Pd al 20% e lo stanno finendo. Finocchiaro style: dissolvi senza cupio

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 22 Maggio 2013 - 13:27 OLTRE 6 MESI FA
finocchiaro

Anna Finocchiaro (LaPresse)

ROMA – Sul Corriere della Sera leggi che dentro il Pd si scambiano carbonari sondaggi che danno il partito una spanna sopra e una spanna sotto…il 20 per cento! Se respiri, annusi l’aria elettorale di Roma che domenica vota hai l’epidermica sensazione di una conferma: il malato è grave, quasi terminale. Ma niente paura: ci sono dei medici pietosi che stanno accorrendo, anzi sono già in casa. Accorrono, intervengono, si fanno carico di finirlo il malato, il Pd. Un paio di iniezioni a settimana di metodo Finocchiaro e quanto vuoi che possa continuare a soffrire il Pd? Finocchiaro style ed Epifani muto e metodo Bersani che ancora germoglia e Franceschini impagliato e ancora e ancora e ancora…lo stanno finendo il Pd, quelli del Pd.

Per mettere insieme l’accoppiata legge sui partiti che se non la rispettano non possono presentarsi alle elezioni e il vorrei, tanto vorrei ma adesso proprio non posso vietare per legge a Berlusconi di candidarsi alle elezioni, per mettere in campo questo duetto ci vuole per prima cosa sagacia politica.

La prima proposta, quella di escludere dalle elezioni chi non ha la “patente” di partito, ha possibilità di essere approvata diciamo meno mille. Quindi ognun vede come valga la pena di affrontare contraccolpi e dissensi in cambio di questo praticabilissimo obiettivo. La seconda, quella di dichiarare ineleggibile uno eletto da venti anni, tuttora votato da quasi nove milioni di italiani, più volte presidente del Consiglio, finalmente assegna carne e ossa alla fin qui astratta filosofia del “se mio nonno avesse cinque palle sarebbe un flipper”. Ognun vede come Berlusconi dichiarato ineleggibile sparirebbe per questo dalla politica, dalla faccia della terra e sparirebbero quindi i voti e il consenso che raccoglie. Ci vuole dunque sagacia politica nell’aprire “i due fronti”. Non è da tutti aprire una guerra sul fronte occidentale su quello orientale contemporaneamente sapendo che perderai truppe, mezzi e battaglie sia ad est che ad ovest.

Ma la sagacia non basta, ci vuole altro per realizzare la performance che il metodo Finocchiaro impone come standard di qualità. Ci vuole…non il “genio” cui fa riferimento Berlusconi. Berlusconi usa il termine “genio” per prendere per i fondelli il “genio” appunto che mumble mumble sopra ci pensa e poi squalifica per le elezioni sia Berlusconi che M5S e così più o meno corre da solo. Berlusconi lavora di paradosso: come se nel Pd ci fosse un “genio” alla ricerca della pietra filosofale, un “genio” del “ti piace vincere facile?”. Non è così, per la performance del metodo Finocchiaro ci vuole non il “genio” ma il cupio dissolvi, anzi il dissolvi senza nemmeno il cupio.

E’ l’unica, l’unica spiegazione. Dicesi cupio dissolvi il piacere, la voglia, la brama di smontare, distruggere, annullare. E’ una modalità ricorrente dell’animo umano, talvolta investe anche i corpi politici. Ma nel caso del Pd, nel metodo Finocchiaro, non si intravede neanche la cupa grandezza della brama, della voglia, del piacere dell’autodistruzione. C’è solo il mediocre, burocratico, presuntuoso, sistematico e ottuso far danno a se stessi. Il dissolvi senza cupio, la mutazione triste e trista del metodo Tafazzi. Questi si bastonava allegramente gli attributi, il metodo Finocchiaro segue invece le orme e prevede la stessa fenomenologia del marito che per far dispetto alla moglie…

Tragica, null’altro che tragica è la piccola storia della legge da fare perché ogni partito abbia la “patente” in regola. Nasce nel,a testa di Bersani o almeno è lui che per primo ne parla come più completa e migliore proposta. Più completa e migliore rispetto a cosa? Rispetto all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Perché è qui che nasce “l’ideona”. Grillo e Renzi, Renzi e Grillo chiedono, pretendono, invocano il basta soldi pubblici ai partiti? E noi gli diciamo: soldi solo ai partiti in regola e trasparenti. La lunga vista delle talpe è allora che adocchia, inquadra la “soluzione”: una legge per dare ai partiti le credenziali, le buone referenze per prenderli i soldi pubblici. Tragico che un protagonista della vita politica e pubblica possa pensare che, qui e oggi, questa sia la risposta più completa e migliore al basta al finanziamento pubblico ai partiti.

