Cosentino: “Non cercavo immunità”. E quando si fece assolvere dalla Camera?

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 23 Gennaio 2013 - 14:18| Aggiornato il 17 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Comodamente seduto davanti a un telegiornale ascolto Nicola Cosentino che dice alla stampa presente, pigiata e stressata: “Ho cercato la candidatura, fino all’ultimo. Ma non per cercare l’immunità. L’avessi voluta, l’immunità, avrei accettare di candidarmi con quei partiti che mi offrivano di essere in lista. E comunque io non baratto l’immunità con la dignità, la dignità vale più dell’immunità”.

Non posso fare a meno di rivolgere la domanda: ma Cosentino, questo Cosentino, è lo stesso che pochi mesi fa accettava e come l’immunità, lo stesso che si faceva assolvere dalla Camera, lo stesso che pochi mesi fa la dignità era importante ma l’immunità veniva prima? Perché Cosentino non disse allora in tutte le forme possibili e a voce altissima che rinunciava all’immunità perché preferiva la dignità?

A chi la rivolgo questa domanda? A me stesso perché sto comodamente seduto davanti a un telegiornale mentre la stampa che era lì, davanti e in faccia a Cosentino, una stampa pigiata dalla calca e stressata dall’attesa, una stampa che sta scomoda, quella domanda, questa domanda a Cosentino non gliela fa. Eppure era facile facile, veniva subito in mente: Scusi, onorevole, ricorda la gioia, le strette di mano, gli abbracci di giubilo per quel voto alla Camera che sanciva la sua immunità? Se non  la voleva, se non era il suo obiettivo, se, come dice oggi, questa immunità faceva ombra alla sua dignità, perché non lo disse allora, non lo fece sapere al Pdl che preferiva non votasse in aula per la sua immunità?

Facile facile ma la domanda me la faccio sconsolatamente da solo, la stampa sul posto l’ha ritenuta superflua o le è venuta in mente alla stampa sul luogo o non le è venuta in corpo, o forse le domande in quella sala d’albergo non si potevano fare, erano vietate. Forse Cosentino aveva imposto il nessuna domanda? Anche questa è una bella domanda. Come l’altra, anch’essa ovvia, anch’essa muta: Scusi, onorevole, quali altre liste le hanno offerto la candidatura? Sarebbe stato istruttivo saperlo, sapere se ce n’era un’altra oltre a Grande Sud oppure se Cosentino bluffava, era così facile andare “a vedere”.

Il Cosentino che il telegiornale mi mostra esente da domande della stampa presente, pigiata e stressata lo sento esporre questa logica equazione: “Ma che clan sarebbe quello di cui sarei il referente, un clan di fessi se accetta che io non sia più prima sottosegretario, poi coordinatore del Pdl campano, quindi parlamentare…”. Equazione alquanto illogica, ma prendiamola per buona e, se la prendiamo per tale, funziona anche all’incontrario: un clan che ha per anni un sottosegretario al governo, un coordinatore del Pdl in Campania e un parlamentare come referente non è un clan di fessi.

Ma la stampa presente, pigiata e stressata non ha voglia e tempo di soppesare e invertire equazioni, è andata a segno e in visibilio quando Cosentino ha, come dice il telegiornale, “stoccato” Alfano “perdente di successo”. Il titolo c’è, la dichiarazione pure, il “vivo” cioè il filmato in tv pure, per oggi siamo a posto. Domande, memoria sull’appena ieri, consecutio logica di quanto quel Cosentino va dicendo? Roba per gente che se ne sta seduta comoda e ha tempo da perdere, la stampa presente, pigiata e stressata, stava, come si dice a Roma, “a lavora”, a lavorare. Ah, ecco.