle, possibilmente eterosessuale e se incazzato con l’euro e l’Europa non guasta.

Con coerenza e tenace costanza e in sostanziale accordo con molti di quelli che lo votano (e anche tanti che non lo votano) Matteo Salvini non è che sbaglia verbo o esagera parola quando dice “spianare” e “radere al suolo”. Come la sua vita pubblica attesta, come ogni pagina del libro della sua vita attesta, comprese le note a margine, Matteo Salvini e molti di quelli che lo votano (e anche tanti che non lo votano) potendo “spianerebbero” e “raderebbero al suolo” i rom. I rom, prima ancora che i loro campi. Nella sua dichiarazione non è, come si illude la critica politicamente corretta, che Salvini abbia esagerato con le parole, è che si è tenuto, trattenuto con le parole.

E non è, come la critica politicamente corretta continua ad illudersi, che Salvini la “spari grossa per prendere voti”. I voti li ha già, sono già schierati in abbondanza sulla posizione di “spianare” e “radere al suolo” i rom prima ancora dei loro campi. Salvini ha usato quei termini non perché ci ha più o meno machiavellicamente pensato sopra (Salvini che machiavellizza è già una contraddizione in termini) ma perché gli sono usciti dal cuore, dall’animo. Perché Salvini, come tanti italiani, è “naturaliter”, “al naturale” disposto a “spianare” e “radere al suolo” i rom. I rom prima ancora dei loro campi. In caso di dubbi recarsi in un bar, ufficio postale o sito web a piacere e ascoltare/leggere.

Una prova meno empirica? La campagna che la Lega di Salvini sta per lanciare dal titolo/slogan “Chiedo asilo”.  Si annunciano, la Lega annuncia mille gazebo in tutta Italia dove gli italiani potranno chiedere di rinunciare alla nazionalità italiana per assumere lo status di immigrati. Secondo la narrazione leghista infatti l’immigrato gode di “mille euro al mese, colazione, pranzo e cena e hotel”. E’ una colossale bugia talmente improbabile che basterebbe farsi due conti che sentire odor di balla. E’ una bugia implausibile eppur creduta come palese verità da milioni di italiani. E’ una bugia fondata, fusa con la confusione tra immigrati (milioni) e rifugiati (decine di migliaia). Ma nulla di questo importa, qui importa il meccanismo della costruzione del nemico, dell’usurpatore.

Se c’è qualcuno in giro che prende mille euro al mese più colazione, pranzo e cena e hotel e tutto gratis e tutto coi soldi pubblici e tutto con le mie tasse e tutto togliendo a me, a noi, agli italiani veri i mille al mese, la casa, la colazione, il pranzo, la cena e l’hotel…questo qualcuno usurpa, arraffa la roba mia. E quindi, potendo, lo “spiano” e lo “rado al suolo” che è pure giusto. Quando il politicamente corretto prenderà atto di ciò che ha di fronte sarà sempre troppo tardi.

Detto questo e chiarito speriamo nella maniera più netta che quella di Salvini e di molti italiani che lo votano (e pure di tanti che non lo votano) non è né un’insofferenza e neanche una trovata elettorale, men che meno un’esagerazione o una voce dal sen fuggita. Detto e chiarito che si tratta di avversione, astio, odio verso gruppi di umani considerati nocivi nel loro manifestarsi su questa terra (se non proprio nel loro dna genetico e culturale), a dispetto ancora una volta del politicamente corretto (e anche corroso dalla sua ripetitività) va detto che chiudere i campi rom non è razzismo.

I campi rom sono di fatto ghetti dove il civismo “buono” scarica i nomadi e i marginali. In questi campi diventano stanziali condizioni socio sanitarie queste sì sub-umane e diventa stanziale l’organizzazione sociale/economica di piccoli-medi racket operanti su vari settori di illegalità. I campi servono ai roma come spesso le prigioni servono ai delinquenti: come scuola del crimine. Non bastasse, i campi rom sono la discarica non solo delle coscienze “buone” ma anche dei buoni affari degli italiani-italianissimi che ci mangiano sopra. Mafia Capitale insegna alla grande. In piccolo qualcosa insegna anche la vicenda di Settimo Torinese dove un residence di proprietà di un dirigente della locale Lega Nord era la sede sia della Lega appunto che di alcune prostitute rumene che lì esercitavano. Il leghista chiamato in causa dice che non ne sapeva nulla, ovviamente. Un leghista, diciamo, sfortunato. Vogliamo scommettere che al bar o in sede quel leghista dice e giura che le prostitute romene lui le “spianerebbe” dalla strada?

I campi rom sono lager in miniatura per i rom, luoghi di malaffare per chi ci specula sopra, fonte di razzismo per chi ancora razzista non è o non vorrebbe esserlo. I campi rom sono esempio di pessimo governo, di cultura confusa ed esitante. I campi rom sono la rappresentazione più plastica di una falsa coscienza falsamente progressista che non esclude e non discrimina i nomadi, infatti li getta tutti nei campi immondizia, nelle discariche sociali.

Chiudere i campi rom non è razzismo. E’ chiudere focolai di contagio razzista. Chiuderli non vuol dire spianare e radere al suolo, quello abbiamo visto cosa significa. Chiudere i campi rom però vuol dire non spaventarsi e fermarsi se qualcuno grida alla “deportazione”. Chiuderli vuol dire spendere soldi pubblici per risanare le zone (ma come farà a risanare un paese che non è in grado di risanare neanche i centri storici delle sue città..?). E spendere soldi pubblici, sì i soldi delle tasse, per obbligare chi vive nei campi a vivere in abitazioni povere ma decenti. Obbligare a condizioni civili di coesistenza civile, sì obbligare. Chiudere vuol dire pagare il realistico prezzo perché chiuso un campo qua non se ne riapra un altro là, che è stata la politica concreta applicata da anni e anni dai governi e Comuni di destra, centro e sinistra, compresi quelli con la Lega dentro. Oppure li si può “spianare” i rom e i campi. Prima a parole e poi, potendo, trovando dei luoghi ad hoc dove “spianarli”. Che è quel che pensano e dicono e farebbero Salvini e tanti con lui. Aver paura di capire quello che dicono e vogliono non è proprio una grande idea, eppure è la più diffusa.