E solo tragedia, null’altro che autentica tragedia è continuino a pensarlo. Il metodo Finocchiaro non vuole e non cerca di escludere M5S dalle elezioni, il metodo Finocchiaro di questo inconveniente che si chiama realtà non ha grande percezione. Loro volevano e vogliono salvare il finanziamento buono di soldi pubblici ai partiti in regola e tirare un calcio agli stinchi a Grillo e Renzi, a Renzi e Grillo. E lo fanno senza percepire che, qui e oggi, nessuno è con loro sulla storia dei soldi ai partiti e che per tirar calci bisogna avere muscoli e loro oggi hanno a fatica l’uso pieno delle gambe.

Tragicomica è poi la tarantella intorno alla ineleggibilità di Berlusconi. Danzano quelli del Pd indicando l’angolo, la mossa cui bramano ma che non possono raggiungere: il cancelliamolo Berlusconi. E si atteggiano a responsabili riluttanti, la peggior figura retorica, etica e politica che si possa incarnare.

Tragico e tragicomico disporsi, offrirsi, organizzare la perdita di consensi a destra perché ci si mostra come i vogliosi di far fuori Berlusconi non più neanche con le sentenze ma direttamente con i cavilli e di consensi a sinistra perché si lavora da azzeccagarbugli a far dispetto a Grillo. Per non farsi mancare nulla, si ottiene anche un calo di affidabilità al centro con la mai sopita guerriglia anti Renzi. E tutto contemporaneamente.

Finocchiaro style perché, anche se non è elegante, è bene personalizzare. Anna Finocchiaro è stata in predicato per la presidenza di una delle due Camere, il suo nome è stato speso per la presidenza del Consiglio e anche per il Quirinale. E anche per la segreteria del Pd. Anna Finocchiaro che ha dato del “miserabile” a Renzi perché Renzi si era permesso di far notare che l’immagine della pluri candidata a tutto era un po’ sgualcita da quelle foto della scorta che porta il carrello all’Ikea. Anna Finocchiaro e molti altri, giovani compresi, fino ai Pippo Civati e alle Laura Puppato. Altro che rimpianger Palmiro Togliatti e Enrico Berlinguer e Luciano Lama. Qui è già l’ora di rimpiangere eccome Walter Veltroni e, se continua così, anche massimo D’Alema sarà fonte di inesauribile e inconsolabile nostalgia.

Lo stanno finendo il Pd, o stanno finendo da dentro. Per insipienza combinata ad arroganza burocratica senza nemmeno riuscire ad essere arroganza di potere. Per acida e inacidita rivalsa verso il mondo che li fa scendere. Per tremedonda e insieme spocchiosa incapacità di volere alcunché: già c’è voglia di far slittare il congresso da ottobre-novembre a gennaio-febbraio. Bolliti e mai fuori del carrello: questa è la linea. Che Renzi, se ne ha voglia e capacità, si muova: tra un po’ non resterà più nulla da votare per un elettore di sinistra riformista. L’Opa ostile al Pd è già in atto e la si vede nella “foto-Fiom”: Vendola, Landini, Strada, Rodotà. E’ offerta pubblica di acquisizione voti che lavora dentro e fuori il Pd, da dentro e da fuori lo smonta. Poi c’è M5S  e Grillo che il Pd lo provoca e soffoca al tempo stesso. E il Finocchiaro metodo che il Pd lo sta finendo. Venti per cento? Neanche malissimo in queste condizioni.

Post Scriptum: una legge qualunque legge che introduca l’obbligo, sia sottolineato due volte obbligo, delle primarie e della parità di genere per ogni partito politico è una legge autoritaria nell’ispirazione e nella cultura. Primarie per le candidature e parità di genere  nelle liste sono in linea di massima buone, anzi ottime cose. Ma devono essere libere scelte. Libere soprattutto per chi fa politica e mette insieme un partito. E se c’è un partito che non vuole fare primarie e non vuole fare liste uomo-donna-donna-uomo perché non ci crede o anzi è contrario, che si fa, gli si vietano le elezioni? E se le primarie oggi utili domani si mostrassero inutili o dannose (la storia e la società mutano) che si fa? E se la parità di genere che oggi libera un diritto, quello femminile ad essere rappresentate, domani diventasse una gabbia che imprigiona con “corporative” sbarre, che si fa? Si fa, si deve fare che ognuno si fa un partito, un movimento come vuole, in libertà. Nessuna legge può obbligare ad essere buoni quando, è il caso della politica e delle elezioni, ci si divide e ci si conta proprio su cosa voglia dire essere buoni.