Anche Monti è fatto di latta, gli intronati da campagna elettorale H24

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 21 Febbraio 2013 - 14:37| Aggiornato il 22 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Anche Mario Monti è fatto di latta ed è questa l’ultima cattiva notizia dell’ultimo mercoledì di una pessima campagna elettorale. L’Uomo di latta va a far galleria insieme al Bugiardo al cortisone, all’Allegro aspirante boia, a Manettik, a Pezzo di carta…pesta e a Smacchia e aggiusta. Sono questi gli aspiranti premier, sono questi gli specchi fedeli che rimandano altrettanto fedeli immagini dell’Italia come davvero è.

L’ultima… non illusione, l’ultimo equivoco è caduto a seguito di una catena di micro eventi da campagna elettorale. Micro eventi, ma tali da mostrarci che Monti, più di quel che in realtà è, proprio non può essere. Il “mercoledì della Merkel”, chiamiamolo così per capirci, ha mostrato un Monti intronato, intronato da campagna elettorale. Comincia al mattino Monti, comincia al mattino ad incartarsi e a premere a vuoto sull’acceleratore delle parole senza innestare la frizione, né quella a pedale né quella automatica. Fa vrumm…vrumm e fa solo fumo dallo scappamento. Monti vuol essere arguto, vuol dire che c’è un paradosso di cui gli italiani dovrebbero accorgersi, quello della Merkel, che è centro destra europeo, che non può tifare per la vittoria in Italia di Berlusconi, che sarebbe il centro destra italiano. Evidenziando il paradosso Monti vuole segnalare al paese che Berlusconi è considerato guaio e sciagura anche da governi e partiti della destra conservatrice in Europa. Vuol dire che Berlusconi non è né la Merkel e neanche Cameron e neanche Rajoy, vuol dire che Berlusconi è Le Pen.

Se si leggono tutte intere le frasi che Monti pronuncia prima al mattino e poi a mezza sera da Sky è evidente che questo e non altro vuol dire. Ma vuole essere cool nell’eloquio e si infila in un giro pazzesco e impazzito, di fatto dice che: la Merkel, crede, non si augura un governo di sinistra in Italia perché lei di sinistra non è, dovrebbe augurarsi un governo di centro destra la Merkel, ma non può perché c’è Berlusconi, visto che paradosso? Nessun dubbio che questo sofisticato paradosso esista e lotti insieme, anzi contro di noi. Però subito di paradosso se ne staglia imponente e clamoroso un altro: a mesi dalla sua “salita in campo” e a settimane inoltrate di campagna elettorale Monti non ha ancora capito come funziona la comunicazione, come funzionano giornali e tv, come funziona la pubblica opinione e quindi anche come funziona la politica, mala o buona che sia.

Uno non può non sapere che nessun elemento della comunicazione di massa si arrampicherà con lui sulle pareti del “paradosso Merkel che non può tifare per Berlusconi”. Monti non può non sapere che se dice: “Credo che la Merkel non avrebbe interesse ad un governo in Italia della sinistra” questo diventerà per tutti i giornali e le televisioni e anche per gran parte degli elettori il titolo e la nozione “Monti dice che la Merkel non vuole Bersani”. Con corollario di: Monti vuol sapere che la Merkel vorrebbe Monti. Uno che fa politica, uno che dovrebbe fare il leader, anzi quasi lo statista non può ignorare i fondamentali del mondo in cui ha deciso di vivere e che dovrebbe andare niente meno che a governare. Una persona colta di politica e di gestione delle cose e delle scienze umane deve sapere come si formano i “fatti” della percezione comune e di massa. Se non lo sa, se mostra di non saperlo, evidenzia un suo handicap. Handicap nei “fondamentali”.

E Monti ha mostrato con tutta evidenza questo handicap, questo non capire come funziona e come si fa politica. Ha mostrato di essere un professore paracadutato in una cattedra non sua. Anche un bambino della politica sa che quelli saranno i titoli, che nessuno seguirà il paradosso, che quelle parole pronunciate saranno in brevissima sequenza solo guai e danni inflitti a se stesso. Ha un solo alibi il Monti del “mercoledì della Merkel”: era, è totalmente intronato da una campagna elettorale H24 su tutte le televisioni. Monti a parte, qualcosa andrebbe pensato su questa campagna elettorale nella quale i grandi network e anche le piccolissime emittenti, insomma tutti, con la complicità se si sa se attiva o coatta dei politici, hanno scelto di farli parlare sei, otto, dieci volte al giorno tutti i giorni in una giostra che gira e gira sempre ripetendo lo stesso giro.

