Olio di ricino, quelli che… non è violenza e la causa in fondo è giusta

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 1 Dicembre 2017 - 14:35 OLTRE 6 MESI FA
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Gli skinhead che hanno fatto irruzione a Como (foto Ansa)

ROMA – Olio di ricino è l’immagine vera, l’esatto concetto di ciò che i naziskin hanno fatto ingurgitare ai pro migranti e immigrati. Ingurgitare, non ascoltare. Si ascolta da pari a pari. Si ingurgita da sottomessi. E basta guardarlo il video per vederla netta e realizzata la sottomissione. I “traditori della patria e della razza” in basso, seduti, inchiodati alle sedie e al tavolo, a capo quasi chino. I guardiani della patria e della razza in piedi, disposti a circolo che nessuno sfugga. Posizione di riposo dei parà, la scena e la scenografia di una sottomissione.

E di una sottomissione anche la sostanza: uno che legge un proclama, i suoi che vigilano entri nelle orecchie di quelli obbligati a sentire. Una scena, una modalità, una sostanza da lezione impartita ai nemici. Nemici interni, traditori. Lezione che deve essere ricordata, insomma l’olio di ricino versione 2.017. Diverso come forma ma identico nella sostanza all’olio di ricino che veniva impartito un secolo fa. Lo si faceva ingurgitare a forza al nemico interno, al traditore e questo se ne ricordava eccome perché poi era diarrea. Diarrea per un paio di giorni e paura per sempre.

Olio di ricino sono andati i pelle di nazista a far ingurgitare a quelli che “aiutano l’invasione straniera” distribuendo cappotti, sacchi a pelo, cibo e medicine alle orde dei “non popoli”.

Ma c’è chi dice, qui e oggi, che l’olio di ricino insomma mica è violenza. C’è chi gentilmente chiama l’olio di ricino impartito dalla squadra d’azione “intimidazione”. Quale grazioso e gentile uso del vocabolario. Intimidazione è mettere un po’ di spavento, mica è vera violenza.

C’è anche chi rileva un po’ corrucciato che “entrare non invitati a casa d’altri non è elegante”. Elegante, capite? Ma su, insomma, si tratta di maleducazione, magari maleducazione civile. Ma nulla davvero di più.

Sono gli stessi, proprio gli stessi, che fosse entrato un manifestante avverso in casa loro avrebbero gridato alla morte della democrazia, alla copertura del governo della efferata violenza contro di loro, alla libertà soffocata. Proprio loro. Quando è capitato loro molto di meno e molto di diverso da quanto imposto dalla squadra di pelle di nazista è proprio quello che hanno fatto, hanno gridato alla libertà stuprata e allo Stato complice delle scempio.

Adesso però ne fanno una questione di educazione, al massimo intimidazione. Ma come son attenti e prudenti a smorzare, sopire, comprendere, giustificare.

Sì, perché quelli che olio di ricino non è violenza aggiungono anche che, in fondo, la causa è giusta. La causa dell’opporsi all’invasione, la causa santa dell’anti immigrati e basta coi neri e pure gli slavi e traditore infame chi dà loro da mangiare è causa santa e giusta. Altro che giustificazione, questa è benedizione per i pelle di nazista. Parafrasando una celebre espressione di decenni passati, i naziskin sono “camerati che sbagliano”. Ma camerati di una causa comune. Comune e più grande. Così la pensano e la dicono quelli che non è violenza, al massimo intimidazione e che non è elegante entrare in casa d’altri non invitati ma mica sono questi i problemi d’Italia.

E quelli così non sono due o duecento o duemila. Sono tanti, tantissimi. Hanno leader politici, partiti e giornali e giornalisti. E consenso.

Così stiamo messi. Anzi perfino un po’ peggio. Tocca anche sentire oltre a quelli che non è violenza, anche quelli che “è ridicolo farne un problema, ridicolo che le vecchie caste della vecchia politica ne discutano e litighino”. Perdonare, evangelicamente perdonare chi dice così perché non sa quel che dice? Troppo buonismo.

Ultimo ma non ultimo: la squadra in azione pelle di nazista andando via dalla postazione nemica conquistata e lasciando i traditori umiliati e battuti, ha lanciato una frase, ovviamente sui social. La frase suona più o meno così: “lo scontro lo rifiutate sempre, non reggete nemmeno il confronto”. Per loro, si è detto, il confronto è io parlo in piedi, tu ascolti in ginocchio e in silenzio. E ingurgiti quel che dico.

Ma torniamo alla prima parte: “lo scontro lo rifiutate sempre”. Non hanno tutti i torti qui i pelle di nazista. Lo scontro spesso, quasi sempre è tribalità, inciviltà. Quasi sempre. Talvolta nella storia e nella politica e nella civiltà lo scontro però cambia la sua natura. Sarebbe quindi il caso di smentire, almeno qua e là, ogni tanto s’intende, la squadra naziskin su questo punto. In fondo i loro bisnonni politici un secolo fa e anche i loro nonni e padri politici mezzo secolo fa, ogni volta che, le poche volte che gli altri accettarono lo scontro, quasi sempre scapparono come lepri, lepri in camicia o bomber neri.