Pd, Pdl, M5S: carestia di democratici nel sabato del villaggio

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 11 Maggio 2013 - 12:23 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi (Foto Lapresse)

ROMA – C’è una regola, c’è un connotato, c’è un’utilità della democrazia: il Pdl regolarmente la viola, lo stravolge, la vanifica. Anche questo sabato. Il sabato in cui il Pdl mobilita e si prepara a mostrare al paese tutto la sua popolare e condivisa ignoranza e indifferenza rispetto alla democrazia.

Democrazia che non è solo che ognun la pensa come gli pare ed è libero di farlo. Democrazia è quando c’è uno Stato che ti garantisce di poter pensare come ti pare e ti protegge se questo dà fastidio a qualcun altro. Come nel gioco del calcio, rigore non è quando viene commesso il fallo in area, rigore è quando arbitro fischia. Democrazia è quando lo Stato ti garantisce in maniera attiva l’esercizio della libertà politica e civile.

Ma perché lo Stato possa fare questo lavoro essenziale alla democrazia, perché l’arbitro possa fischiare il rigore, occorre che ci sia l’arbitro. E che l’arbitro non venga indicato come il nemico dalle squadre in campo. Fuor di metafora: la democrazia è quella cosa che istituendo gli arbitri impedisce che il conflitto tra le parti diventi guerra civile. O l’arbitro o la rissa. O i Tribunali e le loro sentenze oppure la rissa sociale e civile.

Il Pdl, e non solo lui, hanno prodotto un paese in cui la sentenza del Tribunale è “giusta” e accettabile solo se ti dà ragione, altrimenti è “sbagliata” e intollerabile. Secondo questo canone anti democratico si comportano milioni di cittadini. A seguito di una pedagogia incivile impartita dal berlusconismo ma non solo da Berlusconi. Un guasto pesante alla democrazia che ha assottigliato di molto il numero dei democratici reali nel paese.

In piena coerenza e al massimo del suo splendore questa anti democratica idea del rifiuto dell’arbitro e dei Tribunali si ammassa e si addensa in questo sabato. Convocati per lunedì i gruppi parlamentari del Pdl a Milano per assediare, forse anche di fatto e non solo simbolicamente, la Boccassini che fa requisitoria al processo Ruby. In piazza oggi a Brescia il Pdl per urlare al cielo e al mondo che solo magistrati cattivi e politicizzati possono condannare Berlusconi. E domani la docu fiction di Berlusconi pro Berlusconi su Canale 5, come quelle di Michele Santoro ma alla rovescia. Una tre giorni per dire e mostrare e demolire la regola, il connotato, l’utilità della democrazia: quella dell’arbitro, del Tribunale, della Giustizia che impedisce la guerra sociale e civile, la rissa delle tribù.

C’è oggi e c’è sempre stato ricorrente nella storia italiana e non solo il “Vaffa” alla democrazia. Sì, Beppe Grillo, il MoVimento, M5S. Ma come, quelli sono i più democratici, sono il luogo dove addirittura “uno vale uno”. Certo, uno vale uno. Ma solo e soltanto sei sei “uno” dei loro. Altrimenti sei morto, zombie, cadavere, sotto uomo, sotto uno. Altrimenti se non sei uno dei loro non sei niente, neanche zero. Infatti è “golpe”, colpo di Stato nella visione di Grillo tutto ciò che non assegni il governo degli uomini e delle cose al MoVimento, cioè al 25% circa degli elettori.

La democrazia predicata come governo del popolo là dove l’unico vero popolo è il mio, quello che io riconosco come tale mentre gli altri sono o infami o corrotti o non ancora illuminati dalla verità e quindi ciechi, questa democrazia è sempre stata il boia della democrazia, quella cosa per cui quando si vota davvero “uno vale uno”. Uno, chiunque sia e qualunque cosa voti. C’è ampia, amplissima carestia di democratici nel democraticissimo MoVimento di Grillo. Anche nel sabato in cui il Gran Capo minaccia, parola sua, dossier e appostamenti sotto casa di chi non si adegua al Verbo e ripete la nenia lugubre sul colpo di Stato.