L’effetto è la produzione di indistinto e gigantesco rumore, alto rumore di fondo che induce sordità proprio a quel rumore. Come quando lavorate in una strada molto, troppo trafficata, alla fine non li sentite, non li distinguete più i rumori del traffico. Fuori di metafora, i vari Berlusconi, Bersani, Monti, Ingroia ripetono in media otto volte al giorno le stesse frasi e nessuno sente più, più distingue cosa dicono. Loro stessi non si sentono più, si “ascoltano” solo nel mondo artificiale delle agenzie di stampa e home page che riportano e sintetizzano in titoli ciò che non hanno detto eppur hanno pronunciato. Un esempio? Tutti titolavano su “Monti, la Merkel non vuole Bersani” il pomeriggio dello stesso giorno nel cui mattino tutti avevano titolato: “Monti pronto alla grande coalizione”. Di questo effetto sordità potrebbero accorgersi nelle tv e nei giornali, visto che tra l’altro azzera o quasi gli ascolti. E dovrebbero occuparsi nella politica visto che di fatto silenzia i leader che parlano otto volte al giorno. Dovrebbero ricordarsi che un leader, se è tale, in campagna elettorale parla due/tre volte a settimana. Fuor di campagna elettorale una volta al mese è già troppo. Dovrebbero saperlo i professionisti della politica e della comunicazione, Beppe Grillo lo sa o almeno lo intuisce alla grande. Non va in televisione non perché preferisce il web e le piazze, non ci va perché in tv alla decima volta nessuno ti ascolta più.

Monti a parte…Ma è di Monti che stavamo parlando e Monti in una campagna elettorale che “introna” tutti, protagonisti e pubblico, appare, anzi è il più intronato. La gaffe, l’autogol, l’incidente della Merkel ne sono la prova. Prova che legittima, rafforza una sensazione, quella che non sia il suo di mestiere, quello della politica. Troppe occasioni perse per uno che dovrebbe essere un leader, troppe occasioni sprecate forse addirittura non viste dal febbraio 2012. Pensioni e Imu, Italia salvata. Bene, grazie. Nonostante tre italiani su quattro gli rimproverino di averli salvati dai guai, fino a che sono Imu e pensioni  Monti fa il dover suo e il nostro interesse. Ma poi tutto, proprio tutto finisce lì. Non riforma nulla, non taglia nulla. La Pubblica Amministrazione gli resiste con grande successo e facilità e così anche al spesa pubblica che lo dribbla come un principiante.

Monti non vede che se doveva mettersi a fare politica lo doveva fare contro i partiti e non carezzandoli per 12 mesi e mezzo dei suoi 13 di governo. Non vede che l’occasione erano Pdl e Pd che bocciavano il taglio dell’Irpef per non mollare un euro di spesa pubblica, non vede e si fa riscrivere da capo a piedi la legge di stabilità proprio da Pdl e Pd. Non vede, non sa, sbaglia i tempi e la misura. La politica non è il suo mestiere, ma alla mancanza di mestiere si può sopperire con la determinazione, l’azzardo calcolato, il coraggio non del beau geste ma della rottura vera e dura con l’equilibrio che c’è. Ora sappiamo che Mario Monti non è l’uomo di ferro, rugginoso ma carro armato, che spacca e spezza in due la storia del paese. E’ uno che ha dato una mano, una esperta e utile mano. Ma che, come gli altri, come gli uomini e le donne della nostra politica, del nostro ceto dirigente, della nostra società detta civile, dei nostri movimenti politici ed elettorali, è uno che è fatto anche lui di latta. Brilla, riluce, contiene, serve. Ma si ammacca facile e sulla e con la latta non ci costruisci un’altra casa.

Per cui non ci resta che scegliere tra l’Allegro aspirante boia che già ostenta ghigliottina e sapona la forca, oppure il Bugiardo al Cortisone che gonfia l’otre bucato dei trucchi, oppure Manettik che sogna l’articolo 41 ter e quater cioè lo Stato in galera per mafia, oppure Pezzo di Carta…pesta quello che l’umana compassione definisce oggi il “matto” nel mazzo di carte non osando dire lui davvero che gli occorre andar da uno bravo…di dottore, oppure appunto L’Uomo di Latta o ancora Smacchia e Aggiusta sapendo che nel caso dovreno accontentarci dello smacchia, che non è poco, ma che l’aggiusta proprio non arriverà.