Democratici, ci sarebbe addirittura un partito che si chiama così: Partito Democratico. Decise di chiamarsi così, democratico. Perché mai? Perché voleva essere il partito, la cosa da votare, di e per tutti coloro che non erano conservatori, non avevano cultura e valori di destra. Un partito “democratico” un po’ come quello americano, altrimenti tanto valeva chiamarsi socialista o socialdemocratico. Democratico perché quelli di sinistra potevano certamente votarlo e viverlo come proprio, ma democratico perché non doveva essere tutta e solo la sinistra. Democratico perché votabile e vivibile da coloro che accettano il rischio del cambiamento, del riformismo.Riformismo, cioè cambiare le cose, non tenerle immobili. Riformismo democratico, cioè cambiarle le cose con equità e, se possibile, a vantaggio dei meno garantiti e privilegiati. Democratico infine e non socialista perché consapevole che la ricchezza occorre prima produrla e poi, solo poi, redistribuirla con equità e magari compensazione.

Il partito c’è e si chiama Pd e in questo sabato si sta scegliendo un segretario a…mesi. Poco più di un guardiano con contratto e mansioni a termine. Il Pd c’è, con tutti i suoi guai. Ma i democratici dentro quel partito, nel suo elettorato, nel paese, quelli disposti a correre il rischio delle riforme che cambiano non saranno pochini? C’è carestia di democratici, di riformisti democratici in un partito e in elettorato le cui aspirazioni sono di mettere in Cassa Integrazione l’intero paese, di tornare alla pensione a 60 anni e poco più. In un partito in cui l’idea di abbassare le tasse sul salario, già sulla busta paga e sul profitto d’impresa, roba vera e concreta, appare quasi blasfema. E in cui invece si salmodia su meno tasse ai redditi bassi, che sono spesso falsamente bassi.

C’è carenza se non carestia dei democratici in un partito pieno di animus cripto grillino. In un partito dove si grida: fuori i nomi dei 101 traditori che non hanno votato per Prodi! Eccoli i 101: non hanno votato per rodi quelli che non volevano la obbligata sequenza che sarebbe venuta dopo Prodi eletto presidente della Repubblica. Prodi al Quirinale, elezioni subito, Renzi candidato premier: chi non ha votato Prodi, i traditori, non volevano Renzi. Non tutti, alcuni non hanno votato Prodi come alla votazione precedente non avevano votato Franco Marini e invece avevano votato Stefano Rodotà. Eccoli i 101: quelli ch vlevano, sognavano un governo con Grillo o almeno con il placet di Grillo e quelli che tutto tranne che il partito a Renzi. Eccoli, i pro Grillo e gli anti Renzi: sono il cuore e l’anima mica solo dei parlamentari Pd, ma della gente, dell’elettorato Pd. Quello dove c’è carenza se non carestia di democratici riformisti.

Guglielmo Epifani segretario del Pd come rimettere Carletto Mazzone sulla panchina della Roma. Battuta acida e irrispettosa sia per Epifani e Mazzone ma battuta che fotografa la realtà. Al Pd serviva un Congresso qui, ora e subito. Un Congresso ce indicasse    al governo Letta cosa il Pd si aspetta dal governo. Poche e chiare cose: mento tasse sul lavoro e sul salario, nuova legge elettorale, meno soldi ai partiti, basta con le Province e affini e tanti saluti. Un Congresso che facesse suo il governo Letta con questo limitato e chiaro programma. Un Congresso che dicesse che nel 2014 si rivota e che il Pd ha un leader e un candidato premier. E un’idea, una voglia di rifare i connotati al paese. Non certo quella di Berlusconi, tanto meno quella di Grillo per il semplice e ottimo motivo che da quelle parti c’è carestia di democratici.

Ma carenza, astinenza e in fondo carestia dei democratici c’è anche purtroppo nel partito che democratico si dice e pure riformista e poi è nei fatti e nei voti il partito dei pensionati, della Pubblica Amministrazione così come è e vuole continuare ad essere, il partito dei talebani che nella scuola rifiutano ogni criterio e valutazione del merito, il partito che da troppi anni la questione salariale non la pone più e infatti gli operai non lo votano più. Al Pd serve e al paese servirebbe un partito democratico di giovane e viva gene democratica e non un partito di sinistra rinsecchito. Ma in questo sabato del villaggio italiano, in questo sabato che prepara anche la forse utile ma più probabilmente patetica mission in Abbazia del governo, in questo sabato dove il Pdl manifesta per la democrazia, Grillo denuncia il colpo di Stato contro la democrazia, il Partito Democratico elegge un nuovo segretario, in questo sabato ovunque ti giri c’è carestia di democratici.